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Anno VII, n 74, ottobre 2013
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Ilenia Marrapodi) . Anno VII, n 74, ottobre 2013

Zoom immagine Storia e vita
sul confine

di Veronica Di Gregorio Zitella
I luoghi di frontiera
in un acuto esame
da Edition Raetia


Le linee di confine possono plasmare l’identità e la vita quotidiana delle persone. Questo ricco volume presenta degli studi articolati riguardanti tale tematica.

Il progetto è del Gruppo di ricerca “Geschichte und Region/Storia e regione” in collaborazione con l’Università di Innsbruck, l’Università di Trento, l’Archivio provinciale di Bolzano e la Fondazione “Museo storico del Trentino”. Gli autori dei saggi analizzano con perizia il profondo significato che vengono ad assumere le zone di frontiera, in particolare del Trentino Alto Adige, importanti anche per una più esaustiva conoscenza della storia del nostro paese.

Il volume ha un titolo esplicativo: Al confine. Sette luoghi di transito in Tirolo, Alto Adige e Trentino (Edition Raetia, pp. 432, € 24,90). Un’opera a più mani, curata da Siglinde Clementi, Andrea Di Michele, Emanuela Renzetti, Ingo Schneider, che nasce dall’esigenza di incrociare diverse forme di lettura del “fenomeno”: antropologi e storici di Tirolo, Alto Adige e Trentino hanno infatti utilizzato il «doppio sguardo» delle due discipline per cogliere il significato e l’evoluzione dei confini in ambito regionale, prendendo in esame le piccole località di frontiera come laboratorio in cui misurare le conseguenze delle cesure storiche e dei mutamenti sociali che hanno interessato l’Europa.

 

Interdisciplinarità lungo sentieri colmi di mistero e fascino

Riflettere sul significato dei confini nazionali ha grande importanza poiché vuol dire comprendere cambiamenti geografici e culturali essenziali per approfondire la nostra storia.

I curatori del libro sono tutti esperti del settore: Siglinde Clementi lavora come storica a Bolzano, è direttrice responsabile del Gruppo di ricerca “Geschichte und Region/Storia e regione”; Andrea Di Michele è docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento; Emanuela Renzetti ha insegnato Antropologia culturale e Storia delle tradizioni popolari presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento e dal 2004 al 2011 è stata anche presidente del Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige; Ingo Schneider dal 2011 è docente di Antropologia presso l’Istituto di Storia e Antropologia dell’Università di Innsbruck.

Oggetto particolare dei saggi sono i confini nazionali di Brennero, Resia, Prato alla Drava/Arnbach, ma anche quello ex nazionale di Ala, il provinciale di Salorno e due luoghi con un tunnel, cioè la galleria che congiunge Proves e l’Alta Val di Non alla Val d’Ultimo e la strada dei Tauri che collega il Tirolo Orientale e quello Settentrionale con il territorio dell’Austria interna.

Dopo l’Introduzione il volume si compone di dodici saggi corredati da foto e immagini d’epoca; a seguire un’articolata Appendice molto utile grazie alla presenza di note esplicative e bibliografia.

 

Una storia lunga e problematica tra identità collettiva ed individualità

Ogni saggio, nel libro, prende dunque in esame un luogo in particolare: si parte dalla strada dei Tauri e del confine tirolese negli Alti Tauri ricostruendone la storia e la trasformazione da piccolo transito di confine ad attraversamento turistico: «A partire dagli anni novanta del XIX secolo e nuovamente negli anni venti del XX secolo i politici locali e i commercianti cominciarono a promuovere la strada di collegamento tra Matrei e Mittersill ricorrendo ad argomentazioni in parte simili a quelle utilizzate per il progetto naufragato della ferrovia». Queste vie di comunicazione significavano una vera svolta storica e culturale, oltre che meramente geografica: «L’analisi culturale dei confini e del loro superamento porta inevitabilmente a esplorare i territori di confine psicologico della cultura in virtù del carattere metaforico che essa possiede». Il saggio seguente mira ad analizzare la stessa zona dal punto di vista storico e antropologico, approfondendo tutte le tappe che l’hanno “portata” a divenire un vero e proprio motore d’investimento regionale. A seguire troviamo l’intervento di Ingo Schneider a proposito del Brennero, in cui l’autore analizza gli effetti della realizzazione del confine di stato osservando l’attuale situazione a partire dallo smantellamento delle barriere doganali. I segni di cambiamento nel territorio passano attraverso la costruzione di una ferrovia e di un importante impianto termale; inoltre si analizza l’importanza di questa zona nel periodo antecedente all’ingresso dell’Austria in Europa: «[…] l’ingresso in un ristorante o in un bar, l’impressione olfattiva del caffè italiano, della mortadella, del prosciutto e del salame, della pastasciutta e del vino; in poche parole, il Brennero era il fascino dell’Italia e questo lasciava in secondo piano la divisione del Tirolo». L’autore osserva gli effetti della «grande politica» su un piccolo paese e sui suoi abitanti facendo emergere tratti comuni a molte situazioni simili che fanno del Brennero non un caso unico ma, certamente, paradigmatico.

La sintesi della storia del Brennero, dal 1918 al 2010, prosegue nel saggio successivo di Hans Heiss, la cui ricerca evidenzia la densità demografica e il suo importante significato simbolico come linea di demarcazione tra lo spazio culturale italiano e quello tedesco già durante la Prima guerra mondiale, tanto da divenire una zona strategica durante la Seconda guerra mondiale. L’analisi continua fin quasi ai nostri giorni, dimostrando come la massiccia commercializzazione abbia compensato solo limitatamente il declino del territorio.

Molto ricco di spunti di riflessione è il saggio di Martin Steidl circa la zona tra San Candido e Sillian. Passo Drava è, infatti, il confine che separa i territori di Italia e Austria in Val Pusteria, nato per rappresentare, come fa tuttora, una linea di demarcazione naturale tra le due nazioni.

L’autore, quindi, analizza il cambiamento nella percezione dello spazio da parte della popolazione ed esamina le problematiche ad esso legate a livello politico e nazionale. Infatti, «il confine è contraddistinto anche dalle infrastrutture tecniche nazionali».

Curati nel minimo dettaglio, tutti i saggi raccolti in questo libro rappresentano utili strumenti per approfondire il discorso antropologico dei confini culturali e geografici, tema che può incuriosire ma anche lasciare sorpresi per la notevole complessità. Terminata la lettura si comprende quanto sia difficile superarli nonostante la loro abolizione giuridica.

In nostro aiuto può venire soprattutto la cultura, una cultura creata collettivamente e che rende ogni piccolo paese diverso e unico rispetto al resto del mondo: «la cultura si rivela nella vita quotidiana. La cultura è partecipe dello sviluppo della vita. La cultura non può […] essere creata da pochi e consumata da molti. Ciascun individuo è coinvolto nel processo di lavoro culturale». È, quindi, tramite lo studio storico e antropologico delle identità, straordinariamente varie nel nostro paese, che si può, da un lato, conoscere i confini e, dall’altro, superarli in maniera consapevole e senza inutili e violente forzature.

 

Veronica Di Gregorio Zitella

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 74, ottobre 2013)

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