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Editoria varia (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n° 17 - Gennaio 2009

Zoom immagine “Stelle” senza luce: quando l’infanzia intrappola
di Eliana Grande
«I fantasmi del passato mangiano futuro»: viaggio nell’animo puerile,
tra angosce e poesia. Cinque racconti pubblicati da Edizioni associate


I bambini, con il loro linguaggio ingenuo e il loro mondo fatto di bisogni e paure che i “grandi” ignorano, non comprendono e a volte provocano, sono i protagonisti dei cinque racconti della raccolta Stelle nere di Rinaldo Boggiani, attento conoscitore e narratore dell’universo infantile  (Prefazione di Romano Biancoli, Edizioni associate, pp. 144, € 11,00).

Il libro viene riproposto in una seconda edizione – dopo la prima del 2004 – arricchita da un’appendice che raccoglie alcune lettere di ringraziamento inviate all’autore da chi è rimasto intimamente colpito dalle storie raccontate. Si tratta, infatti, di un testo forte, in grado di entrare direttamente nella sfera interiore del lettore e rievocare in lui ricordi lontani, suggestioni dimenticate ed emozioni, che ritornano con tutta la loro intensità infantile.

 

Dal dolore alla follia

Come scrive Romano Biancoli nella Prefazione, non si deve pensare che il lettore di Stelle nere si trovi di fronte alla narrazione di «vissuti infantili [...] assai comuni che non devono allarmare perché fanno parte dei processi maturativi dei bambini e aiutano la loro crescita». Ciò che accade in queste pagine è qualcosa di diverso: il lettore è condotto dal ritmo incalzante a procedere tutto d’un fiato. Lo stile coinvolgente e a tratti privo di punteggiatura lo fa “empatizzare” coi personaggi, entrare nelle loro menti e condividerne, quasi, lo smarrimento, seguirli nei loro ricordi e soffrire per essi, conoscere i loro cuori e percepirne il dolore, la frustrazione, la rabbia. Scrive ancora Biancoli: «qui il lettore patisce e rabbrividisce per inquietudini radicali che sconvolgono la mente e deviano lo sviluppo psicoaffettivo».

I personaggi che incontriamo, infatti, sono individui che non sono riusciti a crescere, a inserirsi o a interagire in maniera “normale” col mondo esterno. E questo fondamentalmente perché non sono riusciti a superare i loro traumi infantili, le ferite, le paure; restando, piuttosto, intrappolati in esse, nel buio di quelle stanze in cui trascorrevano, soli, notti insonni piene d’incubi, paralizzati dai sensi di colpa e di inadeguatezza generati dal desiderio di compiacere una madre mai contenta o attirare l’attenzione di un padre poco presente.

Sono bambini – e adulti-bambini – persi nel disperato, inutile tentativo di tenere tutto sotto controllo, perché forse le cose andranno meglio se tutto sarà perfetto, pulito, ordinato. Le loro intelligenze e le loro sensibilità si ripiegano, quasi, su se stesse.

Il loro affacciarsi al mondo esterno è stato troppo doloroso ed essi preferiscono rinchiudersi e rifugiarsi in se stessi, in un mondo magico e tragico, fatto di ossessioni, riti, numeri, azioni da compiere per forza, perché quella continua ossessione presente nella loro testa – il «padrone delle menti» – vuole così. E allora può succedere come racconta Boggiani – che un bambino si senta costretto ad allineare «la sedia con i disegni del pavimento» o a pulire «le maniglie delle porte tutte le volte che le avessi usate». Oppure può accadere che un uomo si stenda sul suo letto con una molletta che gli chiuda il naso, le mani premute forte sulle orecchie e le labbra strette intorno al collo di una bottiglia vuota per respirarci dentro, in modo che nessuna via d’accesso al suo cervello resti aperta e quell’ombra, che torna ogni notte, «sinuosa e lenta [...] elegante come una manta nelle profondità di un mare nero» non possa entrare e impossessarsi della sua mente, impedendogli di dormire e riempiendolo di terrore.

 

La forza della sensibilità

La dissociazione psichica è l’esito estremo e drammatico di una sofferenza che affonda le proprie radici nella prima età della vita, quando gli strumenti per elaborare il dolore e affrontare la paura sono ancora insufficienti.

L’attaccamento a determinate figure di riferimento – in primo luogo la madre – è una delle manifestazioni più comuni e normali di quel bisogno di ricevere rassicurazione, comprensione, apprezzamento per le proprie capacità, che è tipico di quel periodo.

Specialmente nella prima infanzia, il concetto di “mondo esterno” si limita ancora, prevalentemente, all’ambiente domestico; di conseguenza, le modalità di interazione con tale ambiente, i modelli di riferimento, le dinamiche emotive e psicologiche, nelle quali ci si trova coinvolti a quell’età, svolgono un ruolo fondamentale nel processo di crescita e, in futuro, nella capacità dell’adulto di gestire in maniera costruttiva i suoi rapporti col proprio mondo interiore e con l’esterno.

Quando, questi bisogni, trovano una risposta adeguata nelle figure di riferimento, si trasformano da “punti deboli” in “punti di forza”, andando gradualmente a costruire una personalità adulta in grado di reggere autonomamente il peso e i colpi della vita, non più vittima della propria sensibilità, ma forte di essa. Quando, invece, questo non accade, i bisogni insoddisfatti o, peggio ancora, vissuti come “colpevoli” e “sbagliati” bloccano lo sviluppo dell’individualità o lo deviano in senso patologico.

Stelle nere, dunque, è un libro duro, ma anche inaspettatamente dolce perché conserva in sé quella tenerezza infantile che commuove il lettore rivolgendosi al bambino interiore, più o meno nascosto, che è in lui. Ma, soprattutto, è un’occasione per riflettere offerta a tutti gli adulti che ogni giorno si relazionano con i bambini, affinché siano consapevoli dell’importanza e della responsabilità del loro compito e tornino a “contattare” la loro stessa vulnerabilità, per gestire nel modo migliore questi rapporti speciali. Perché i piccoli non possiedono le corazze emotive con le quali molti adulti hanno imparato a difendersi, al contrario, sono come semi bisognosi di affondare in un terreno adatto per poter germogliare.

«I bambini sono come stelle. Alcuni brillano. Altri no».

 

Eliana Grande

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 17, gennaio 2009)
Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT