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Riflessi d'autore (a cura di Pierpaolo Buzza) . Anno III, n° 17 - Gennaio 2009

Zoom immagine Le emozioni di una vita in una raccolta di poesie
di Roberta Santoro
Edita da Inedition una composizione poetica ricca di amore, sofferenza
ma anche di speranza e felicità, in una lucida prospettiva esistenziale


Una raccolta di poesie che racchiude le esperienze di un’intera vita, è questo il primo pensiero che viene in mente mentre si legge la silloge Schegge di emozioni (Inedition, pp. 106, € 10,00) di Alessandra Gazzi.

Uno stile semplice attraversa l’intera raccolta, il che potrebbe indurre a ravvisarvi una scarsa articolazione, ma sarebbe una valutazione affrettata, poiché la corposità lessicale riesce a produrre su chi legge una successiva attrazione; ciò che è evidente è la spontaneità poetica di questa autrice.

La vita della scrittrice è percepibile in ogni singola riga, l’autoreferenzialità è palese e questo rende particolarmente incisivo il messaggio poetico, evidenzia il fatto che quelle parole sono state realmente vissute sulla pelle di chi le ha scritte e che appunto come schegge si sono depositate per anni: «frammenti di vetro conficcati nella testa». Sembra che, solo grazie alla scrittura, l’autrice abbia intrapreso un percorso catartico che le ha permesso di togliere una ad una queste schegge dalla propria pelle e poterle guardare con occhi obiettivi prendendole per quello che sono e per quello che ai lettori possono apparire, ovvero: emozioni di una vita.

 

Una silloge lirica

La prefazione della raccolta è stata curata da Rino Tripodi, che della Gazzi dice : «La poetessa esprime quasi senza barriere mentali o filtri formali il proprio mondo: emozioni, piaceri, paure, riflessioni, rabbia, sofferenze, espresse a volte tumultuosamente, altre volte con palpitanti e delicate luminescenze».

L’amore è il tema cardine della silloge, attorno al quale prendono forma la maggior parte delle poesie. Questo spesso è vissuto come desiderio incontrastato, come in Amarti («Amarti / così forte da non riuscire più mangiare. // Amarti / così forte da non riuscire più dormire»), a volte riecheggiato come flebile appartenenza, in Ora che ho te, o come strascichi di un rapporto ormai finito, come in Quella porta («Ci chiudiamo alle spalle / quella porta per sempre, / me ne andrò in una casa nuova / che non conosco, che non sa più di te, / e tu non ci sarai più lì ad aspettarmi»).

Come lo stesso Tripodi afferma, il dolore rappresenta il secondo tema costitutivo della silloge, che molto spesso, nelle sue intricate evoluzioni, si lega a quello dell’amore, ma che non sempre trova in questo l’unico motivo dal quale scaturire. La condizione di sofferenza è vissuta dall’autrice anche come imprescindibile caratteristica dell’essere umano: «Una sofferenza invincibile, che in E stare lì occupa quasi l’intero componimento, il quale diviene una preghiera affinché essa cessi; ma inutilmente».

Sofferenza individuale ma anche collettiva, chiaramente percepita in Heysel («39 persone non torneranno più a casa / Heysel, monumento vuoto, silenzioso/ alla degenerazione della mente umana») e in Special K, in cui la poetessa si rifà ad una terribile attualità che vede i giovani sempre più coinvolti nel vortice autodistruttivo della droga, che induce alla magra e quanto mai falsa illusione di essere immortali.

Il dolore sembra poi affievolirsi, o semplicemente risultare meno amaro in Dopo il dolore la gioia: «Dopo la pioggia il sereno, / in un attimo il mondo / cambia l’umida veste».

Ha autentiche sembianze metapoetiche Poesia, in cui l’autrice cerca nella propria quotidianità tutto ciò che alla poesia riesce a ricondurla: «Poesia è sapere ascoltare il silenzio, / annusare il profumo della vita, / nella gioia d’incontrarsi». È questa quotidianità che l’autrice fa emergere dalle sue composizioni, il contatto con gli oggetti di tutti i giorni dai quali può scaturire l'ispirazione poetica. Condizioni essenziali che ritroviamo anche ne La mia solita panchina: «Quanti segreti sono raccolti su questa panchina / i buoni propositi che svaniscono / appena me ne vado / per poi ripresentarsi puntuali / quando torno sulla mia solita panchina». Secondo Tripodi «La Gazzi è in grado di animare gli oggetti, collegandoli tra loro con una serie di analogie, rifrazioni adamantine del suo mondo lirico». Ed è proprio questa la descrizione che egli offre e che potremmo definire il sunto dell’intera raccolta, ovvero come «una poesia lirica al massimo livello».

 

La catarsi poetica

Come abbiamo già accennato, l’autrice riversa sulla carta tutto ciò che rappresenta per lei uno stimolo alla scrittura, tutto ciò che può generare anche una lieve emozione. Il foglio di carta costituisce per lei anche un elemento di rigenerazione per mezzo del quale perfino il dolore si può esorcizzare. Lo rende chiaro in È solo: «È solo aggrapparsi a questo foglio di carta / per sconfiggere il dolore, / per allontanarmi dalla mia solitudine».

Con questa raccolta è come se Alessandra Gazzi ci volesse accogliere nella sua vita, che è nel piccolo scandita da tenui gesti quotidiani e su larga prospettiva ripercorre la sua intera esistenza.

In questo perpetuo migrare di pensieri, vivido è il rapporto con il passato, per il quale la poetessa nutre una profonda nostalgia, non solo per un passato prossimo ma anche per un tempo più lontano che la riconduce alla sua fanciullezza, all’odore dei quaderni appena comprati, ai giochi nei campi, tutto questo è ripercorso nella poesia Malinconia. Ma la conclusione non porta a un monito positivo, anzi sembra che in questa continua ricerca dei tempi passati ci sia una sorta di difficile rassegnazione a una vita che non sarà mai più come prima, in cui tutto sembra ormai già visto.

La particolarità della poesia consiste nella maturità con cui la si può osservare dopo un qualche tempo dal momento della sua creazione, la stessa saggezza che connota i ricordi e le esperienze giovanili quando li si osserva dopo molti anni; in entrambi si può rilevare una ossimorica felice malinconia.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 17, gennaio 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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