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Editoria varia (a cura di Manuela Mancuso) . A. IX, nn. 95/96, lug/ago 2015

Zoom immagine La coscienza per Stanislav Grof:
un nuovo metodo per guardare
dentro noi stessi e percepirsi

di Maristella Occhionero
Respirazione olotropica e spiritualità
in un saggio edito da Spazio Interiore


«Finché non cambieremo il nostro modo di pensare, psichiatria e psicologia non saranno in grado di comprendere realmente la natura e l’origine della spiritualità, né sapranno apprezzare il ruolo importante che essa svolge nella psiche umana e nello schema universale delle cose». Queste le parole che compaiono sul retro della copertina dell’ultimo testo di Stanislav Grof.
Considerato il padre della psicologia transpersonale e della respirazione olotropica, Grof ha pubblicato oltre centocinquanta articoli su varie riviste professionali e più di venti libri che sono stati tradotti in diverse lingue. Il suo ultimo lavoro, La nuova psicologia (Spazio Interiore, pp.88, € 10,00), si prefigge di fare il punto sugli sviluppi delle ricerche svolti durante il corso della sua carriera in materia di stati non ordinari della coscienza, da lui stesso definiti olotropici.

Il termine “olotropico”
Questo termine fu coniato dallo stesso Grof a partire dalle sue ricerche relative alla guarigione, alla trasformazione e al potenziale evolutivo degli stati non ordinari di coscienza. Addentrandosi nell’argomento si rese conto di come la definizione “stati alterati della coscienza”, utilizzata nella medicina tradizionale, avesse un’accezione negativa o comunque facesse percepire questi stati come qualcosa di deviato dal “giusto” o dal “normale” modo di vivere se stessi. Anche la definizione “stati non-ordinari della coscienza” non convinse Grof in quanto troppo generica e da qui l’esigenza di coniare una nuova terminologia. Con “olotropico” Grof fa riferimento a quegli stati sperimentati dagli sciamani novizi durante le crisi iniziatiche e che si possono ritrovare in moltissime culture antiche oltre che in varie religioni come l’induismo, il buddismo, il giaianismo, il taoismo, l’islam e così via. Stando le cose in questa maniera, Grof ritenne necessario distinguere questo tipo di esperienze dalle manifestazioni di malattie mentali o simili; olotropico, infatti, significa letteralmente “orientato verso la totalità” o “in movimento verso la completezza”, uno stato, quindi, che aiuta a mettersi in contatto con la totalità del proprio essere.
Gli stati di coscienza olotropici, riconosciuti inizialmente solo da alcune antiche culture, approdarono così all’interno della psichiatria e della psicoterapia. Questo accadde nella seconda metà del XX secolo grazie alla ricerca psichedelica all’interno della quale si inserì negli anni Cinquanta lo stesso Grof.

La respirazione olotropica
Negli anni Settanta Grof, insieme a sua moglie Christina, cominciò a lavorare con la respirazione olotropica, un nuovo metodo di terapia e di autoesplorazione che i due svilupparono insieme all’Esalen Institute di Big Sur in California. Questo metodo si differenzia dalle tecniche psichedeliche perché non utilizza sostanze che alterano la mente per indurre gli stati olotropici, ma una combinazione di respirazione più veloce, musica evocativa e un lavoro sul corpo per il rilascio delle energie.

La coscienza
La domanda che Grof pone nel suo testo è: siamo certi che la nostra coscienza abbia origine dal cervello?
«Ci sono numerose prove cliniche e sperimentali che mostrano correlazioni profonde tra l’anatomia, la fisiologia e la biochimica del cervello da un lato, e gli stati di coscienza dall’altro. Tuttavia, nessuno di questi risultati dimostra inequivocabilmente che la coscienza sia in effetti generata dal cervello».
In alcune circostanze, infatti, come ad esempio le esperienze fuori dal corpo che possono verificarsi spontaneamente o in varie situazioni che le facilitano (come, ad esempio, nelle trance sciamaniche, nelle esperienze di premorte, nell’ipnosi, ecc.), sembra proprio che la coscienza possa operare indipendentemente dal suo substrato materiale e che possa svolgere funzioni che vanno al di là delle capacità cerebrali.

Stati di coscienza olotropici e disturbi emotivi e psicosomatici
A differenza delle terapie verbali – quali la psicanalisi classica che vede come causa dei disturbi emotivi e di quelli psicosomatici traumi vissuti nell’infanzia e nella fanciullezza o dinamiche interpersonali interne alla famiglia d’origine; o le terapie rankiane e junghiane che vanno al di là della semplice biografia postnatale scavando più nel profondo –, i metodi che coinvolgono gli stati di coscienza olotropici hanno la peculiarità di far emergere stati dell’inconscio assolutamente inaccessibili con le consolidate terapie che si basano per lo più sul dialogo tra terapeuta e paziente.
Fermo restando che in una fase iniziale di questi metodi ciò che emerge, il più delle volte, sono proprio i problemi legati all’infanzia e alla fanciullezza, è pur vero che con l’andare avanti della terapia si riesce a giungere agli strati più profondi dell’inconscio fino ad arrivare alle radici dei problemi stessi, che spesso si trovano a livelli perinatali o transpersonali della psiche.

Il ruolo della spiritualità
Grof afferma che nel mondo attuale sembra non esserci più posto per la spiritualità: credere in Dio o in qualche divinità, nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte, nel karma o nella reincarnazione, infatti, viene spesso considerato tipico di persone “disadattate” che preferiscono non confrontarsi con la realtà o che si sono rinchiuse in un mondo di fantasie infantili. Lo studio degli stati olotropici, però, ha modificato completamente questa concezione, perché chi ha avuto esperienza di questi stati ha sperimentato spesso visioni di Dio, di esseri divini o demoniaci o di entità ultraterrene di vario tipo. «La ricerca moderna ha mostrato oltre ogni dubbio che queste esperienze non sono il frutto della fantasia o di processi patologici che affliggono il cervello, bensì manifestazioni di materiale archetipico proveniente dall’inconscio collettivo, dunque componenti essenziali e significative della psiche umana».
Stanislav Grof ha delineato il suo cammino alla ricerca dell’origine della coscienza e della sua natura, lo ha fatto descrivendo vari approcci, teorie ed esperienze personali e ha reso questo suo percorso estremamente interessante e capace di aprire gli orizzonti della mente di chi lo legge. La nuova psicologia ci mostra nuovi aspetti di una materia sempre in via di sviluppo come la psicologia e ci mostra nuove frontiere e punti di vista, magari difficili da comprendere di primo acchito, ma che sicuramente incuriosiscono e fanno pensare, portando a sperimentare un’affascinante fusione tra psiche e spiritualità.

Maristella Occhionero

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 96, agosto 2015)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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