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Anno VII, n 75, novembre 2013
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Politica ed Economia (a cura di Elisa Pirozzi) . Anno VII, n 75, novembre 2013

Zoom immagine Neoliberismo
e crisi: strade
da percorrere

di Angela Patrono
Alternative al modello sociale
d’Occidente per un mondo
più equo. Da Dissensi


«La Terra soffre abbastanza per i bisogni di ciascuno, ma non per l’avidità di ciascuno». Questa pungente citazione di Gandhi apre uno squarcio problematico nel microcosmo dell’Occidente, mollemente adagiato nella sua routine basata su un consumismo sfrenato, sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse, su un bisogno impellente dell’effimero, sul profitto ad ogni costo.

In realtà la situazione occidentale non è così rosea da poterci permettere simili comportamenti. Stiamo ancora subendo, purtroppo, gli effetti devastanti della crisi economica che ha messo in ginocchio il mondo intero. Tuttavia, è necessario lasciare spazio a una riflessione ponderata e a un interrogativo: cosa, o chi, ha causato la crisi, e perché? Una risposta forte e decisa arriva dal saggio di Gianluca Ferrara, 99%. Per uscire dalle crisi generate dal sistema neoliberista. Riprendiamoci il futuro partendo dal basso (Dissensi, pp. 270, € 14,00), con Introduzione di Vandana Shiva, la nota attivista e ambientalista indiana. L’autore, laureato in Scienze politiche e direttore editoriale della stessa Dissensi, è un giornalista e scrittore impegnato in prima linea nella denuncia delle ingiustizie sociali e ambientali, sensibile ai valori della solidarietà e dell’ecosostenibilità (tra le sue opere ricordiamo anche Incenerire i rifiuti? No grazie, Edizioni Creativa e Nonostante il Vaticano, Castelvecchi).

 

Il lato oscuro del potere

Cosa rappresenta quel 99% che spicca a caratteri cubitali sulla copertina del libro, sovrapponendosi a una piramide umana? Il 99% siamo noi, è l’umanità intera. Lavoratori precari e non, studenti, disoccupati, senzatetto, tutti più o meno inconsapevoli schiavi di un sistema che accentra la ricchezza nelle mani di pochi individui senza scrupoli. Al vertice della piramide, infatti, svetta un misero 1%, minoranza che paradossalmente è in grado di decidere le sorti del pianeta: lobby finanziarie e multinazionali orientate al profitto e alla prevaricazione, che manovrano i governi come scaltri burattinai e concedono prestiti ai paesi più deboli solo per aumentarne il debito, sfruttandone la manodopera a costi irrisori. È il sistema neoliberista, che, puntando su una crescita sregolata, sta portando l’intera economia mondiale all’autodistruzione. Infatti, spiega l’autore, «la crescita è una chimera perché il Sistema è in crisi di sovrapproduzione».

Il saggio di Ferrara, pertanto, mira a sfatare i falsi miti relativi all’Occidente e a distruggere l’aura di intoccabilità che circonda la società del benessere. L’autore pronuncia verità scomode e denuncia ogni ingiustizia con coraggio e onestà intellettuale, non perdendo mai di vista i drammatici risvolti umani dello sfruttamento capitalistico. Ad esempio, scrive Ferrara, «basterebbe domandare a qualsiasi capo di stato di un paese ricco: “Perché, a livello globale, non si trova un accordo e si rinuncia ad investire per un anno in armamenti quando con quei soldi si potrebbe garantire la sopravvivenza per alcuni decenni a milioni di persone che ogni anno muoiono per fame?”». Una provocazione basata su fatti reali. Di fronte alla grave carestia nel Corno d’Africa, in corso dall’estate 2011, «i governi occidentali […] non intraprendono, a differenza della solerzia mostrata in Iraq e Afghanistan, azioni concrete atte a frenare questa ennesima emergenza umanitaria».

L’autore denuncia i meccanismi contraddittori delle grandi potenze capitalistiche, come gli Stati Uniti, che si ergono a paladini della libertà pur avendo basi militari stanziate praticamente ovunque (Italia compresa) e, con il pretesto di sconfiggere un nemico comune, portano avanti le cosiddette “guerre umanitarie”, investendo pesantemente sull’acquisto di armamenti e, di conseguenza, sulla perdita di vite umane. La retorica della “guerra giusta”, situazione particolarmente attuale, non convince Ferrara. Quello neoliberista è «un sistema ingannevole che si insidia e conquista territori e coscienze, soprattutto con la costante propaganda, facendo leva sulle voglie più banali, un sistema che inganna con la sua maschera da agnello, al di sotto della quale si cela una fiera bramosa pronta ad azzannare chi si azzarda a uscire dal gregge».

 

Una libertà fittizia

Vandana Shiva scrive nella Prefazione: «La libertà, nel nostro tempo, è stata venduta come “democrazia del libero mercato”. “Libero mercato” significa libertà per le persone di sfruttare chi vogliono, cosa vogliono, dove vogliono e come vogliono. Significa fine della libertà per le persone e la natura in tutto il mondo».

“Neoliberismo” significa libertà solamente di facciata, una libertà di comodo che salvaguarda gli interessi dei potenti. L’umanità sta recitando il copione di un inconsapevole Truman Show (quello del famoso film con Jim Carrey che Ferrara cita più di una volta), omologata dalle strategie del potere che la spingono a un consumismo illimitato. Peccato che le risorse ambientali, invece, siano limitate e rischino di esaurirsi definitivamente a causa di fenomeni nocivi quali l’emissione di gas serra e la deforestazione. Anche le piccole imprese agricole sono ormai al collasso, inglobate da multinazionali che fanno un uso massiccio di biocarburanti.

Inoltre, in barba alla Costituzione italiana, la sovranità sembra non appartenere più al popolo. Basti pensare che non esiste nessun organo europeo eletto dai cittadini: lo stesso Parlamento europeo si limita a ratificare le leggi emanate dalla Commissione. Perfino un bene primario come l’acqua ha rischiato, in Italia, di essere privatizzato per via delle pressioni dei potentati economico-finanziari!

 

Le soluzioni? Attivismo e partecipazione civica

Esiste, quindi, un rimedio per non essere risucchiati dal gorgo di una società disumanizzante come quella neoliberista? L’unica soluzione, come prospetta Ferrara, risiede in un cambiamento culturale e non solo economico: un risveglio della coscienza, una nuova consapevolezza che deve necessariamente partire dal basso, che metta al centro l’uomo e non il mercato. Il 99% può riappropriarsi della sua umanità attraverso una «mobilitazione politica non violenta», che può essere attuata con l’adozione di uno stile di vita sostenibile: puntare sulle energie rinnovabili, consumare prodotti a chilometro zero, partecipare attivamente alla vita politica esprimendo il proprio voto e, se necessario, il proprio dissenso. «Ognuno di noi può essere veramente libero e può realizzare pienamente se stesso», osserva l’autore. Una dichiarazione d’intenti che si traduce nella speranza concreta di un cambiamento e che fa del saggio di Ferrara un utile strumento di (contro)informazione, un portentoso energizzante per coscienze assopite. Per aprire gli occhi e iniziare a sognare un mondo più giusto. E per gridare insieme agli indignados: «Se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire!».

 

Angela Patrono

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 75, novembre 2013)

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