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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

Guerra alla vivisezione.
Una battaglia vinta
dopo l’orribile caso
dell’azienda Green Hill

di Federica Lento
Un saggio edito da Sonda fa luce sulla raccapricciante pratica
della sperimentazione sugli animali, rivelandone ipocrisie e alternative


Per molti mesi l’attenzione pubblica del nostro paese, poi estesasi anche a livello internazionale, si è concentrata sul caso dei beagle negli allevamenti di Green Hill, grazie anche alle inchieste di giornali e programmi televisivi. Si tratta del caso dei cuccioli utilizzati dall’azienda situata a Montichiari (Bs) che li allevava per i laboratori di vivisezione. Benché in Italia esista il divieto di allevamenti come Green Hill e benché sia diminuito l’utilizzo di animali per la vivisezione, ancora quasi novecentomila animali ogni anno vengono sacrificati per la ricerca. Due protagonisti della battaglia antivivisezionista hanno deciso di scrivere un testo per raccontare la vicenda e far capire l’assoluta inutilità dei certi metodi. Gianluca Felicetti, presidente della Lega Anti-Vivisezione, e Michela Kuan, biologa e responsabile nazionale Lav del settore Vivisezione, sono dunque gli autori di Oltre il filo spinato di Green Hill. La vivisezione esiste ancora. Come e perché superarla (Sonda, pp. 144, € 12,50). Nel saggio si racconta la storia, si forniscono i numeri e le normative vigenti circa la vivisezione, spiegando come questa sia uno strumento poco scientifico che va semplicemente abbandonato, poiché esistono delle alternative, come test in vitro, i microcircuiti con cellule umane, gli organi bioartificiali e i microchip al Dna.

L’Italia come paese obiettore
L’Italia è l’unico paese a garantire per legge a studenti e ricercatori il diritto all’obiezione di coscienza alla vivisezione. Di contro, però, nell’Unione Europea 12 milioni sono gli animali vittime ogni anno, nonostante direttive diverse nel corso degli anni e soprattutto le manifestazioni e le iniziative dei cittadini. Il libro è importante perché permette di prendere coscienza del dolore provato dagli animali, ponendo dunque una questione etica, e presenta l’opinione dei ricercatori, con i loro nomi e i loro volti e le testimonianze dei malati, oltre alle proposte alternative e alle denunce degli attivisti, insieme all’impiego trasparente dei fondi per la ricerca.

I beagle di Green Hill e la questione etica
Cuccioli spaventati. Negli occhi la rassegnazione di essere nati per soffrire. Cuccioli che non sapevano cosa volesse dire camminare su un prato, vedere la luce del sole, ricevere una carezza o semplicemente essere liberi di muoversi, finché la battaglia animalista e antivivisezionista li ha liberati, ha permesso loro di andare oltre il filo spinato dell’azienda, tra mani pronte ad adottarli. Dopo anni di proteste da parte delle Associazioni antivivisezioniste che chiedevano la chiusura di Green Hill, nel luglio 2012 la Procura della Repubblica di Brescia ha affidato la custodia giudiziaria di tutti i beagle a Lav e a Legambiente. Ben 2.639 cani sono stati messi in salvo e affidati a famiglie nel giro di poche settimane. La clamorosa vicenda di Green Hill porta quindi a considerate il tema dell’obiezione di coscienza rispetto alla vivisezione.
Nella Prefazione al testo, Susanna Penco, biologa affetta da sclerosi laterale amiotrofica, lamenta l’ipocrisia con cui si giustifica il sacrificio delle cavie, e lo fa da un punto di vista forte, quello di una persona che ha bisogno della ricerca e della sperimentazione, ma di una sperimentazione che non leda un altro essere vivente: «Sacrificati, addormentati, dicevamo: è ipocrisia. Che vuol dire? Render sacro… A me il termine “sacrificio” fa venire in mente qualcosa che viene deciso da chi si sacrifica, qualcosa di volontario e consapevole… una cavia, topo, cane, gatto, scimmia che sia, cosa decide? Per chi si immola? Potrebbe farlo per i suoi cuccioli forse… ma la mia sclerosi multipla non li riguarda. Ma quello che spesso si tace è che il presunto sacrificio non serve, oltretutto, a nulla. Infatti la sperimentazione animale è un errore scientifico a cui dobbiamo porre rimedio al più presto. […] Per quanto riguarda me, nel testamento ho lasciato il mio corpo a disposizione della ricerca. Non è un gesto eroico o strano, io sogno semplicemente un mondo libero dalla sclerosi multipla, dove i malati possono non solo curarsi, ma guarire senza far ammalare nessuno».
In questo libro si elencano i fallimenti della medicina basata sulla vivisezione che, per usare le parole della Postfazione al testo del filosofo Luigi Lombardi Vallauri, «come la macellazione, è uno dei continenti sommersi di violenza su cui regge l’attuale assetto del mondo». Questo dovrebbe far cambiare idea a chi considera fondamentale e giusto usare gli animali come cavie nelle sperimentazioni scientifiche. Gli animali sono esseri che soffrono e grazie a questo libro non rimarremo indifferenti al loro dolore, ai loro lamenti che risuonano nelle nostre orecchie, facendoci anzi capire che, nonostante tutto, ancora si fidano di noi: «Spasmi, rantoli e urla sono espressioni universali di ciò che provano e anche sotto i ferri i cani leccano le mani ai loro vivisettori perché, nonostante tutto, quelle mani rappresentano il loro unico mondo».

Federica Lento

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 90, febbraio 2015)

Collaboratori di redazione:
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