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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

Ritrovarsi e riconciliarsi
attraverso la funzione
terapeutica e salvifica
di un’intima scrittura

di Adelina Guerrera
Da Città del sole, una profonda meditazione per indagare nel proprio Io
costruendo una nuova identità di figlia e restituendone una di madre


Ripensare al proprio passato, alle persone che hanno rappresentato nella vita un punto di riferimento, pur tra mille incomprensioni e silenzi, non è affatto semplice; in particolare, se la figura in questione è quella materna che, pur rappresentando nell’ottica comune un simbolo di protezione e sicurezza, alle volte, invece, innalza un muro di indifferenza che genera paure e sofferenze.
«Non siamo mai riuscite a parlarci come due donne che fanno esperienza di amicizia. Forse non è nella natura delle cose che accada, tra madre e figlia. Si compie solo adesso che le tue lettere, dopo tanto, sono riuscita a guardarle senza timore di sprofondare in un pozzo senza fondo. Questa scrittura è un lavoro mai concluso. Prima mi ribellavo, tornarci costava una fatica immensa. Un tempo senza fine. E il tuo? Molto più lunga e buia è stata la tua notte senza stelle. Adesso so che dalla materia informe sto cavando qualcosa e non importa sapere quando terminerà. Giungerà il momento in cui ogni tessera conquisterà finalmente il suo posto. Parlarti è una conquista. Togliersi un bavaglio. Avverto la tua presenza, senza essere una visionaria».
Queste le parole che si possono leggere nel testo autobiografico La casa dell’assenza, (Città del sole, pp. 104, € 12,00) di Ida Nucera, giornalista pubblicista che, con coraggio e determinazione, racconta la propria storia di figlia alla ricerca di una madre ormai perduta, che ritroverà attraverso la funzione terapeutica e salvifica della scrittura trasformando così il suo monologo in dialogo.

Un’intima meditazione per ritrovare una madre
Come già ribadito nel 2013 da Angela Patrono in una precedente recensione al suddetto testo sulla rivista Direfarescrivere (http://www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=159), l’autrice riscopre, attraverso alcune lettere scritte da sua madre, il modo per indagare nel proprio Io e costruire così non solo una nuova identità di figlia, ma restituirne anche una nuova di madre.
Si tratta, dunque, di due donne così uguali e allo stesso tempo diverse, unite da un legame di sangue ma lontane per colpa di un destino crudele, che compiono insieme un viaggio dentro se stesse svelando, come suggerito sul sito della casa editrice, questa «complessa e delicata tessitura» del rapporto madre-figlia raccontato mediante «emozioni vive dentro un’analisi lucidissima e, talvolta, spietata».
La loro è, quindi, una relazione conflittuale che affonda le radici nel passato, ripercorrendo, a sua volta, attraverso i ricordi, i conflitti che la madre stessa dell’autrice ha dovuto affrontare con la sua; una storia, dunque, che ne richiama un’altra e con essa si interseca.
Dal testo emerge, altresì, una scrittura profonda e meditativa in cui il tema della morte, dell’assenza, dell’oblio e del dolore vengono inquadrati in una prospettiva quasi trascendentale permettendo a quell’anima di figlia inquieta e ribelle di riconciliarsi con se stessa.

Adelina Guerrera

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 82, giugno 2014)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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