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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

Un’amicizia negli anni
subisce mutamenti,
trasforma il cuore,
e unisce due donne

di Pamela Quintieri
Da Narrativaepoesia, un racconto intenso e fragile di grande umanità
come l’esistenza femminile, complessa e mai paga, sa esprimersi


È la solitudine a muovere le fila di questo racconto aspro e pungente come la malinconia che si annida nell’intimo degli esseri incompresi, ma proprio quel senso di vuoto, di immensa trascuratezza dell’anima che spinge gli uni verso gli altri, sbagliati o ingiusti forse, semplicemente trascina le cose, e con esse gli eventi, a disegnare la parabola di un’esistenza.
La vacuità e il tormento, che sono peculiari delle creature del nostro secolo purtroppo altero e immediato eppure così tremendamente vago e incerto, definiscono i contorni e le ragioni dell’esistere.
Si ricerca costantemente qualcosa che vibra, che si isola, che respira dentro di noi avvicinandoci alla nostra immagine speculare o dissimile. La comprensione o il rifiuto alimentano dunque il nostro cuore, talvolta spento o avido, talaltra rigoglioso e florido di sentimenti pregiati e rari, quando solo l’amicizia, che arriva inattesa e sorprendente, può allontanarci dall’abisso.
«Erano anni ormai che non la vedeva in quelle condizioni. Pensava di averla lasciata felice al paese mentre lei viveva la sua vita romana e ritrovarla lì triste e preoccupata non l’aiutava a vivere con tranquillità la pausa sabbatica a cui era dovuta ricorrere. Il distacco dal suo lavoro all’università e dalla sua quotidianità per un periodo utile che le permettesse di riprendere forza e vigore cercando nella sua casa, l’unico contenitore capace di lasciar decantare le sue ansie, il suo momento particolare e decisivo».

Un valore indistruttibile
Seguiamo così l’evoluzione di due giovani anime, Gaia e Miriam, dalla fanciullezza alla maturità di donne, protagoniste del romanzo di Assunta Orlando Ci penserò domani (Narrativaepoesia, pp. 108, € 12,00). Due vite vibranti, due identità che si legano in un sentimento singolare e unico che le accompagnerà per tutta la vita. Si tratta di una narrazione veloce e intensa che non annoia affatto, ma anzi sa ben commisurare momenti di grande tensione ad altri di perfetta sintonia e poesia.
Lo stile è armonico, incalzante e attuale, la sintassi sciolta ed espressiva. Spesso la dolcezza del sentire il dolore dell’altro avvolge la trama e si abbandona a momenti di tenerezza e di complicità. «La loro unione, una strana alchimia che nell’amicizia trovava il valore relativo alle loro reciproche aspettative, era sincera e leale. Un’amicizia senza data di scadenza che includeva un rapporto paritario, anche se di paritario, tra Gaia e Miriam, non c’erano che l’affetto e la reciproca generosità, e benché giudicata dagli altri potenzialmente rischiosa a causa delle loro storie così diverse, la loro unione con gli anni era diventata una certezza».
L’approfondita introspezione psicologica dei due personaggi principali ha da un lato il merito di avvicinare il lettore alla storia narrata, alla profondità dei meccanismi decisionali e di razionalità messi in atto, dall’altra quello di spingerlo all’approfondita riflessione. Dai patimenti e dalla sorte che si abbatte rovinosamente su taluni personaggi, è come se l’autrice accendesse una luce su temi non facili, seppur di grande attualità, che legano profondamente il testo al nostro secolo, quali la disoccupazione, la crisi del lavoro e della famiglia, ma anche in alcuni casi molto complessi e delicati, come ad esempio l’adolescenza, il rapporto genitori-figli e infine l’alcolismo e la pedofilia.

Conclusioni
La storia si dirama, così fitta e densa di particolari, tra l’amore e il suo contrario, tra il già detto e la scoperta di verità nascoste, fino al finale che mantiene col fiato sospeso.
Allora si liberano delle domande: quanto sono vicine le famiglie ai giovani, alla complessità del loro sentire? Quanto siamo in grado noi adulti di sostenerli? Quanto possiamo noi stessi fronteggiare le difficoltà che la vita ci pone dinanzi? Spesso ci basta forse un semplice aiuto per non dire “Ci penserò domani”, per farci trovare in noi stessi la forza di affrontare il destino. Il romanzo sembra suggerirci che a volte bisogna essere più forti e determinati del caso e delle avversità per sovvertire le regole del gioco. Ma il libro di Assunta Orlando non è solo questo sguardo critico sulle possibilità negate ed inespresse, è un occhio vigile sulla vita e sul valore che ad essa è commisurato, su quanto si possa lottare per liberarsi dalle catene che il fato ci riserva. In questo senso Ci penserò domani è una spinta ad affrontare il futuro senza abbandonarsi mai a una resa facile.
«Seguì con lo sguardo l’amica mentre scendeva le scale e si dileguava dietro il muro di cinta della proprietà. Con il mento appoggiato alla soglia continuò a guardare fuori. In strada, buste della spesa, ombrelli chiusi gocciolanti, passi affrettati e vocio di bambini con gli zaini sulle spalle animavano quella parte del paese. Il vento che ora soffiava sul suo viso come con un colpo di spugna aveva ridato il blu al cielo. “Che bello!” pensò. Dopo il temporale viene sempre il sereno e prima o poi sarebbe arrivato anche nella sua vita». È un peccato che un testo così coinvolgente presenti alcuni errori di natura tecnico-editoriale e anche uno di natura grammaticale.

Pamela Quintieri

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 88, dicembre 2014)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT