Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 200, maggio 2024
Sei in: Articolo




Letteratura contemporanea (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno VII, n 74, ottobre 2013

Zoom immagine Tante storie
unite dal filo
dell’amore

di Veronica Di Gregorio Zitella
Intensi ritratti di personalità
che si incontrano in un liceo:
un romanzo edito da Falzea


«In questo libro le cose accadono in un attimo, pochi righi (cambia persino lo stile) e non succedono per decine di pagine, nel senso che le ragioni di quel che avviene, minuziosamente esposte, ma come se si parlasse d’altro, sono più importanti di quel che avviene». Ecco come la Prefazione di Pino Aprile fa pregustare al lettore il clima che persisterà poi in tutto il testo. Leggendo L’assenza che volevo (Falzea editore, pp. 228, € 15,00) si ha infatti la sensazione di essere sospesi tra il racconto orale e quello scritto, in una temporalità che resta definita e vaga allo stesso tempo, cullati da un caldo vento di scirocco. L'autore di questo commovente romanzo è Olimpio Talarico, crotonese di nascita che vive e cresce a Caccuri (Kr), attualmente insegna materie letterarie presso il Liceo delle scienze umane “Paolina Secco Suardo” di Bergamo e fa parte del comitato organizzatore del Premio letterario “Caccuri” di cui è il responsabile della sezione saggistica. Nel testo riesce a mettere in scena personaggi drammaticamente realistici, descritti con molti particolari che li rendono unici e appassionanti. Protagonisti di vite tanto diverse tra loro ma che troveranno il coraggio d'intrecciare in un viaggio che si rivelerà stravolgente.

 

Incertezze dei rapporti e psicologie complesse e dolorose

Il romanzo è ambientato a Fercolo, piccolo centro dell’entroterra calabrese in cui tutto sembra scorrere attraverso giornate monotone, fatte di sbadigli, vino e qualche pettegolezzo, senonché si affacciano sulla scena personaggi affatto annoiati, anzi, pieni d’ingarbugliati pensieri che si affollano e si rendono palesi agli occhi del lettore, che già dalle prime righe resta incuriosito. La storia si apre in medias res per poi tornare indietro. Il primo personaggio descritto è Luca Barbieri, docente di Lettere precario a trentanove anni, tornato nel paese natìo perché in quel periodo si trova ad insegnare in Calabria, a Crotone, presso il Liceo “Pitagora”. La sua storia, intrisa di rimpianti e, a volte, di acre recriminazioni, s’intreccia ben presto con quella di altri abitanti di Fercolo, come Giulia Timpano, una sua alunna del quinto anno con una famiglia quantomeno problematica, un fratello disabile ed un padre assente: «ecco, Giulia si sentiva come un riccio di mare che si buttava addosso di tutto per non farsi riconoscere». Il fidanzato della ragazza, Tommo Susumeci, non se la passa di certo meglio: è introverso, poco incline allo studio, un po’ sboccato ma in fondo buono e desiderosissimo di affetto. Proprio il padre del ragazzo sarà il protagonista di un fatto efferato e terribile che porterà ad una voragine di interrogativi che paralizzeranno il paese ma soprattutto il povero maresciallo Avola, interdetto dal silenzio di testimoni del misfatto che certo c’erano stati, il quale così descrive gli abitanti del paese: «Sempre e solo visi arcigni, pronti a scrutare e sbuffare. Ma muti, maledettamente muti, soprattutto quando c’era da parlare di morti ammazzati».

 

La trama sinfittisce tra sorprese tragiche e nuovi volti

Entrano in gioco altri personaggi: ognuno di essi ha una storia da raccontarci, che s’intreccerà in qualche modo con le altre. Silvia, per esempio, è la prostituta del paese, di una bellezza unica, pronta a soddisfare sopratutto Luca, con cui ha rapporti, seppur occasionali, da anni. Silvia ha un bambino di nome Arturo, come il nonno Arturo Morleo, che cresce amatissimo dai nonni e dalla madre ma senza un padre, cosa che lo fa soffrire sempre più. Una sera Silvia, dopo l’ennesimo tenero interrogatorio del bimbo, decide di rivelargli i nomi dei suoi due possibili padri: era con certezza uno dei due, Giovanni Murgia o Luca Barbieri. Giovanni Murgia, detto Quattroculi per la spudorata fortuna dimostrata in politica: «A un certo punto della sua ascesa, qualcuno aveva iniziato a chiamarlo Quattroculi. E quel soprannome gli piaceva anche». È da sempre il migliore amico di Luca, un uomo separato, politico navigato, con problemi giudiziari ai quali però sembra essere del tutto e sinceramente estraneo, i cui drammi sono ripresi a tutto tondo. Per i nostri protagonisti sarà centrale l’incontro con una coppia di musicisti: Matteo Foresti e Marfisa Montanari, che più tardi si farà anche narratrice ammaliante dinanzi ai nuovi amici di disavventure passate, vissute nella propria infanzia e giovinezza. Tutti loro, così diversi per età e stili di vita, decidono di partire, in pulmino, tra le strade ed i paesi della Calabria. E questo viaggio sconvolgerà i loro piani e le loro vite. «Li guardavi, chiudevi gli occhi, li riaprivi e te li ritrovavi diversi da come li avevi lasciati pochi secondi prima. Come se uno spettatore esterno riuscisse a isolare solo i dettagli, quelli immediati e non sapesse inserirli in un flusso vitale più ampio». E tra il mare, le campagne, le stradine, i vicoli e le montagne questo viaggio si rivelerà carico di simbolismi, esitazioni, riprese… Fino all’epilogo finale, che però non è una fine vera e propria, ma crea un incipit per un racconto nuovo come, del resto, fa la vita.

 

Veronica Di Gregorio Zitella

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 74, ottobre 2013)

 

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT