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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 24, Agosto 2009

Zoom immagine Gli anni veloci dell’amore
tra sogni, attriti, speranze

di Roberta Santoro
È con questo romanzo intenso, targato Mondadori
che Carmine Abate ha vinto il Premio “Tropea” ’09


Non esiste un libro giusto o sbagliato per un singolo lettore, esistono libri giusti per un determinato momento, libri che sanno cogliere l’essenza di ciò che stiamo vivendo o di quello che abbiamo vissuto e che la rendono molto meglio di come sapremmo fare noi. Per questo sono libri giusti.

Carmine Abate è capace di tratteggiare perfettamente i problemi di un territorio, i conflitti di una generazione, i sogni per il futuro guidati da canzoni profonde, la storia di un amore. E tutto questo lo fa in un unico testo, Gli anni veloci (Mondadori, pp. 246, € 18,00).

Abate è uno scrittore arbëreshe, ovvero italo-albanese, che con la casa editrice milanese pubblica il suo sesto libro.

Il romanzo è ambientato nella Crotone degli anni Settanta, dove il ritmo è scandito dalle canzoni di Lucio Battisti e Rino Gaetano e, soprattutto, dagli anni della giovinezza dei due protagonisti che scorrono veloci come la lettura stessa del libro. Un andamento fluido e regolare che rapisce il lettore pagina dopo pagina: effetto solitamente peculiare del genere giallo e che, invece, nel libro di Abate si riscontra non per il ritmo martellante o per la costante tensione narrativa, ma perché sono le parole stesse e il loro piacevole sviluppo a calamitare l’attenzione di chi legge.

L’autore compie la coraggiosa scelta di accostare all’ostico dialetto calabrese – ostico per chi non è del Sud – canzoni che hanno accompagnato un’intera generazione di italiani e che crediamo continuino a farlo. Ne scaturisce un’accurata composizione linguistica che ci fa addentrare in un’atmosfera viva, pulsante, nella quale i personaggi, le loro storie ma anche il contesto in cui agiscono assumono fattezze reali, prendono vita davanti agli occhi del lettore; facendolo calare nel clima di quegli anni e soprattutto nella tipicità dei luoghi e della gente che li vive.

 

Durante e dopo gli «anni veloci»

I due protagonisti, Nicola e Anna, hanno quattordici anni quando per la prima volta si incontrano a Crotone. Nicola sogna di diventare un grande velocista come Pietro Mennea, il suo mito; il modello di Anna è invece Lucio Battisti, al quale scrive lunghe lettere in cui gli parla di sé, di quello che fa, inviandogli anche alcune sue poesie, che spera un giorno Battisti possa mettere in musica.

L’amore da parte di Nicola nasce subito, Anna invece ci metterà un po’ prima di vincere la sua ritrosia iniziale e cedere.

Vivranno assieme anni splendidi che, proprio per questa loro bellezza, saranno anche i più veloci, più difficili da dimenticare, anzi, non si faranno mai scordare. Ma veloci anche per il bisogno e la necessità di allontanarsi dalla Calabria, da una terra povera, senza futuro, in cui le migliori prospettive lavorative si riducono ad ottenere un posto alla Montecatini per respirarne i veleni. Una terra però perfino splendida, che fa da scenario naturale agli anni di questa storia d’amore.

«Quei giorni lasciavano alle spalle un brusio misterioso, simile al respiro concitato di un bacio. E io correvo verso il traguardo. Velocissimo. Innamorato. Desideroso di non fermarmi mai, Anna, di diventare adulto in fretta. Come se il futuro con te fosse un traguardo già raggiunto».

Anna però si trova, suo malgrado, a crescere più in fretta, a guardare al futuro con una tenacia che Nicola non riesce ad avere.

Quando i due si lasceranno non si vedranno più per quattordici anni, durante i quali, sotto false spoglie, l’amore in entrambi continuerà ancora a vivere. Ma sarà solo il 9 settembre 1998, quando la radio darà il triste annuncio della morte del cantautore Lucio Battisti, che Nicola avrà finalmente il coraggio di rincontrare Anna. Sospinto dal desiderio di confidarle un segreto che lo tormenta e che si porta dentro da troppi anni, non sa però che Anna porta dentro di sé un segreto molto più grande del suo e che potrebbe cangiare l’esistenza ad entrambi.

 

Fisionomia del romanzo

Interessante è il modo in cui Abate gioca con gli spazi temporali e come crei un parallelismo tra passato e presente che non risulta pesante o macchinoso, ma fortemente funzionale all’andamento stesso del romanzo, al suo naturale scorrere.

Nella storia tra i due giovani e nello scenario crotonese, Rino Gaetano è una figura amica di Anna e Nicola. Anche lui, con le sue canzoni, sarà depositario del ritmo che avvolge il romanzo. È lui, come Battisti, a fare da colonna sonora agli «anni veloci» di questo amore.

Non ci pare ardito paragonare il libro a I Malavoglia di Verga e non lo facciamo solo perché le vicende si svolgono alla luce del sole del Sud, ma anche per la plurivocalità del romanzo, che accosta alle voci dei due protagonisti i cori di personaggi che, seppur secondari, forniscono al libro una corporeità rara poiché ci conducono non solo nel vivo di un’epoca, ma anche nei luoghi di una particolare comunità. Inoltre non è certo da sottovalutare la scelta linguistica dello scrittore, che non si lascia intimorire dall’uso fluente del dialetto calabrese, riuscendo a contestualizzare le frasi in modo da rendere facile la lettura anche a lettori di tutt’altre parti d’Italia.

Infine, possiamo accomunare Abate a Verga anche, in parte, per il percorso vissuto. Lo scrittore siciliano lasciò il Sud per emigrare al Nord e proprio da lì, osservando con maggior distacco e nostalgia i “figli della sua terra”, riuscì a scrivere in maniera sublime di quei luoghi (la Sicilia contadina con la sua antica cultura fu, com’è noto, al centro del suo lavoro); così come una Crotone splendida – per il «mare scintillante su cui svetta la colonna di Hera Lacinia» – ed il modo di vivere della sua gente hanno costituito un profondo e forte scenario culturale per lo scrittore arbëreshe che oggi vive in Trentino.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 24, agosto 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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