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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Riflessi d'autore (a cura di Giovanna Russo)

Zoom immagine Dietro al furto di un raro
manoscritto si celano
insolute controversie
tra lo stato e la chiesa

di Rosina Madotta
Da Rizzoli un coinvolgente romanzo storico ambientato nel Medioevo,
intessuto con maestria dalla scrittrice amalgamando realtà e finzione


Quando la storia entra nella letteratura. Quando la finzione, scaturita da una penna magistrale, e i fatti storici si amalgamano insieme per ricostruire un’avventura ambientata nel Medioevo. Gli elementi che ne costituiscono l’intreccio sono, come per i migliori thriller d’autore, i giochi di potere, i tradimenti politici, i combattimenti, gli omicidi, le stregonerie e – a fare da sfondo – anche una passione amorosa. Il tutto è condito da una tecnica narrativa fluida, coinvolgente e senza imperfezioni che crea la giusta tensione nell’intreccio.

Rientra perfettamente nel genere del romanzo storico Il manoscritto dell’imperatore (Rizzoli, pp. 440, € 21,50) scritto da Valeria Montaldi, critica d’arte e giornalista milanese alla sua quarta pubblicazione letteraria d’una certa importanza.

 

Le miniature scomparse

La vicenda ha inizio a Parma nel febbraio del 1248, in uno scenario di guerra e devastazione: l’accampamento reale dell’imperatore Federico II di Svevia è preso d’assalto e distrutto. Il trattato sull’arte della falconeria scritto dal sovrano – bottino ambito da molti – è sottratto furtivamente dalle stanze reali. Il suo contenuto scientifico potrebbe incrinare i già flebili rapporti tra Federico e papa Innocenzo IV, portando addirittura al regnante l’accusa di eresia.

L’imperatore affida al suo spietato vicario, Ezzelino da Romano, l’incarico di riportargli le miniature a tutti i costi e con ogni mezzo. L’opera è nelle mani di un mercante, Guidotto dal Canale ed Ezzelino, per recuperarla, interpella il suo luogotenente Gualdo da Margnano e il miniaturista francese Simone d’Aix. Le vicende portano i due uomini al castello di San Martino, nella campagna lodigiana, dove vive l’aristocratico Bonizzo – signore del castello e dei possedimenti circostanti – insieme alla psicolabile madre Bernarda, alla nipote Alisa, che è sotto la sua tutela, e a Matthew da Willingtham, precettore della ragazza.

Intanto Innocenzo IV, ormai a conoscenza dell’esistenza e del furto del trattato, è convinto che ancora una volta Federico abbia sfidato l’autorità del papato; pone, pertanto, il castello sotto assedio inviando un inquisitore per scoprire la verità. Una serie di violenze, torture e carneficine, perpetrate dalle guardie del papa, getta gli abitanti del castello sotto una cupola di terrore. Il trattato sembra scomparso, non si trova. Intanto Simone e Alisa si innamorano.

Sarà il destino e la natura a deciderne le sorti in un epilogo che coinvolgerà in una fine comune sia il documento, sia i protagonisti.

 

Gli elementi del romanzo

Il dualismo stato – chiesa, da secoli al centro del dibattito storico-culturale dell’Occidente, è il fulcro di un thriller d’altri tempi, miscelato al furto di un prezioso trattato miniato e a tutti gli altri elementi che rendono efficace la costruzione dell’intreccio. Il manoscritto è preziosissimo, non solo per le raffinate miniature, ma soprattutto per il contenuto che racchiude: la scienza e la natura sono in contrasto con la dottrina della chiesa guidata da Innocenzo IV. La scrittrice rende perfettamente scorrevoli e comprensibili al lettore avvenimenti noti solitamente attraverso i testi scolastici. Infatti, la vicenda, nata dalla fantasia dell’autrice, è perfettamente inserita nel contesto storico, il periodo compreso tra il 1248 e il 1249. Il tutto è arricchito dalla presenza di personaggi storici realmente vissuti – tra i quali per esempio, l’imperatore Federico II di Svevia, papa Innocenzo IV, Ezzelino da Romano, l’arcivescovo Leone da Perego – e da una scrupolosa descrizione degli ambienti, dei costumi, dello stile di vita condotto in quell’epoca dalla classe aristocratica e dai fittavoli delle terre demaniali. I luoghi dove si dipana la storia del manoscritto – Parma, Milano, Lodi e la campagna lodigiana, la Marca trevigiana, il castello di San Martino, i borghi medievali – sono accuratamente e fedelmente descritti.

Valeria Montaldi non è alle prime esperienze con le ricostruzioni storiche. Negli ultimi anni ha, di fatto, pubblicato altri tre romanzi storici tradotti anche per l’estero in diverse lingue straniere: Il mercante di lana nel 2001 e Il signore del falco nel 2003 per Piemme, Il monaco inglese nel 2006 per Rizzoli. Il filo conduttore di tutte le opere dell’autrice è un personaggio, il maestro Matthew da Willingtham, del quale si conoscono le vicende private romanzo dopo romanzo.

Molto apprezzata in campo letterario, Valeria Montaldi ha partecipato a diversi premi ottenendo vari riconoscimenti per le sue opere. Proprio con Il manoscritto dell’imperatore ha partecipato all’edizione 2010 del Premio letterario “Città di Tropea”.

 

 

Rosina Madotta


(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 37, settembre 2010)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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