Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 200, maggio 2024
Sei in: Articolo




Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n. 22, Giugno 2009

Zoom immagine Cultura in libertà e autore
tutelato grazie al copyleft

di Elisa Calabrò
Le nuove licenze sul diritto d’autore funzionano?
Alcuni editori le applicano con risultati positivi


Il copyleft si basa sul diritto d’autore, non è un modo per distruggerlo quanto piuttosto una possibilità di tutelare l’autore e permettere al contempo al lettore una fruizione più elastica. Potremmo collocarlo in una posizione intermedia tra il canonico concetto di autorialità inflessibile e legato al diritto privato e il concetto di pubblico dominio che non permette a nessuno di avvalersi della proprietà intellettuale di un’opera.

Il copyleft è, in sostanza, un modo diverso di interpretare l’autorialità creando nuove licenze.

Tutto ebbe inizio con i software liberi o open source. L’idea di una licenza che rovesciasse i classici canoni del diritto d’autore venne infatti applicata inizialmente ai programmi informatici, fu perfezionata come possibilità di maggiore libertà creativa e approdò in seguito in tutti gli ambiti artistici di produzione culturale.

Giocando con le parole è stato creato una sorta di ribaltamento linguistico – basato anche sulla contrapposizione right e left, destra e sinistra – del concetto di copyright la cui licenza sostiene chiaramente che: «all rights are reserved» (tutti i diritti sono riservati), mentre il copyleft presuppone che «some rights are reserved» (alcuni diritti sono riservati) come recita una delle licenze create in ambito di diritto d’autore libero, la licenza Creative commons.

Tutelando dunque l’opera con una licenza elaborata secondo il concetto di copyleft, l’autore può permettere ai lettori di scaricare il proprio libro da internet, di fotocopiarlo, di utilizzarlo liberamente. Può insomma scegliere il grado di “libertà” da attribuire alla propria creazione.

 

La libertà di diffusione del sapere

Sottoporre un’opera al vincolo del copyright significa sottrarla alla libera circolazione. Il contenuto di un libro non può essere divulgato con le fotocopie, su internet, nei blog, nelle dispense universitarie senza che venga corrisposta una somma all’autore o all’editore che ha acquisito i diritti dell’opera.

La necessità, espressa in primis dai lettori ma raccolta anche dagli stessi autori ed editori, è quella di permettere un utilizzo più elastico del diritto d’autore creando nuove licenze che, pur basandosi sulla legge vigente, consentano di sfruttare in maniera più ampia il prodotto dell’ingegno e di diffondere in modo più libero il sapere contenuto nelle opere.

 

L’esperienza di alcuni editori

Alcuni editori italiani hanno deciso di sperimentare questo nuovo modo di intendere il diritto d’autore. Tra gli altri ricordiamo Alberto Gaffi editore che, dal 2005, pubblica i testi in copyleft. In pratica, ogni libro viene reso disponibile in rete – dopo aver ricevuto ovviamente l’autorizzazione dell’autore – utilizzando una forma di licenza che permette la libera riproducibilità dei contenuti ad uso personale e collettivo ma senza sfruttamento economico; anche la copia cartacea viene svincolata dal divieto di riproduzione parziale o totale, a patto che tale riproduzione non si utilizzi per scopi commerciali e che venga sempre citata la fonte.

Solitamente l’opzione di utilizzare una licenza che permetta la libera circolazione delle opere viene fatta da editori che hanno, a monte, fatto una scelta ben precisa riguardo alla tipologia di pubblicazioni in catalogo; case editrici come Stampa alternativa, Sviluppo locale, Edizioni Alegre, Simone Aliprandi e molte altre hanno scelto di abbracciare il concetto del copyleft e delle Creative commons.

 

Ed ecco che nasce un festival

A dimostrazione del fatto che il copyleft sta prendendo piede in Italia, nel settembre 2007 si è tenuto ad Arezzo il primo “Copyleft festival” che ha raccolto autori, editori ed artisti votati a questo nuovo modo di intendere il diritto d’autore e che ha ottenuto un buon successo di pubblico.

Il festival è organizzato da un’associazione culturale, “InProspettiva”, che, nelle pagine del sito, utilizza un documento del collettivo di scrittori bolognese “Wu Ming” per spiegare i presupposti e gli obiettivi della manifestazione.

«Il copyleft si basa sulla necessità di coniugare due esigenze primarie […]. Non vi è dubbio che la cultura e i saperi debbano circolare il più liberamente possibile e l’accesso alle idee dev’essere facile e paritario, senza discriminazioni di censo, classe, nazionalità […] il lavoro deve [d’altra parte, Nda] essere retribuito, compreso il lavoro dell’artista o del narratore. Chiunque ha il diritto di poter fare dell’arte e della narrazione il proprio mestiere, e ha il diritto di trarne sostentamento in un modo non lesivo della propria dignità. […] Più l’opera circola gratis, meno copie vende, più soldi perde l’autore. Bizzarro sillogismo, a guardarlo da vicino. La sequenza più logica sarebbe: l’opera circola gratis, il gradimento si trasforma in passaparola, ne traggono beneficio la celebrità e la reputazione dell’autore, quindi aumenta il suo spazio di manovra all’interno dell’industria culturale e non solo. […] Il copyleft (che non è un movimento né una “ideologia”, è semplicemente il vocabolo-ombrello per una serie di pratiche, istanze e licenze commerciali) incarna tutte le esigenze di riforma e adeguamento delle leggi sul copyright, in direzione di uno “sviluppo sostenibile”» (fonte: sito del “Copyleft festival”: http://www.copyleftfestival.net/chi-siamo/perche-un-festival-del-copyleft).

 

Elisa Calabrò

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 22, giugno 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT