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A. XVI, n. 180, settembre 2022
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Problemi e riflessioni (a cura di La Redazione) . A. XVI, n. 180, settembre 2022

Pesti a confronto:
Camus vs De Angelis

di Emiliano Peguiron
Un libro interessante edito Ilisso/Rubbettino
prefato dal professor Nicola Merola


È possibile che un autore come Raoul Maria De Angelis finisca, per usare un eufemismo, in secondo piano? Eppure stiamo parlando di un autore pubblicato originariamente da Mondadori e, come si avrà modo di approfondire nel seguente articolo, di un’opera che ha una potenza nel contenuto e nello stile realmente degna di nota. Per non parlare dello scandalo che il titolo in questione suscitò nella società italiana della prima metà degli anni Quaranta del Novecento e, come ci insegnano tanti altri casi in letteratura, lo “scandalo” coincide spesso con opere che scuotono le coscienze, dunque da tener sott’occhio.
La peste a Urana (Ilisso e Rubbettino, pp. 178, € 5,90) è il titolo dell’opera, di cui parleremo a seguire. Tra i tanti aspetti che riguardano l’opera si è scelto di approfondire i seguenti: la figura di Giovanni, personaggio principale, e il suo rapporto con la peste e con la sessualità, il rapporto tra l’opera di De Angelis e quella di Camus e, infine, l’importanza di riscoprire gli autori locali in tutte le loro peculiarità.

Giovanni, la peste, l’eros
Partiamo dal principio per fare ordine e per delineare nel modo più preciso possibile quella che è una vicenda particolare sia a livello letterario sia a livello editoriale. Iniziamo, dunque, dalla Prefazione di Nicola Merola, scrittore e professore di Letteratura italiana contemporanea e moderna presso l’Università della Calabria dal 1979 al 2012. Attraverso il contributo di quest’ultimo il lettore viene informato che la prima edizione dell’opera di De Angelis risale al 1943 e che è stata pubblicata dalla Mondadori, casa editrice che precedentemente aveva pubblicato altri romanzi dell’autore calabrese: Inverno in palude nel 1936 e Oroverde nel 1940. In questo modo, nello stesso momento, è stata collocata a livello temporale l’opera di De Angelis e messo in evidenza un dato, quello riguardante le pubblicazioni mondadoriane, importante ai fini di quest’analisi.
La peste a Urana è un romanzo che risulta diviso in due parti coincidenti con l’itinerario del giovane protagonista, Giovanni. Infatti, se la prima parte, che porta l’omonima titolazione del volume in questione, si svolge per l’appunto a Urana, la seconda parte si intitola Recita straordinaria e ha come “teatro” il paese di Lupigna.
Durante gli spostamenti e attraverso le avventure di Giovanni assistiamo alla crescita del personaggio principale. L’opera potrebbe dunque essere definita, in parte, come romanzo di formazione. Ma non renderebbe del tutto l’idea: Giovanni, infatti, lungi dall’essere un personaggio positivo, accumula gli aspetti maligni della società che lo circonda e diventa lui stesso portatore di male. Questo è senza dubbio uno dei punti focali del discorso poiché il ragazzo sembrerebbe essere immune alla peste ma ovunque vada il morbo è presente e si sviluppa, le persone intorno a lui si ammalano o muoiono. La peste, dunque, cornice del romanzo, è una malattia non soltanto reale: essa è anche e soprattutto un simbolo, una punizione ai danni di un’umanità egoista e corrotta. Da dove si propaga la peste? Dalla immaginifica città di Urana, mentre Lupigna, anch’essa luogo di immaginazione e rappresentazione del classico paesino, non è ancora coinvolta dal contagio prima dell’approdo di Giovanni. Altri simboli importanti sono quelli del sangue, in particolare quello animale, che affascina il giovane protagonista, e quello del denaro. Il primo è descritto in maniera lirica dall’autore attraverso gli occhi di Giovanni che lo interpreta come mezzo principale del contagio; il secondo, invece, assume le forme della corruzione e della malvagità dei personaggi più negativi della vicenda narrata.
Tutti gli altri personaggi, soprattutto nella prima parte del romanzo, seppur descritti in modo esemplare, sono filtrati dallo sguardo di Giovanni. La crescita di quest’ultimo avviene sotto il segno della sessualità: a partire dalle prime esperienze del protagonista ogni personaggio femminile in cui ci imbattiamo si trasforma in un’ipotetica “preda”. Ecco quindi che Angelica, Celeste, Carla, Genoveffa, Meletta e Nunziatina sono tutte, in differenti gradi, donne e ragazze di cui Giovanni si infatua in modo a tratti fanciullesco e a tratti animalesco, a evidenziare, ancora una volta, la brutalità dell’essere umano che gradualmente viene corrotto per poi corrompere.

De Angelis contro Camus
Se l’opera di De Angelis, come abbiamo visto, risale al 1943, quella del Premio Nobel Albert Camus è stata pubblicata nel 1947. Una divertente similitudine nei nomi è quella che riguarda il luogo in cui le due storie sono ambientate: quella dello scrittore calabrese, infatti, si svolge nella città di Urana mentre quella di Camus è ambientata a Orano, città del nord dell’Algeria.
De Angelis – successivamente alla pubblicazione del romanzo di Camus, il celebre La peste, – scrive un articolo in cui sottolinea i punti di contatto tra le due opere, accusando così di plagio lo scrittore algerino: una questione spinosa che viene accennata dallo stesso Merola all’interno della Prefazione.
Le somiglianze effettivamente ci sono ma tante restano le differenze. Infatti, se nel caso dell’autore italiano la peste assume le forme di una critica all’umanità tutta, quella di Camus è piuttosto l’incarnazione del nazismo. I personaggi di De Angelis non si aiutano tra di loro ma sono a dir poco ostili, mentre nel romanzo di Camus cercano attraverso la collettività di far fronte all’epidemia. La peste di De Angelis è una malattia dell’anima, quello che racconta Camus è un male che proviene dall’esterno. Altra importante differenza è quella che riguarda i topi: nell’opera dello scrittore calabrese si comincia a pensare che possano essere questi animali i responsabili del contagio soltanto verso la metà del romanzo, mentre nell’opera di Camus i topi sono senza dubbio la causa indiscussa della peste fin dalle prime pagine.

Un’iniziativa da portare avanti: riscoprire e valorizzare gli scrittori locali
Come detto, l’opera dello scrittore di Terranova di Sibari non ha avuto negli anni le attenzioni che meritava. A cercare di dare nuovamente rilievo a un autore precursore circa la tematica della peste e attento indagatore delle vicende umane a lui contemporanee, si sono occupate due realtà editoriali che hanno dato vita a una notevole collaborazione, confluita nella collana Scrittori di Calabria.
L’iniziativa delle case editrici Ilisso e Rubbettino, infatti, è volta a riscoprire gli scrittori locali e a valorizzare opere che nel tempo sono state, se non del tutto dimenticate, messe in secondo piano. Un volume dotato di utili note biobibliografiche, impreziosito inoltre da Prefazioni di spessore e particolarmente accurate e, infine, dal prezzo accessibile: tutti segnali del nobile intento di restituire a scrittori come De Angelis il ruolo che meritano, al fianco dei grandi classici nazionali. Ci auguriamo, quindi, che tali pubblicazioni possano proseguire ed essere prese come esempi da altre realtà editoriali, allargando il progetto alle altre regioni italiane.

Emiliano Peguiron

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 180, settembre 2022)

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