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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

La poesia come mezzo
per elevarsi dal dolore,
originale e prodiga,
in una scrittura nuova

di Pamela Quintieri
Da Pellegrini editore, uno sguardo profondo sul senso delle cose
che ragguaglia, conforta e getta luce sull’intimità del genere umano


«Giunto alla terra più dura / la calce pesante l’odore / incessante dei crepuscoli / oscura lo sguardo all’amore / più puro verso il sogno».
Illusione, gioco di luci e d’ombre, purezza incontaminata di ghiaccio o brillio sfavillante dell’abisso più cupo dell’inferno, la nostra vita si alimenta di emozione e, con essa, di sogno, di tutto quello che raggiunge l’animo per elevarlo ed aprirlo al mondo.
Ricettacolo spento che sia o pulsante, vibrante di ansia e di dolore, l’animo accoglie queste liriche attente, dinamiche, scattanti eppur sempre coinvolgenti che seducono i sensi e li irretiscono.
Si tratta della silloge di Michele Ciliberto, Golgota (Pellegrini editore, pp. 88, € 14,00), che si cristallizza come un piccolo scorcio di originalità stilistica in un panorama poetico che si abbandona raramente alla sorpresa.
E la parola viene scolpita, lavorata, costruita come se sgorgasse da una parte di noi stessi che nemmeno conosciamo ma che pur ci appartiene… perché la percepiamo e la ascoltiamo profondamente nostra, vicina, emozionale.
«Eppur conoscevi la vita / nel suo più umile gesto / sapevi la notte incontaminata / e né la paura e né la morte / turbavano le più innocenti / puerili tue lotte».
Sono versi sempre potenti e carichi di esplosioni sensoriali, costruiti con armonia e ritmo e soprattutto legati l’uno all’altro da una sorta di consequenzialità tanto da poter essere letti senza alcuno stacco o pausa.

L’autore
Michele Ciliberto è un giovane autore di trent’anni, originario di Catanzaro. L’amore per la lettura ha da sempre contraddistinto la sua formazione culturale, al principio concentrandosi sulla predilezione per l’economia e la politica, tanto da portarlo a ricoprire il ruolo di presidente della Consulta provinciale studentesca di Catanzaro, durante gli anni degli studi liceali, forgiato dalla lettura in primis di Marx, per poi approdare alla lirica poetica di Baudelaire e Pasolini.
Pur trattandosi con, Golgota, della pubblicazione della sua prima silloge, l’autore è impegnato in altre manifestazioni e attività di natura letterario-culturale, come ad esempio la realizzazione di un festival di musica indipendente nel comune di Jacurso, ma anche l’ideazione e la promozione dell’Associazione “Che cosa sono le nuvole” con sede in Lamezia Terme, dove attualmente l’autore risiede.
Nella poesia esprime il suo più profondo e personale sentire, abbandonandosi alla vitale forza creatrice del verso che incanta, raccontando la giovinezza, la vita e la sofferenza che essa partorisce. La silloge è ricca di attenzione, di sensibilità e di uno sguardo affascinato e fascinoso.
«E niente riusciva a logorare / il tuo sapere essere giovane / la tua audace vita / vissuta alba per alba / come una grande mattina / senza alcun’ombra».

Una seducente forza
Qualcosa di questa silloge scava l’anima: la tormenta, la ammalia, infine la sommerge!
Rapiti e abbagliati dalla potenza naturale della evocazione prospettico-concettuale, ci soffermiamo inconsciamente a pensare e immaginiamo… staccandoci dalla bruttura e dalla grettezza di questo mondo vuoto; magicamente la mediocrità del nostro sentire diviene rarefatta, attenuata, cancellata, come cominciassimo a percepire noi, piccoli esseri umani, emozioni per la prima volta!
«Io non so più / non so più la libertà / d’essere fragile e felice / e cadere e ricadere / fra le steppe del cuore / fra le distese d’infinito / voltarmi e rivoltarmi / in questo letto d’amore / a mirare il bordo / di un immenso che oggi muore».

Pamela Quintieri

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 84, agosto 2014)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT