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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

Parola di vita: l’impegno
politico e sociale
di un giornale cristiano
che sfidò il fascismo

di Federica Lento
Edito da I quaderni di Parola di vita, un libro che, tramite le vicissitudini
di un periodico, racconta anche la storia e la vita di una città: Cosenza


Il primo maggio 1925 un piccolo gruppo di giovani di Azione cattolica della città di Cosenza decise di fondare un giornale che esprimesse il credo di quella piccola comunità: fede nella parola di Cristo, animazione del proprio tempo e laicità. Un giornale di ispirazione cristiana volto però, come si evince sin dal nome, Parola di vita, ad affrontare i temi del quotidiano, i problemi culturali, sociali, economici e politici di una modesta realtà, e soprattutto aperto al dialogo. Questa esperienza è raccontata da Lorenzo Coscarella e Alessandra Pagano nel libro Parola di vita dal 1925. Una storia che continua (I quaderni di Parola di vita, pp. 126, € 1,00).

Le origini
Parola di vita è il giornale più longevo della storia editoriale della diocesi di Cosenza e ha pubblicato nel corso degli anni numerosissimi articoli che testimoniano non solo la storia della chiesa di Cosenza ma anche dell’intera città. La testata nasce a tre anni dall’ascesa al governo del Fascismo, in un periodo, quindi, in cui la libertà di stampa aveva subìto già numerose restrizioni. L’esigenza di poter esprimere e raccontare, perciò, era ancora più forte. Il giornale aveva una veste grafica molto semplice: veniva stampato, come molti altri all’epoca, su quattro facciate e riportava come sottotitolo «periodico bimensile di azione giovanile cattolica», mentre di lato si specificava il prezzo dell’abbonamento annuale di sei lire. Il primo direttore fu Natale Eugenio Pietramala, cui successe, tra il 1929 e il 1935, don Angelo Sironi. Interessante era il Notiziario, rubrica che raccoglieva le informazioni dei diversi paesi in contatto con la diocesi, affinché anche i centri più piccoli potessero avere la loro voce.

La storia di un giornale, la storia di una città antifascista
Nel corso degli anni, il periodico era diventato un vero e proprio punto di riferimento per gli oppositori del Fascismo, tanto che nel volume Cosenza. Storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, lo storico Fausto Cozzetto ha dichiarato: «Sulle colonne del periodico cattolico Parola di vita, Federico Sorbaro, Luigi Nicoletti ed Eugenio Romano scrissero le pagine più belle dell'antifascismo cosentino». Parola di vita era rimasto l’unico giornale libero della città, poiché, non essendo periodico di partito, non era stato assoggettato al controllo del regime, diventando punto di riferimento anche per i colleghi antifascisti milanesi Luigi degli Occhi e Carlo Ricci. I primi contrasti veri e propri con il regime cominciarono nel 1929 quando venne pubblicato l’articolo a firma “Colui”, che definiva il capo del governo un «tristo arnese», scontrandosi con il giornale rivale della città, Calabria Fascista. Moltissimo il giornale si spese contro le teorie naziste sulla razza, contestando la natura ridicola del concetto di “razza pura”. Il 30 settembre 1938 si raggiunse il culmine della polemica contro le idee naziste con l’articolo dal titolo Gli ariani e il loro inventore, a firma di Nicoletti, in cui si sottolineava come l’arianesimo fosse stato male interpretato: «Gli Ariani esistono allo stesso grado degli Iperborei, dei Lillipuziani e dei Giganti danteschi. Sono, cioè, spiritose invenzioni dei poeti, e d’altri sapienti famosi: così almeno pensava il loro inventore».

Tra chiusure e riaperture
Alla fine, Nicoletti fu costretto ad abbandonare la direzione del giornale e si trasferì a Galatina a insegnare. Dal numero del 20 dicembre 1938, don Eugenio Romano proseguì sulla linea iniziata dal suo predecessore, sebbene in maniera più contenuta. Tra i vari cambiamenti ci fu anche quello del nome che, tra il 1944 e il 1945, divenne Civiltà. Dopo la Seconda guerra mondiale la testata si interessò di temi nazionali come le elezioni del 1948, con un occhio però sempre attento alle questioni locali. Tra il 1959 e il 1966, grazie a don Serafino Sprovieri, il periodico, che intanto aveva ripreso il vecchio nome, per un certo periodo si fuse con il giornale della diocesi di Reggio Calabria, La Voce di Calabria. Agli inizi degli anni Settanta uscì in modo saltuario, ma nel luglio del 1975 ritornò alla regolare distribuzione riprendendo la sua missione costante di rivista di approfondimento bimestrale interessata alla società. Le pubblicazioni furono nuovamente interrotte nel 1980 per poi riprendere nel 1999. Nel 2003 ci fu un nuovo cambiamento di nome, che divenne Le due città. Nuova sospensione si ebbe nel 2007, ma l’anno successivo monsignor Salvatore Nunnari decise di riprendere il progetto, ripristinando il nome d’origine che tuttora rimane tale.

Parola di vita oggi
Obiettivo attuale del giornale è ancora di più quello di muoversi tra la gente, di raccontare la realtà territoriale: si trattano temi come la condizione dei rom a Cosenza, il pericolo dei terremoti in Calabria, l’emergenza rifiuti. Non solo territorio locale, però: il giornale rimane fedele ai suoi trascorsi antifascisti, pubblicando ad esempio diversi reportage sull’argomento, uno su tutti quello sul campo di concentramento di Dachau.
Nel 2013 il giornale si è aggiudicato il prestigioso Premio nazionale per i giornali cattolici promosso dalla Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), in collaborazione con il Servizio promozione sostegno economico alla chiesa della Cei, grazie all’articolo dal titolo Don Bruno sacerdote in mezzo ad un popolo, a firma di Debora Ruffolo, che racconta la missione del sacerdote di Paola e dell’apertura della mensa Caritas.

Federica Lento

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 90, febbraio 2015)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT