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Filosofia e religioni (a cura di Angela Potente) . Anno III, n° 18, Febbraio 2009

Zoom immagine La nuova guarigione:
quando l’arte fa bene
al corpo e allo spirito

di Eliana Grande
Paoline editoriale libri: viaggio sulla via
della salute alla riscoperta dell’armonia


Coloro che per attitudine mentale, formazione o deformazione professionale considerano il corpo umano come sofisticato marchingegno, funzionante in virtù di meccanismi suoi propri che nulla hanno a che fare con emozioni, pensieri, ricordi, potrebbero, forse, essere persuasi a rivedere le loro posizioni dalla lettura di un libro piacevole e interessante: La cura della salute di Rossella Semplici (Paoline editoriale libri, pp. 152, € 11,00).

Si tratta di uno studio sulle numerose interazioni corpo-mente-spirito, volto alla promozione di quella visione olistica della persona che rappresenta oggi, per molti, la nuova frontiera della filosofia medica e dell’impostazione del rapporto medico/paziente.

Sebbene, infatti, molti passi siano già stati compiuti in questa direzione, sono ancora oggi numerosi i sostenitori del famoso “dualismo cartesiano”, che separa nettamente la dimensione fisica da quella spirituale. Ciò accade, probabilmente, perché l’idea di concepire integralmente l’essere umano in tutte le sue varie componenti continua a trascinarsi dietro il pregiudizio di essere poco “ortodossa”, nonostante la natura psicosomatica di alcune malattie sia cosa ormai nota e comprovata.

 

Dalla cura della malattia alla cura del malato

Il medico che, nel tentativo di guarire il paziente, non si limiti a considerare l’organo malato come un “pezzo” che non va tra gli ingranaggi del famoso marchingegno di cui sopra, ma che si preoccupi di conoscere la persona che ha in cura anche negli aspetti psicologici ed emotivi, nelle attività svolte e le condizioni di vita, verrebbe considerato quanto meno “stravagante” e poco professionale dalla maggior parte dei suoi colleghi, e dal paziente stesso.

L’opinione comune infatti pone il medico generico e lo psicologo in domini distinti e non interagenti, stabilendo dei limiti spesso ritenuti invalicabili. Ciascuno dei due ha il proprio ambito preciso, nel quale è a lui lecito muoversi, a patto di non “sconfinare” in quello dell’altro. Per non parlare delle innumerevoli specializzazioni all’interno della professione medica, per cui si rischia di perdere non solo l’interezza e la reciprocità del composto materia-spirito che costituisce l’essere umano, ma persino l’interezza e la reciprocità del solo corpo fisico e dei vari organi da cui è formato: «vanno contenuti e limitati gli aspetti negativi legati alla specializzazione» scrive l’autrice, il che non significa rinunciare ad essa, tanto meno al progresso scientifico in campo medico, che negli ultimi due secoli ha migliorato enormemente le condizioni di vita e la speranza di guarigione, ma solo «di trovare un’armonica sintesi tra i diversi saperi».

Soltanto superando la contrapposizione, oggi imperante, fra cultura scientifica e cultura umanistica è possibile raggiungere questo risultato, che non rappresenta una scoperta ma una riscoperta del sapere umano, visto che, come mostra Rossella Semplici nel suo libro, «le concezioni della salute e della malattia nelle civiltà antiche sono essenzialmente legate alla dimensione trascendente e alla visione olistica della persona, considerata parte dell’universo e unità inscindibile di corpo, psiche e anima».

 

Guarigione fisica e guarigione spirituale

Anche la religiosità, in questo quadro, assume un ruolo fondamentale, essendo la dimensione spirituale strettamente interconnessa a quella corporea e materiale. Non si tratta qui di fare della filosofia – o tanto meno della teologia – quanto piuttosto di trarre le necessarie conseguenze da un insieme di dati molto concreti che l’autrice riporta fedelmente: «I ricercatori che si sono occupati del rapporto tra religiosità e salute hanno scoperto che la pratica religiosa sembra ridurre l’incidenza di patologie coronariche, tumorali, ipertensione e mortalità generale [...] aiuta ad attribuire senso e significato agli eventi della vita, favorendo l’accettazione di nuove condizioni e la ristrutturazione attiva della quotidianità, sostiene la speranza, sviluppa le strategie [...] utili alla riduzione dello stress».

Analogo discorso vale per l’arte: un intero capitolo, intitolato – appunto – Arte e salute, è volto alla messa in luce del prezioso apporto che la dimensione artistica in generale, con la sua valenza espressiva e simbolica, può fornire al processo di guarigione e al miglioramento delle complessive condizioni di vita, oltre che ad una più profonda realizzazione individuale.

Particolare attenzione è dedicata dall’autrice alla musicoterapia, ai suoi specifici ambiti di applicazione e alle sue peculiarità, frutto di studi e osservazioni che hanno fornito risultati interessanti in un contesto di ricerca ancora ai suoi esordi e tutto da esplorare: gli effetti della musica nella fase prenatale, neonatale e infantile, la sua relazione con lo sviluppo dell’intelligenza, o con la gestione delle emozioni, o –ancora – con i processi puramente fisici e biologici del corpo umano.

Il tutto supportato anche da diverse testimonianze dirette di persone che hanno sperimentato questi effetti e ne hanno tratto giovamento, trovando nella musica o nella pittura (ma avremmo potuto probabilmente parlare allo stesso modo della scrittura, della danza, del canto o di qualsiasi altra attività creativa praticata in maniera non necessariamente professionale) la via d’uscita da una situazione difficile, l’insospettata strada alternativa verso la guarigione da una depressione, o semplicemente la chiave per accedere al proprio (spesso inesplorato) mondo interiore.

«Suonare è sentirmi nell’anima e nel corpo», afferma Lucia; Tommaso dichiara che la musica «avvicina a Dio ed è una testimonianza della sua esistenza». Infine, Silvano riconosce che «dipingere e suonare sono per me anche percorsi interni di meditazione che mi permettono di vivere una serena solitudine e un autentico e profondo riavvicinamento al mio vero Sé».

Insomma, se è vero, come molti ritengono, che i nostri tempi sono ormai maturi per un rinnovamento culturale che investa tutti i saperi e per una nuova apertura reciproca degli stessi, in vista di un dialogo aperto e fertile, è compito di ciascuno compiere il primo passo in questa direzione, riscoprendo l’integralità del nostro stesso essere e abbandonando al passato ogni sorta di improbabili separazioni, al fine di raggiungere quella “massa critica” capace di condurre concretamente verso una società più sana integralmente, non solo fisicamente.

 

Eliana Grande

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 18, febbraio 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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