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Anno III, n° 19, Marzo 2009
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n° 19, Marzo 2009

Zoom immagine Discussa e amata
la fede cristiana
indaga se stessa

di Eliana Grande
Un dialogo possibile tra stato e chiesa
in un nuovo libro edito da Rubbettino


La constatazione che «La Chiesa cattolica è sicuramente l’istituzione più controversa del pianeta e, certamente, la più discussa istituzione religiosa» e il riconoscimento che essa «può apparire di vedute limitate, irascibile e gretta, come un predicatore sentenzioso pronto a sciorinare una lista infinita di proibizioni», costituisce la tappa iniziale di un interessante itinerario di scoperta – o di riscoperta – della fede cattolica, vista “dall’interno”, ma anche “dall’esterno”, alla ricerca di un’ottica che permetta di tenere assieme entrambe le prospettive.

È il viaggio che George Weigel intraprende nel suo ultimo libro La Chiesa spiegata a chi non crede (Rubbettino, pp. 174, € 14,00), un testo che ha il sapore di una scommessa personale da parte dell’autore, il quale si assume il compito di «spiegare dieci temi controversi che riguardano il cattolicesimo, andando al profondo di quelle convinzioni che ne sono alla base».

Un impegno certamente non facile oggi, ma di cui proprio nell’attuale società secolarizzata si avverte sempre più il bisogno, come dimostra il rinnovato diffondersi, negli ultimi anni, della letteratura religiosa e perfino di quella agiografica.

I motivi di questa riscoperta possono essere oggetto di molteplici riflessioni di carattere storico, filosofico, politico o sociale. Tuttavia ciò che emerge come dato abbastanza chiaro è che nel nostro mondo scettico e disilluso c’è ancora posto per lo “straordinario” che, come scrive Weigel, non è qualcosa di irrazionale o insensato ma è «l’altra faccia dell’ordinario».

 

Ordine e caos

Attraverso le pagine di questo libro è facile soffermarsi a riflettere su alcuni aspetti dell’attuale visione che l’uomo ha di se stesso, della propria vita e di ciò che lo circonda, aspetti che rivelano un carattere di paradossalità. Proprio la nostra forma mentis, saldamente fondata sulla razionalità e sulla sensatezza, preferisce rimettere tutto al caso – e quindi, in definitiva, al nonsenso – piuttosto che ammettere l’idea che l’esistenza di ciascuno e della stessa storia umana sia indirizzata verso qualcosa, abbia uno scopo, un fine. Conseguenza di tutto questo, per Weigel, è il costituirsi di «un mondo di anime senza voglie, senza passioni, senza sacrifici, senza sofferenze, senza la sorpresa o il desiderio, insomma, un mondo senza amore».

Ora, dal momento che una simile scelta non può derivare, come dicevamo, da una carenza di ragionevolezza nel nostro modo di pensare, bisogna dedurre che i motivi vadano cercati altrove. Una delle possibili risposte è che oggi la maggior parte delle persone preferisce rifiutare una concezione finalistica della propria esistenza per sfuggire a quelle implicazioni di carattere religioso che essa sembra portare con sé, implicazioni che, equivalgono, il più delle volte, a vedute limitate, proibizioni, se non, nel peggiore dei casi, vere e proprie minacce alla democrazia, preziosa conquista – purtroppo ancora non del tutto completa – della nostra epoca.

 

Fede e libertà

La questione della garanzia dei valori democratici da parte della religione – in questo caso quella cattolica – e il problema del coinvolgimento della chiesa in ambito politico alimentano ormai da decenni il dibattito teologico, filosofico e scientifico, soprattutto in Occidente. Allo stesso modo la domanda sul futuro dell’uomo, sul “che ne sarà di noi?”, continua a interrogare la coscienza di molti in fuga e, al tempo stesso, alla ricerca di quella dimensione religiosa che aiuti a trovare una risposta, una soluzione capace di soddisfare la mente, ma anche il cuore e lo spirito.

Forse uno dei contributi principali di questo libro è rappresentato, però, dal tentativo del suo autore di andare oltre anche rispetto a questa riscoperta della spiritualità, a questa rinnovata, seppur timorosa, apertura dell’uomo alla dimensione del trascendente, e di ricordare che nella visione cattolica l’uomo cerca Dio, ma è anche cercato da Dio.

Ciò che probabilmente si è perduto del messaggio cristiano originario è proprio questa idea di un Dio alla ricerca dell’uomo, un Dio che, per amore, «va oltre alle strette regole della giustizia» e si fa incontro a chi lo cerca.

Questo non significa che le regole non contino niente, né tanto meno che non vi siano affatto delle regole. Nella visione cattolica, spiega Weigel, vi sono limiti precisi all’interno dei quali ricondurre la libertà umana, ricordando che si tratta di limiti che non imprigionano, ma liberano. È un concetto che sembra piuttosto stravagante ma che l’autore non manca di spiegare, mettendone in luce l’insospettata coerenza e stimolando il lettore con domande per nulla scontate: e se gli uomini che più dipendono da Dio fossero proprio per questo i più liberi? E se libertà e dipendenza in questo caso fossero direttamente proporzionali?

 

«Entrate...»

Che storicamente la Chiesa cattolica abbia fallito, per alcuni aspetti, nel suo compito e abbia contribuito all’attuale condizione di scetticismo diffuso è cosa ormai evidente, riconosciuta del resto anche da chi ne fa parte. Così come è cosa nota che l’opera di rinnovamento iniziata con Giovanni XXIII e proseguita, poi, con Giovanni Paolo II, non ha ancora raggiunto il suo compimento definitivo – se mai sia possibile raggiungerlo – essendo la chiesa un’istituzione che per molti aspetti procede, o cerca di procedere, di pari passo con una società in continua evoluzione. Ma alla luce di tutto questo l’invito che Weigel rivolge a tutti i lettori del suo libro è: «Entrate... », come si fa quando si vuole accogliere qualcuno. Si tratta di un incoraggiamento a varcare la soglia, che non vuol dire per forza restare, ma guardare, scoprire, conoscere o semplicemente pensarci su per un po’, senza pregiudizi.

Perché solo «vedendo come la visione cattolica della condizione umana si concili con le prospettive dell’umanità, i curiosi e gli sfiduciati potranno – si spera – vedere nel cattolicesimo la celebrazione e l’affermazione di un progetto per l’uomo, e non semplicemente condanne e stupide proibizioni».

 

Eliana Grande

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 19, marzo 2009)
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