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Anno IX, n 90, febbraio 2015
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Home Page (a cura di Ilenia Marrapodi) . Anno IX, n 90, febbraio 2015

Zoom immagine Abbandonare la terra d’origine
alla ricerca di una vita migliore

di Gian Mario Nucci
Un’adolescente scappata dall’Albania e caduta nel triste circolo
dello sfruttamento. Un romanzo di Paola Picciocchi, da Kimerik


Dalla cruda miseria di un’Albania che non spera più, all’incubo dello sfruttamento fisico e morale fino ad un possibile, ma difficilissimo riscatto. La storia narrata potrebbe essere tratta da una qualsiasi cronaca dei nostri giorni, ma riesce invece a distaccarsi dal mero appiattimento sulla realtà attuale grazie alla fantasia della sua autrice che crea un’invenzione letteraria, insieme credibile e lieve, come la grazia e la bellezza della sua protagonista.
Iuliana, una giovane e bellissima donna appunto, non accontentandosi dell’impossibilità di futuro che caratterizza la sua terra, l’Albania in una profonda crisi economica, rimane preda delle lusinghe di un uomo che le promette una vita migliore in un paese lontano: una fuga nella notte verso quello che si rivelerà essere un destino di prostituzione e di ancor più “nera” miseria morale.
Soltanto la fantasia e il coraggio di credere nuovamente nell’amore potranno condurre Iuliana verso un nuovo possibile, benché faticoso perché conquistato a caro prezzo, destino di felicità.
Si potrebbe riassumere così La forza della fantasia. Cammino dagli incubi ai sogni (Kimerik, pp. 208, € 14,50), il romanzo di Paola Picciocchi, di cui, di seguito, riportiamo la Prefazione a cura di Gian Mario Nucci.
L’autrice, redattrice de Il Sole 24 Ore, ripropone con la casa editrice Kimerik la seconda edizione, rivista e aggiornata, di questo suo romanzo che ha ancora molte cose da raccontarci.

Bottega editoriale


Prefazione
Un romanzo, pur essendo per lo più opera di fantasia, ha quasi sempre un aggancio con la realtà e può dimostrarsi un valido stimolo alla riflessione sul mondo che ci circonda. D’altronde, offrire al lettore la possibilità di trascorrere piacevolmente alcune ore del proprio tempo scorrendo le pagine di un libro è certamente la prima intenzione di ogni autore. Con La forza della fantasia. Cammino dagli incubi ai sogni, Paola Picciocchi, con lo stile diretto e volutamente colloquiale che la contraddistingue, riesce mirabilmente a centrare entrambi gli obiettivi.
Il dramma concreto dello sfruttamento di giovani donne, per lo più straniere, nel crudele e ignominioso mercato della prostituzione, offre lo sfondo al racconto imperniato, pur senza riferimenti diretti a fatti di cronaca, sulla vicenda di Iuliana, ragazza albanese sfuggita alla miseria del suo paese d’origine, inseguendo un sogno e ritrovatasi vittima di un sistema perverso.
La povertà di nazioni come l’Albania, sprofondate in severe crisi economiche, dove soprattutto alle giovani generazioni è negata qualsiasi possibilità di realizzare i propri sogni e di traguardare un futuro sostenibile, è l’altro aggancio con un contesto che ci interroga tutti e che, attraverso il testo, offre lo spaccato di una società segnata da una sorte di destino malevolo che non può che generare incubi in chi vi vive disperato, spingendo alla fuga.
È poi immancabile, ma perché così è la realtà, il male rappresentato da personaggi senza scrupoli – nel romanzo, a interpretarlo è il bello e ammaliatore Marus – che sfruttano, prima che il corpo, la disperazione delle loro vittime, facili prede quando sono confuse dal sogno di una vita migliore.
Tutto ciò si ritrova nelle pagine scritte che seguono, distribuito in un ponderato equilibrio tra sogno e realtà, come già sottolineato; proposto nell’incontro tra il bene e male; sperimentato nelle scelte che innanzitutto Iuliana opera tra paura e coraggio, tra rassegnazione e volontà di riscatto.
Appunto un “viaggio” tra incubi e sogni è quello raccontato nel romanzo, la cui forma stilistica accompagna il lettore catturandone l’attenzione. Un viaggio iniziato in una terra troppo povera per una ragazza bella, qualità non sempre foriera di successo, che ha la legittima aspirazione a cambiare, a migliorare, e che, come spesso capita ai giovani, non si accontenta. A Iuliana non basta l’amore della madre. Ella è sorda ai consigli di chi la conosce, le vuole bene e la mette in guardia contro i pericoli di una fuga verso un mondo sconosciuto. A lei, che sente forte il richiamo dell’avventura come unica possibilità di riscatto da un’esistenza anonima, stanno stretti i confini del suo piccolo paese d’origine.
Ma l’avventura, iniziata con le malie di un giovane che le promette un futuro alla sua altezza in una grande città, ben presto da sogno si trasforma in incubo. Già nella partenza – di notte, alla chetichella, e nell’assoluto riserbo – si leggono i prodromi del dramma che seguirà. Violenze, soprusi, tradimento della fiducia il costo da pagare per una vita che nulla ha a che vedere con quella a cui Iuliana aspirava e che è addirittura peggiore di quella lasciatasi alle spalle.
La storia a questo punto potrebbe considerarsi conclusa tragicamente, come troppo spesso avviene nella realtà vera. In quella romanzata, invece, si apre uno scenario diverso che la scrittrice offre al lettore attraverso un percorso segnato da step successivi in un crescendo che, ancora una volta, risulta avvincente.
Di fronte alla disperazione della sua drammatica condizione, Iuliana opera una nuova fuga e si rifugia nella fantasia. Le è sufficiente un block notes su cui scrivere per crearsi un mondo fantastico in cui trovare protezione.
La vita non è però sempre matrigna e, a volte, offre inaspettatamente delle occasioni di riscatto. È quello che capita alla nostra protagonista e, strano a dirsi, l’opportunità di ricominciare le è data proprio dalla vita che è costretta a condurre e che mai avrebbe voluto fare. Un incontro fortuito con chi ha scelto di opporsi a quanti sfruttano le ragazze come Iuliana, la pone di fronte a un nuovo bivio: restare rinchiusa nell’incubo che l’ha resa prigioniera in una trappola che sembra inviolabile o provare a scardinarne l’uscio per ritrovare l’agognata libertà.
Una scelta non facile, come tutte quelle che segnano la vita di ciascuno e che spesso, per essere compiute, hanno bisogno del conforto e del sostegno di qualcuno. E qui si inserisce un altro elemento a rendere più appassionante la storia: l’amore. In ciò la giovane donna, bella ma finora indifesa, troverà il coraggio per vincere la paura, altri due elementi saggiamente miscelati nel romanzo, come si è già avuto modo di sottolineare. Come, non è necessario scriverlo in una prefazione ma il lettore potrà scoprirlo continuando a seguire il filo della narrazione che assume, nei suoi ultimi passaggi, anche i lineamenti di un noir dove si delineano, grazie anche a qualche altro personaggio, i contorni del riscatto di Iuliana. Con quali conseguenze, lo lasciamo alla lettura.
Da ultimo, preme sottolineare che il romanzo di Paola Picciocchi non è un racconto fine a se stesso. La fantasia dell’autrice vi gioca l’importante compito di aprire una luce, seppur attraverso l’invenzione letteraria, su una realtà che è drammaticamente presente nelle cronache di tutti i giorni. Un contributo importante, quindi, per stimolare nel lettore una serie di riflessioni su quanto grave sia, ad esempio, l’indifferenza con cui nella nostra società moderna si guarda, o meglio, si rifiuta di guardare al dramma di chi è meno fortunato. Un invito a cercare di comprendere certi fenomeni informandosi, condividendo quando è possibile, per non correre l’altro grave rischio di farsi guidare dal pregiudizio quando una crisi, quale ne sia la scaturigine, investe anche l’ambiente in cui viviamo rendendo il diverso un pericolo da contrastare e isolare, a prescindere.
Se una morale si può riconoscere al romanzo, che resta innanzitutto e comunque una piacevole lettura, sta in una semplice frase: “Si può fare di più!”.

Gian Mario Nucci

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n.90, febbraio 2015)

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