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A. XIII, n.146, novembre 2019
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Storia (a cura di La Redazione) . A. XIII, n.146, novembre 2019

Zoom immagine Un forte disagio
blocca la mente:
sì, si può vincere

di Michela Mascarello
Per Città del Sole Edizioni una storia
sulla lotta contro fobie e depressione


La vita è fatta di alti e bassi, si sa. Non sempre ci si alza al mattino sorridenti e pimpanti, ma il malumore è generalmente una nuvola nera destinata a dileguarsi presto all’orizzonte. Non per tutti, però, è così. Ci sono diverse persone per le quali le giornate buie sono la consuetudine, per le quali sorridere non viene spontaneo e l’animo quasi mai è leggero. Costoro, spesso, provano vergogna a esternare i propri stati d’animo e problemi e perciò si rinchiudono in se stessi, non facendo altro che peggiorare la situazione.
Al giorno d’oggi, sono molte le persone affette da disturbi psichici relativi all’umore, pensiamo a chi soffre d’ansia, attacchi di panico e depressione. Esistono numerosi testi di natura scientifico-divulgativa che ne trattano, ma per una comprensione più immediata e concreta è probabilmente più utile addentrarsi nella lettura di qualche romanzo incentrato su questi temi: del resto, il linguaggio narrativo è da sempre la modalità previlegiata dall’essere umano per trasmettere sapere ed esperienza.
Un’opera interessante sull’argomento è quella di Giuseppe Corallini, Un ombrello per ripararsi dalla pioggia (Città del Sole Edizioni, pp. 240, € 14,00).

Una vita schiava della paura
Protagonista della storia – appartenente alla nostra “Scuderia letteraria” – è Valerio, un ragazzo umbro che studia Economia a Roma. Da parecchi anni soffre di vari disagi psicologici – innumerevoli fobie, attacchi ossessivo-compulsivi, uno stato frequente di abulia – che ne condizionano fortemente l’esistenza: conduce una vita molto isolata ed estremamente monotona, incentrata sullo studio e poco altro, non ha relazioni sociali, esce di rado di casa e solo fra i muri domestici si sente al sicuro. Appassionatosi all’arte culinaria, è spensierato solo davanti ai fornelli. Certe volte, per Valerio è veramente difficile trovare la forza di alzarsi dal letto per affrontare una nuova giornata; prigioniero delle sue paure e dei suoi schematismi mentali, brancola nel buio e non sa trovare una via d’uscita.
Gli appare qualche spiraglio di luce quando decide di riprendere i contatti con il suo caro amico d’infanzia Domenico. Sotto i suoi incitamenti, Valerio inizia a uscire un po’ dal suo guscio e ha anche occasione di conoscere una ragazza che suscita il suo interesse, Silvia, molto spigliata ed estroversa, proprio il suo opposto. La situazione sembra per lui pian piano migliorare, anche se periodicamente le sue paure tornano a farsi sentire; tuttavia Valerio impara ad analizzarne le cause scatenanti e le possibili soluzioni e in questo modo acquista maggiore controllo e sicurezza di sé. Col passare del tempo, le sue giornate positive superano di gran lunga quelle negative e Valerio comincia finalmente ad assaporare la bellezza di sentirsi libero e padrone del proprio destino.

Con la determinazione niente è impossibile
Come anche lui confessa esplicitamente, Valerio è «una persona che è dominata dalla paura», e lo è a tal punto da essersi convinto di essere malato e di non poter avere neanche in futuro un’esistenza “normale”. Ma i concetti di malattia e di normalità sono alquanto opinabili e soggettivi. Dopotutto, ognuno di noi possiede delle stranezze e la presunta “normalità” in fondo non esiste, è solo un insieme di clichés propri di un certo segmento spazio-temporale; così come spesso i presunti malati si rivelano essere dei “malati immaginari” e il disturbo di cui soffrono non è che un’inettitudine alla vita di sveviana memoria.
In maniera semplice e diretta, il romanzo fornisce dei suggerimenti preziosi a quanti, come il protagonista, si trovano in situazioni difficili e non sanno come uscirne. Innanzitutto, dare un nome e circostanziare le proprie fobie aiuta a capire più chiaramente il modo di fronteggiarle; e poi, occorre affrontarle vivendo: «… ogni volta che senti che la paura ti vuole indurre a rinunciare a qualcosa tu affrontala e vedrai che sarà la paura a darsela a gambe levate, ma fino a quando tu fuggi non sarai in condizioni di guardarla in faccia e affrontarla». Comunque, ciascuna persona è diversa dalle altre e deve comprendere dentro di sé quali siano le vie d’uscita più congeniali per lei: per Valerio, per esempio, queste sono una profonda devozione spirituale e l’affettuosa vicinanza di Domenico e Silvia.

La speranza e il conforto alleati fondamentali
Due sono le lezioni principali che il romanzo intende comunicare. Come prima cosa, mai darsi per vinti in partenza e persuadersi che un problema, per quanto complesso e opprimente, non sarà mai insormontabile: nulla è impossibile, a patto però che si è positivi e ottimisti, perché «lo stato d’animo è determinante in tutto ciò che facciamo». La seconda è che non bisogna tenersi tutto dentro, ma confidarsi con qualche persona cara: il confronto reciproco aiuta sempre e fa capire che nessuno è solo e che, in fondo, siamo tutti simili («Siamo diversi dagli altri, quando teniamo tutto dentro. Ci costruiamo un mondo immaginario, inaccessibile e forse proprio lì sta la trappola»).
Come Valerio, ciascuno di noi, se non l’ha già fatto, deve impegnarsi a costruire il proprio ombrello personalizzato per ripararsi dai giorni di pioggia che inevitabilmente la vita ci riserva.

Michela Mascarello

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 145, ottobre 2019)

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