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Biografie (a cura di Luisa Grieco e Mariangela Rotili) . Anno II, n° 16 - Dicembre 2008

Zoom immagine Il Risorgimento visto
attraverso nostalgici
e incantati racconti
di un’epoca lontana

di Roberta Santoro
Da Edizioni di latta una visione
positiva della vita Preunitaria.
Ricordo di aneddoti dell’infanzia


Molto spesso, specie in situazioni di grande distanza storica rispetto ai fatti che si vuole raccontare, si tenta di rimettere assieme i “pezzi” avendo come unici punti di riferimento i racconti, spesso idealizzati e comunque lontani, di chi quei momenti li ha vissuti, e le ricerche che con molta devozione storica si decide di intraprendere. Da questa passione per la storia nasce il libro Cose del Sud, cose del Nord. Quando Garibaldi sbarcò in Calabria, (Edizioni di latta, pp. 162, € 12,00) di Francesco Paolo Favaloro. Quest’ultimo, partendo dai racconti che del Risorgimento ha udito fin da bambino, ne sviluppa altri che ci riportano a quella che l’autore suole definire un’«epoca di spensierata allegria». È da ormai diversi anni che il dibattito storiografico e culturale in senso lato si interroga su un tema che – ciclicamente – ritorna sulle pagine dei giornali: ci riferiamo a quello che si è soliti definire revisionismo. Una “corrente” non monolitica al suo interno, anzi. Per essere precisi non la si può definire nemmeno una corrente, bensì un vero e proprio status mentale tramite cui si interrogano diversi intellettuali studiosi o politici. Si va da chi – vergognosamente – mette addirittura in dubbio l’esistenza delle camere a gas del regime nazista a chi rivaluta in parte o in toto il regime fascista e i repubblichini di Salò. Non è questa la sede per una approfondita analisi su tali fenomeni, anche perché andremmo fuori tema rispetto al volume che vi presentiamo. Però ci preme sottolineare con forza che la ricerca storica è ben gradita quando cerca di far luce su episodi oscuri, ma questo è possibile solo quando si tratta di ricerca storica approntata con metodologia scientifica, altrimenti si trasforma in mera propaganda. In maniera, soltanto in parte, differente si è sviluppato negli ultimi anni un dibattito sul Risorgimento e l’Unità d’Italia. Esso viene condotto talvolta con evidenti finalità politiche, un esempio su tutti è dato dalla Lega nord e alcuni suoi esponenti. Una dimostrazione è stato il recente dissenso manifestato allorquando in Parlamento si è ricordato il bicentenario della nascita di Garibaldi. In altri casi però è la stessa storiografia “ufficiale” ormai ad avere – quanto meno in parte – cercato di far luce e leggere in chiave differente altri episodi: il tanto vituperato “brigantaggio” ad esempio è un fenomeno storico politico che davvero non si può liquidare come sempre è stato fatto finora. La storia del resto è sempre scritta dai vincitori. La storia del Risorgimento dunque è stata sempre e soltanto esaltata e vista come un periodo aureo, su cui non esisteva dubbio alcuno. Legittime, dunque, le convinzioni nei decenni successivi a questo fondamentale periodo: si trattava del resto, come disse Massimo D’Azeglio, di fare gli italiani dopo aver fatto l’Italia.

Premesse di lettura
La Premessa dell’autore fa luce sulle modalità di lettura della seguente raccolta di racconti. Infatti, seppur il genere possa sembrar alquanto leggero, i racconti rappresentano delle nitide fotografie del periodo storico che condusse l’Italia verso la sua unità politica. «Quando un Paese affronta la trasformazione del suo sistema politico, in conseguenza di fatti o di avvenimenti che ne esigono un rinnovamento radicale, può accadere che la nuova classe politica dirigente debba affrontare situazioni politiche, amministrative e sociali complesse, che l’ottimismo di un facile successo può averle fatto in precedenza sottovalutare». Le trasformazioni del sistema politico italiano si sono succedute con una certa frequenza. Questo può farci giungere alla conclusione che molti di quegli elementi aggregativi, contenuti negli ordinamenti che si volevano sostituire, siano stati sottovalutati o accantonati e con ciò abbiano concorso alla nostra evoluzione in nazione. Ma ecco dunque l’impronta ideologica che l’autore ha voluto dare al libro: «Un esame obiettivo degli avvenimenti dell'Ottocento, che hanno portato alla proclamazione del Regno d’Italia, e che vengono definiti come nostro “Risorgimento”, potrebbe consentire di individuare in maniera più completa di quali elementi si è trascurata l'importanza; tenendo presente che il rischio maggiore potrebbe essere quello di giungere alla conclusione che, forse, non c'era niente da cui dovessimo “Risorgere”». Per l’autore guardare a quel periodo storico attraverso gli occhi di questi racconti, che si sviluppano nell’Italia del 1899, potrebbe render chiaro se quell’insieme unanime di aspirazioni non fosse altro che la conseguenza di un condizionamento globale, l’effetto di un risultato militare scontato o semplicemente frutto di un insieme accorato di speranze che da sempre guidano l’uomo nel desiderare un una vita migliore.

«Quando Garibaldi sbarcò in Calabria»
L’esperienza accademica di Francesco Favaloro si può definire tutt’altro che umanistica, i suoi studi lo hanno completamente allontanato dal campo storico, essendo egli un ingegnere meccanico. Ma questo non gli ha impedito di appassionarsi alla storia, soprattutto come campo di ricerca, per verificare personalmente se i racconti fattigli dai nonni e dal padre fossero effettivamente veri o semplice frutto dell’amore filiale. Questo lo ha portato ad una mirata ricerca storica che ha preso piede tra i polverosi documenti d’archivio, con la conseguente convinzione che la storia cosiddetta “ufficiale”, riguardante l’unificazione d’Italia, vada rivista, più che altro per avvicinarla alla vera dinamica degli avvenimenti.I racconti si aprono con la descrizione del gentile Capitano Oliva, un uomo di soli venticinque anni, «molto alto per essere del sud». Egli era comandante del Reggimento Lanceri di Novara e aveva ricevuto dai suoi superiori l’incarico di requisire, nella provincia di Avellino, cavalli da sella e da traino. Per svolgere questo compito aveva voluto al suo fianco il Tenente veterinario Giacobetti di Bologna ed il Caporale Artino di Reggio Calabria. L’opera vuole rappresentare un intervento a favore del revisionismo storico che, come abbiamo precedentemente detto, costituisce il centro nevralgico dal quale il libro prende le mosse. «I racconti vogliono essere un contributo a questo riesame che deve partire da lontano; da quando, cioè, le aspirazioni e i sogni di emancipazione degli italiani erano in embrione, poco definiti nei loro contenuti e, come sempre, patrimonio di pochi».

Roberta Santoro

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 16, dicembre 2008)

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