Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
ANNO I, n° 0 - Agosto 2007
Sei in: Articolo




Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . ANNO I, n° 0 - Agosto 2007

Zoom immagine Papa Woityla
e i mass media:
che rapporto...

di Marco La Deda
Edito da Rai-Eri, un volume
ne ricostruisce le varie fasi.
Per comprenderne l’eredità


«Un’istituzione benedetta, questa televisione», parola di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla aveva sperimentato come la televisione gli permettesse non solo di essere visto e ascoltato da innumerevoli persone, allargando Piazza San Pietro fino ai confini del mondo, ma anche di porsi in ascolto e in dialogo con le comunità dei diversi continenti; vedeva la televisione anzitutto come alleata di un impegno di comunicazione per costruire comunione. E furono proprio i giornalisti e gli addetti ai lavori dei mass media i primi a capire che l’atteggiamento della chiesa nel mondo del villaggio globale non sarebbe stato più lo stesso. Un nuovo protagonista era salito alla ribalta e sarebbe stato un problema farlo scendere dal palcoscenico. Giovanni Paolo II e la televisione: quale ricezione, quale fedeltà, quale insegnamento, quali domande aperte? Questi e altri i quesiti affrontati nel volume Karol Wojtyla, un pontefice in diretta. Sfida e incanto nel rapporto tra Giovanni Paolo II e la tv. Atti del Convegno (Roma 6-7 aprile 2006) (Prefazione di Federico Lombardi, Rai-Eri, pp. XII-468, € 20,00) nel quale è stato ripercorso il cammino dell’esaltante ma complesso connubio tra papa Wojtyla e i media, con speciale riferimento alla televisione. La pubblicazione, terzo volume della collana di studi e ricerche sui media Zone, è stata curata da Giuseppe Mazza, docente di Teologia fondamentale e di Comunicazioni sociali presso il Centro interdisciplinare sulla Comunicazione sociale della Pontificia Università Gregoriana di Roma, ed è il frutto del convegno Evento religioso, evento televisivo: Giovanni Paolo II, svoltosi lo scorso aprile presso il medesimo ateneo. Alla stesura del libro, cui è allegato un dvd, hanno partecipato sessanta autori provenienti sia dal mondo accademico sia da quello dei media. La sezione di apertura ospita le interviste di papa Benedetto XVI e del cardinale Dziwisz su Giovanni Paolo II; segue immediatamente una sezione di messaggi in cui i vari rappresentanti delle istituzioni coinvolte nel convegno esprimono il proprio saluto. Già da queste prime battute emergono alcuni dei grandi temi svolti nel volume: il profondo rispetto di Giovanni Paolo II per i media e il riconoscimento, da parte di Wojtyla, di un «compito quasi sacro» del giornalista; l’«incanto della sofferenza» e la continuità di messaggio tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; il «reciproco incanto» tra il papa polacco e i media. La sezione intitolata Dal convegno agli Atti funge da cerniera tra la riflessione del convegno ed il volume, la cui sezione centrale, Eventi, format e linguaggi, è dedicata agli otto panels del convegno. Le tematiche ripercorrono il pontificato e incorniciano spazi ed eventi salienti del rapporto tra Wojtyla e i media. In conclusione troviamo una breve bibliografia ragionata. Il dvd che accompagna il libro contiene i reportage preparati per il congresso.

 

Un papa “registrato”

Il volume celebra il Wojtyla «“registrato” dalla televisione, accolto (o non accolto) – spiega il curatore – dalle telecamere, letto e riletto nelle estenuanti ma seguitissime dirette che hanno accompagnato eventi, riti solenni e “festive” ferialità che l’amato pontefice sapeva offrire con naturalezza disarmante all’occhio insaziabile dei media». Giovanni Paolo II è stato il papa delle comunicazioni: il papa «comunicativo e comunicato», capace cioè sia di “usare” gli strumenti a sua disposizione sia di fare di se stesso la migliore comunicazione. Infatti, nel corso del suo lungo pontificato, Giovanni Paolo II non solo ha comunicato con il mondo intero avvalendosi sic et simpliciter dei mass media ma, sperimentando l’azione combinata degli strumenti più moderni con il medium del viaggio fisico (sempre documentato audiovisivamente), ha anche messo il mondo in comunicazione. Sin dal primo giorno, papa Wojtyla ha offerto ai media un livello di accessibilità alle sue attività del tutto inedito nella storia del papato, mostrando piena fiducia nella loro capacità di far giungere il proprio messaggio fino agli estremi confini del pianeta. Tale volontà e fiducia di Giovanni Paolo II si è trasformata in precise decisioni quali, ad esempio, la creazione del Centro televisivo vaticano, una spinta mediatica che ha trasformato il papa in uno dei punti di riferimento della televisione globale. In tal modo, per più di vent’anni, televisione e Giovanni Paolo II hanno mantenuto un legame di collaborazione; quale altro leader – religioso o politico – è in grado di offrire un’audience  potenziale di oltre un miliardo di telespettatori sparsi nei cinque continenti? Una “alleanza strategica”, come la definisce Albert Sáez Casas, attraverso la quale «Giovanni Paolo II reintroduce il messaggio cattolico nella cultura popolare e la televisione globale si consolida come l’agorà> planetaria della seconda metà del Ventesimo secolo». Una presenza mediatica che, come sottolinea ancora Sáez Casas, è destinata però a restare tormentata tra due grandi linee di interpretazione, quella che considera il papa «un precursore nell’introduzione della spiritualità nell’universo televisivo e quella che lo considera responsabile di un esercizio di eccessiva banalizzazione e cosificazione dell’esperienza mistica della fede». Wojtyla è stato anche il primo papa sul web; nel 1998 ebbe a dire: «Il computer ha un poco cambiato il mondo e certamente la mia vita»; qualche anno dopo, nel 2002, il papa ha invitato la chiesa a fare un passo avanti verso le nuove tecnologie utilizzate nella comunicazione, in particolare verso internet. Lo ha fatto con il messaggio per la XXXVI Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, nel quale ha scritto che internet «offrendo informazioni e suscitando interesse […] rende possibile un primo incontro con il messaggio cristiano, in particolare ai giovani che sempre più ricorrono al ciberspazio quale finestra sul mondo». Ma Wojtyla non ha trasmesso il suo messaggio solo con le parole. Nessun papa ha saputo comunicare come lui, anche e soprattutto con il corpo: con quei segni densi, caldi, umani, che spesso hanno reso vane le parole, soppiantando il gesto della mediazione con una vivace, spontanea, coinvolgente mediazione del gesto. Certamente nessun uomo è stato ripreso quanto Giovanni Paolo II. Si tratta di una quantità enorme di materiale audiovisivo presente negli archivi anche perché la televisione non ha raccontato solo i momenti salienti del terzo pontificato più lungo della storia, ma ha anche documentato l’attività ordinaria del papa giorno dopo giorno. Wojtyla ha voluto affidare in diretta alla televisione tutto il valore del proprio messaggio profetico. Ma il senso mediatico del pontificato di Giovanni Paolo II non è finito il 2 aprile del 2005 con la diretta in mondovisione della sua morte e dei suoi funerali, continua ancora oggi. Lo dimostrano le produzioni televisive dedicate a Wojtyla che in Europa, e in particolare in Italia, hanno coinvolto e portato alla riflessione milioni di spettatori. Ed è proprio il mezzo televisivo che il “Papa delle moltitudini” ha usato per incontrare tutti e ciascuno. Giovanni Paolo II, ricorda Theo Eshetu, si è inserito nei meccanismi della televisione «come nessun’altra persona. Mediando tra cielo e terra, secondo la sua stessa missione, egli usò lo schermo televisivo per mediare tra se stesso e il pubblico. Egli stesso era il messaggio. Il suo reality non era uno show, e il pubblico lo aveva capito bene».

 

«Benedetta televisione»

Wojtyla ha inscritto nella storia dei pontificati un’indelebile innovazione, inscindibilmente legata alla rappresentazione mediale che ha gestito con un’innegabile e nuova sapienza, riportando la chiesa cattolica dentro il flusso mediatico, dentro la corrente delle notizie. Prima di questo papa le mura del Vaticano erano inespugnabili. Il suo atteggiamento personale e spontaneo ha in definitiva trainato la chiesa verso una nuova posizione nei confronti dei mezzi di comunicazione: chiesa e media, che prima sembravano nemici, ora non evidenziano più questa separazione. Giovanni Paolo II non è stato “ripreso” dai mass media, non ha avuto un atteggiamento passivo nei confronti di telecamere e microfoni. Sapeva benissimo cosa dire e come utilizzarli, perché è stato lui a usare i mezzi della comunicazione per raggiungere il prossimo in ogni angolo del mondo. In definitiva, si può dire che Giovanni Paolo II ha insegnato come comunicare attraverso i media, non con uno stile sensazionalista, ma nel rispetto delle verità e della dignità di tutti gli esseri umani. È stato autentico fino alla fine, era un “semplice” testimone e questa, solo questa, era la sua missione. Il volume vuole sottolineare questa grande lezione di autentica comunicazione che testimonia la vicinanza del papa al mondo intero e al mondo dei media. In particolare con la televisione, «benedetta televisione», parola di Giovanni Paolo II, primo papa “mediatico” della storia.

 

Marco La Deda

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 1, agosto 2007)

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT