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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Corsi e concorsi (a cura di Pamela Quintieri)

La vita e l’amore infelice
in una silloge autentica:
ricchezza e tormento,
illusione e sfinimento

di Pamela Quintieri
Vincitrice di “Libera espressione” del gruppo no profit “Giveight”
Giusy Carofiglio intreccia ritmo e melodia a mosaici dolenti e lirici


Siamo poeti perché qualcosa si muove nell’animo e lo tormenta, lo tempesta e lo sconcerta col dolore del sentimento, perché, più bravi a sentire o ad intravedere delle sensazioni, sappiamo talvolta darne delle definizioni appropriate. E quando il cuore è avvolto dalla luce più accecante o dalla tenebra più profonda si sprigiona il desiderio di condividere quell’emozione intensa o fragile, necessaria o vana, immediata o ragionata. Così scriviamo per quel bisogno ineluttabile che ci appartiene, che è proprio dell’essere umano, e che permette di dare sfogo al suo patire o di condividere le gioie più immense, e la parola trascende il suo valore e diviene viva, tangibile, materiale.
«È come inginocchiarsi su altari dissacrati / è una storia invertebrata / che asciuga le lacrime ai coccodrilli. / Le falsità s’innalzano come preghiere / e i sordi / sorridono ascoltando mute parole. / Giardini bagnati, s’offendono al sole / che scotta fragili foglie.» L’arte di Giusy Carofiglio si esprime massimamente nella raccolta di versi A te (Galassia arte, pp. 80, € 16). Il titolo della silloge è stato scelto dall’autrice con l’intento di sollecitare l’attenzione del futuro lettore, di incuriosirlo e di spingerlo alla lettura. La silloge concentra movimenti estatici e vibranti mescolandoli a pensieri più crudi e realistici; domina la lettura un senso di melanconico oblio, misto al piacere acre dei sensi, alla meraviglia della concretezza, alla rigidità del sentimento che tutto sovverte e plasma.

Le liriche
«Sono l’estensione di una vita di sogni / sono il limite del tramonto / là, dove il mare bacia il cielo / dove l’occhio non ha voce e si bagna assurdamente. / Vivo, in una bocca dove la lingua non ha più suono / e sorridono gli occhi se percepiscono la luce il tuo abbaglio. / Sollevami , sono senza peso / l’ombra allungata dei passi stanchi, la porta / socchiusa dei silenzi». Sono versi intensi, che esprimono fragilità nascoste e sofferenti, altamente lirici, che bruciano e infiammano lo spirito. Quando niente trova conforto e tutto annebbia il cuore e il suo sentire.
È col cuore lacerato, squarciato nel profondo dal dolore che viviamo, divisi e sfuggenti, i sospiri dell’anima ci segnano e ci cambiano, sentiamo schegge di emozioni trafiggere mente e cuore, inarrestabili percezioni che disegnano il confine del nostre illusioni.
Ma qual è il punto di fuga da inseguire? Qual è la via d’uscita che possa regalare la fine della afflizione, se anche l’amore che dovrebbe elevare e sollevare, emozionare fino allo sfinimento, sa solo costernare e ferire? «So restare al mio posto / porto il peso delle croci e il loro centro / chiodi affilati intorno al cuore che ha palpiti delusi / non si vuol fermare…»
Smarriti e indifesi guardiamo l’orizzonte, quello dell’esistenza in declino sul fare dello strazio, immaginando un futuro che sia solo di lacrime e travaglio. O che preservi una spiraglio di luce a solleticare il cuore. Ma può il conforto trascendere anche la malinconia, dentro all’angoscia, per stravolgere il domani? «Sarò ancora cerchio / dammi un altro bacio, come Giuda / parto dallo stesso punto dove arrivo / il principio e la fine che delimita il mio mondo».
Interrogarci, capire, torturarci o sorprenderci: tutto ha la sua naturale soluzione o solo l’epilogo della vita può dar pace? In cosa risiede la naturale completezza dell’essere?
Qualcosa ci guida o ci muoviamo ormai come manichini, burattini nel mare delle vita che aspettano il verso delle onde di risacca, abbandonandosi? E alla fine, incredulo della sua creazione, di quanto alto valore la sofferenza abbia saputo generare, «il mondo, ti guarda sospeso / quando la corda stringe il collo / e le braccia scendono a penzolo / lungo i fianchi del sogno. / E ti chiedi che cosa è sbagliato / sono solo i punti di vista / se in obliquo metti la testa e, guardi il mare».

Il concorso letterario
La silloge ha vinto “Libera espressione”, una competizione letteraria. Il concorso era gratuito e aperto a tutti; i poeti potevano inviare componimenti in versi, in lingua italiana su argomento vario, e partecipare con un numero massimo di tre poesie. Con l’intento di non permettere alla dimenticanza di sciupare il ricordo di una poetessa vitale, giovane, dall’animo ricco di sentimento, Erica Angelini (scomparsa a soli ventinove anni), il premio ha preso vita. Il gruppo no profit “Giveight”, di Facebook, che incita e sostiene gli scrittori esordienti, ha deciso di creare un concorso in versi che possa omaggiarne la memoria anche nel futuro. “Giveight” è un complessivo che all’inizio si componeva di soli otto scrittori, da questo ha avuto difatti origine anche il nome, successivamente allargato fino a raggiungere attualmente il totale di sedici personalità. Il fondatore del collettivo è Gaetano Barreca, che ne è anche l’amministratore, mentre gli altri sette componenti sono, ad oggi: Elisabetta Bagli, Alba Maria Cataleta, Filippo Gigante, Anna Maria Mustica Raffaele, Monica Pasero, Mariel Sandrolini, Sara Stefanini (Kaleidoscopia.it). Il comitato di lettori è invece così composto: Andrea Barin, Barkusen, Gino Centofante, Luisa Coirà, Luisa Colombo, Antonella Foiano, Miriam Mapelli, Claudia Peduzzi, mentre per Radio autori emergenti c’è Daisy Raisi.

Una raccolta –tributo
Quando Giusy Carofiglio ha avuto notizia di essere vincitrice del Concorso “Libera espressione” ha giustamente deciso di dedicare la raccolta di versi alla giovane poetessa in ricordo della quale il premio prende vita Erica Angelini. Proprio Gaetano Barreca, amministratore del “Giveight”, ha avuto la possibilità di conoscere la sensibilità e l’animo delicato della scrittrice grazie a Facebook e alla pagina Il romanziere decidendo così di intitolare la gara poetica a lei.
Queste le parole del team del “Giveight” che aprono la silloge a sua memoria: «A Erica Angelini, capace di emozionare, con i suoi versi, anime belle al pari della sua. Poetessa che amava profondamente la vita, celebrandola nella sua libera espressione. Esempio di forza morale, altruismo e purezza d’animo. A Erica, divenuta personaggio indimenticabile di una vera favola moderna, fulgida stella, musa ispiratrice di poeti eletti (8 luglio 1982 – 30 novembre 2011)». Così si esprime su di lei il team del “Giveight” al completo.
I sensi si schiudono al suono delle parole altisonanti e ruvide, l’anima sembra fare un passo indietro e rimane senza fiato, ascolta e si apre alla leggerezza della melodia. Evocativi e intensi, i versi abbracciano e dominano sconfinato equilibrio e maestria e l’arte prende vita.
«L’uso frequente del discorso diretto getta come un ponte tra poetessa e lettori, quasi a voler coinvolgere ancor più strettamente. Il tema su cui si fonda gran parte delle poesie è un’eterna apnea tesa a quell’unico istante di vita in cui una persona ama. L’amore che spesso delude e fa soffrire, ma che è anche riscatto di se stessi e del proprio sentimento più puro. La capacità di amare pur soffrendo e la continua lotta contro un io che sembra quasi dileggiare il cuore travagliato. I versi di Giusy colpiscono per la loro immediatezza e per il loro messaggio univoco e diretto: amare vuol dire soffrire». Così può essere riassunta l’Introduzione, a cura di Francesco Vitellini, che compendia quindi il valore e la bellezza trascinante dei versi. Ma in fondo cos’è la vita se non l’equilibrio perfetto tra dolcezza e vigore, tra patire o provare sollievo nell’anima?
«Acerbe lacrime sudano / nel ritrovarsi a respirarsi a briciole / è, melodia d’arpe come farfalle in volo / un suono atono, stretto tra i denti. / Srotolo sogni come tappeti / e a piedi scalzi accenno i passi / quasi aspettando, un po’ aspettandoti / sulla lingua, sapore, ascolto.»
E tutto diviene pura melodia.

Pamela Quintieri

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 74, ottobre 2013)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT