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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno III, n. 22, Giugno 2009

Zoom immagine Paesaggi glaciali e tecnologie
nei versi di un poeta norvegese,
esponente della poesia moderna

di Roberta Santoro
Per la collana Le costellazioni sonore
una raccolta pubblicata da Inedition


Esponente della poesia moderna, il norvegese Rolf Jacobsen (1907-1994) nelle sue composizioni esplora spesso i temi della vita urbana: le problematiche ed i cambiamenti derivanti dalla tecnologia e le suggestioni naturalistiche, troppo spesso sacrificate in nome di un nuovo e sfrenato modo di vivere. La scrittura assume così una continua e rinnovata passione, in una perseverante meditazione rivolta al ritmo della vita moderna.

Corposo il suo elenco di pubblicazioni, le quali costituiscono un sempre più coerente percorso volto alla crescita interiore del poeta e al consolidamento delle proprie convinzioni. Inedition pubblica la prima traduzione italiana, curata da Randi Langen Moen e Christer Arkefors, della raccolta pubblicata nel 1985 Aperto di notte (Nattåpent, pp. 102, € 11,00), con testo originale a fronte. La prima raccolta di poesie, Jord og jern (Terra e ferro), è uscita nel 1933. In essa Jacobsen riflette sulla natura, sia quella agreste che quella urbana.

Nella sua raccolta successiva, Vrimmel (Folla di gente), che fu pubblicata nel 1935, il poeta rafforza le sue opinioni, parlando di forze maligne che porteranno a una catastrofe.

La terza raccolta, Fjerntog (Treni a lungo percorso), pubblicata nel 1951, sviluppa le suggestioni naturalistiche: «nessun tipo di natura, galattica o microscopica che sia – ma sempre grandiosa a modo suo –, risulta estranea all’occhio esaminatore del Poeta. Frequenti sono anche i contrasti proposti da Jacobsen: la bellezza della primavera rispetto al freddo dell’inverno ecc.».

 

Lezioni di geografia
La silloge Inedition permette di scoprire e riscoprire il poeta norvegese, attraverso la rivelazione del suo mondo interiore e dei paesaggi incantevoli e glaciali che caratterizzano la sua terra, dai quali egli attinge a piene mani.

I suoi versi, secondo i curatori dell’edizione, rappresentano «il modernismo scandinavo, in cui una caratteristica fondamentale è la libera forma poetica dal punto di vista della metrica. Fin dalla sua prima raccolta egli sposa tale modo d’espressione, caratterizzato dalla scarsità di rime. D’altra parte sono frequenti le assonanze e le consonanze».
Jacobsen è nettamente in opposizione rispetto alla cultura tecnologica. Seppur privato di quell’originaria bellezza, permane comunque nella sua poetica una sorta di amorevolezza verso il mondo. E sono proprio le suggestioni naturali, i viaggi mentali che si inerpicano attraverso le descrizioni dell’intero pianeta, che scorgiamo in Quando il sole splende sui cinesi (Lezione di geografia 1) e Lasciare stare (Lezione di geografia 2).

Anche questa poesia, come l’intera lirica jacobseniana, è finalizzata all’esplorazione di due mondi: quello esteriore, terreno, e il mondo interiore dell’uomo.

Fortemente attecchita alle suggestioni che genera la sua terra è invece la poesia Nord: «Guarda più spesso verso nord. // Vai controvento, avrai le guance più rosse. // Trova il sentiero scosceso. Seguilo. // Quello è più breve. // Il nord è il meglio. // Il cielo fiammeggiante dell’inverno, il miracolo / del sole della notte d’estate».

Sempre allo stesso filone si accosta II paese che è diverso, in cui in poeta indugia sulla situazione del suo paese, sulle sue peculiarità che ne definiscono la topografia; ne coglie i particolari più rilevanti come il suo orientamento verso nord e la sua lunghezza. La Norvegia rappresenta un luogo nel quale l’uomo, secondo Jacobsen, può entrare in perfetta simbiosi con la natura circostante.

Gli ultimi versi si riferiscono invece ad un periodo particolare della storia del paese scandinavo, quello che riguarda la Seconda guerra mondiale, quando la Resistenza norvegese contrastò il dominio dei tedeschi.

Dunque anche questa rappresenta una lezione, che però racchiude oltre alle nozioni di geografia anche quelle che trattano di storia, attribuendo alle tipicità del paesaggio norvegese la formazione del carattere degli stessi abitanti.

 

Juke-box

«Volume alto, / Break-dance, tamburi e trombe / tengono lontana l’angoscia. Fate chiasso. // Decolli di jet, juke-box, jam – jam / per pace e libertà. Eccentrico / fino in fondo». Estratto della poesia Jam – Jam, il brano descrive il bisogno, che spesso sentono i ragazzi più giovani, di farsi travolgere dai rumori più eterogenei, che vadano dalla musica “sparata” ad alto volume fino a quelli dei jet in partenza. Rumori che servono solo a coprire un disagio personale provocato dalle condizioni attuali del mondo.

Come mettono in evidenza gli stessi traduttori: «Egli ricorda che tutto questo non è altro che una fuga dalla sensazione di angoscia dell’uomo moderno, avvertita in primo luogo dalle persone giovani. L’Autore ci propone un quadro di entità globale partendo, nel suo viaggio poetico, dalla “break-dance” statunitense e passando attraverso “juke-box” e “hard-rock”, ormai diffusi in buona parte del mondo. Può sembrare che Jacobsen inviti i giovani a divertirsi in un modo tanto sonoro, ma il tono ci risulta prettamente ironico se non amaro. La voce dell’Autore ci appare ammirevolmente giovane – si dimostra, attraverso la sua poesia, di un’indole notevolmente flessibile e giovanile nonostante i suoi ottant’anni d’età».

Apparentemente potrebbe sembrare che il poeta si lasci trascinare da questo mondo giovane e annebbiato, ma i suoi pensieri sono in realtà il frutto di una visione lucida dei tempi e dell’atmosfera che li avvolge.

 

Poesie della memoria
L’ultima parte della silloge ripercorre i momenti della sua vita vissuti con sua moglie, Petra. Quest’ultima sezione di Aperto di notte scaturisce da una sorta di sfogo interiore del poeta che reagisce alla perdita della moglie, uno sfogo che comunque si traduce con parole lievi e pacate, che mai si discostano dal suo distinto modo di scrivere. Egli si ritrova a fare i conti con se stesso, a ricordare i giorni felici e quelli tristi vissuti assieme. L’intera raccolta, infatti, rappresenta quasi un’immediata risposta a questa triste perdita.

«Di colpo. In dicembre. Sto con la neve fin alle ginocchia. // Parlo con te e non ricevo risposta. Tu taci. // Amore mio, e così è accaduto. Tutta la nostra vita, / il sorriso, le lacrime e il coraggio».

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 22, giugno 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT