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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Civiltà letteraria (a cura di Anna Guglielmi)

Zoom immagine Dai versi più incorporei
alla poesia più concreta,
forte gioco di rapporti
tra reale e immaginario

di Roberta Santoro
Da Il crocicchio lo stile nuovo e interessante di una poetessa
che si accosta con suggestione e senza pregiudizi a vecchie tematiche


Spesso la poesia scaturisce dalle esperienze amorose che si vivono in prima persona. Essendo un argomento abusato, se non ormai saturo, poiché lo si è declinato in tutte le possibili varianti, risulta piacevole e gradito quando non viene caricato di troppi significati ormai banali, ma piuttosto è riscoperto sotto un nuovo modo di intendere l’amore e l’esperienza che di questo si fanno.

Frutto della scoperta amorosa, la silloge di Daniela Monreale L’attracco sulla luna (edizioni Il crocicchio, un marchio del gruppo Inedition, pp. 74, € 11,00) ruota attorno alla figura amata e alle esperienze di vita che la poetessa mette in campo. Sono questi i punti nevralgici grazie ai quali la poesia si forma, assume dei lineamenti definiti, propri, pur essendo fortemente attecchita alla realtà che la circonda, ai luoghi fisici che evoca. Perché la poesia sarà anche essenza, pura trascendenza, ma nasce dall’immanenza, dalla pratica concreta, dalle felici e dolorose accidentalità. Dunque una poesia che si muove e prende forma su due binari paralleli, che mai trovano comuni vie di percorrenza: uno viaggia al di là del mondo dell’esperienza, l’altro rimane insito nel mondo dell’esperienza.

L’Introduzione, dal titolo L’immergersi nella vita: poesie ed esperienze, è affidata a Gabriela Fantato, la quale fin da subito definisce il libro come «una sorta di canzoniere della gioia».

 

Struttura della raccolta

La silloge è suddivisa in cinque sezioni: Assaporare; Arrivi e partenze; Controcanto; Improvviso, inarrestabile; Quiete e bellezza. Ognuna è aperta da brevi citazioni di filosofi e poeti ai quali è affidato il compito di compendiare l’argomento trattato.

A precedere l’intera raccolta troviamo il riferimento a una frase di Boris Pasternak che può essere considerata come il sunto della silloge: «Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. A loro non si è svelata la bellezza della vita».

La prima sezione è inaugurata da una citazione del filosofo Bertrand Russel: «L’entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo». “Assaporare” è l’azione che meglio coagula l’intera parte. La poesia si accompagna al cibo, ai sapori, e si mescola alle sensazioni che questo produce. «Il frigorifero è pieno di verdure, il pinzimonio / diventa prossimazione, crudités che danno / libertà al sapore». O, ancora, «consci del mondo, fiori di mandorle / strudel fragranti allineati / come truppe d’assalto saltano / il limite non sapevo quanto / la mia bocca / fosse arsa e rivoluzionaria».

«Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono». Citando José Saramago si apre la seconda sezione Arrivi e partenze. La poesia è qua ricondotta ai luoghi fisici, alle città, le quali costituiscono la scenografia che accompagna e fa da sfondo ai gesti. Come nel racconto intitolato G. R. A. (ovvero Grande raccordo anulare): «Ancora ti ricordi, come me che trattengo / quell’incontro a Roma sul raccordo, / al parcheggio domenicale, / con la musica ruffiana in auto, / i colori ocra del tuo maglione, / nessun riferimento a un passato». Luoghi che sono misteriosi scenari di passione, indicibili e pur legati ad intense emozioni. «Ci sono morbidezze, parentesi, vuoti a perdere, / che non conosci: le bateau parisienne, Pomposa, / l’ascesa a San Marino, persino Ponte a Bozzone». O quella Firenze solo evocata nel titolo Via Farini, Firenze.

 

Lirica inarrestabile

Controcanto si dischiude con una frase di Ezra Pound: «Il pensare divide, il sentire unisce». Più “visionaria” questa sezione si affaccia ad un universo onirico, che ha pochi riferimenti con la realtà e proprio per questo si diletta con immagini estasiate. «Ora che mi hai / educata a un sogno / mi fingo mortale / per non ritornare». «Ora sono qui domani magari / sarò uno spirito del sottobosco».

La poesia si trasforma anche in voce intima, profonda, fino a rivolgersi direttamente all’amato: «Non essere un segreto non mordere / il vero tra le labbra, / fai dei tuoi occhi due finestre / due rami due ortensie / sul giardino del tuo amore / prestami le chiavi / aprimi il cancello / fammi dondolare al sole».

In Improvviso, inarrestabile è la frase presa in prestito da Cesare Pavese a “dare il la” alla sezione: «L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante». Il personale concetto di gioia viene ben esteso e chiarito in questa parte del libro. Stato d’animo che la poetessa riconduce e fa vivere nel ritmo incostante degli attimi presenti. «So che è stato un ponte di svelta gioia / è stato il brivido di una ferrata / sul precipizio, panico d’esserci, / così abbiamo registrato / l’attracco sulla luna».

 

Epilogo

Quiete e bellezza è la parte consegnata ad una frase di José Ortega y Gasset «Tutto ciò che amo perde metà del suo piacere se tu non sei lì a condividerlo con me». Da questa sezione estraiamo Nomi viventi «I nostri nomi li pronunciamo, ora, / come fossero un mantra. // Li consumiamo fino al succo dolce / dell’inflessione che ci riscalda. // L’esatta grafia non ci interessa più».

File rouge della raccolta, l’abbiamo già precedentemente accennato, è un perpetuo riferimento alla persona amata, con la quale la poetessa esplora le contorte pieghe del reale.

È un incantato accostamento al mondo quello riscontrato in questa impegnata silloge e costituisce lo slancio creativo che la rende piacevole alla lettura e interessante nei suoi concreti riferimenti ai luoghi.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 21, maggio 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT