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Anno VII, n 73, settembre 2013
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Filosofia e religioni (a cura di Denise Amato) . Anno VII, n 73, settembre 2013

Zoom immagine Fede e Psicosintesi
nel percorso mistico
di Angela da Foligno

di Angela Patrono
Da Galassia Arte, un’interessante tesi
sull’esempio di vita della beata umbra


Umbria, XIII secolo. L’intera regione è scossa da un’ondata di rinnovamento spirituale, un terremoto di proporzioni bibliche – è il caso di dirlo – che ha il suo epicentro ad Assisi, la città di San Francesco. Nel Medioevo, nessuno come il Poverello di Assisi riesce a ridare slancio alla fede cristiana, proponendo un credo basato sul rapporto diretto con Dio, su una continua tensione mistica, sull’adesione volontaria a uno stile di vita umile, nel segno di “Madonna Povertà”. Alla morte di Francesco, l’Umbria è un proliferare di movimenti al confine tra ortodossia ed eresia, spesso coinvolti in dispute teologico-politiche sul significato della povertà francescana. In questo eterogeneo contesto, si profila la vicenda umana e spirituale della beata Angela da Foligno, figura di donna al centro del saggio di Manuela Melega, L’itinerario mistico di Angela da Foligno, figlia di San Francesco, e analogie con la Psicosintesi di Roberto Assagioli (Galassia Arte, pp. 302, € 18,00).

 

La Psicosintesi: un modo per conoscersi davvero

La particolarità dell’opera sta nel fatto che Melega non si limita a riportare sommariamente gli eventi della vita di Angela, correndo il rischio di farne una semplice agiografia, ma crea un fine gioco di connessioni tra il percorso della mistica umbra e la disciplina della Psicosintesi. Quest’ultima è una corrente psicologica di autorealizzazione personale che postula «lo sviluppo dell’individuo, in tutte le sue possibilità, quindi anche spirituali». La stessa Melega, psicologa psicoterapeuta didatta, è docente presso la Scuola di psicoterapia psicosintetica e la Scuola di counseling psicosintetico della Sipt (Società italiana di psicosintesi terapeutica) di Firenze. Il libro contiene un’appendice in cui vengono forniti cenni sulla Psicosintesi e sul suo fondatore, Roberto Assagioli (1888-1974), psichiatra vicino alle teorie junghiane.

Il percorso psicosintetico mira a trascendere l’Io personale, sede di emozioni, impulsi e pensieri, per raggiungere il Sé transpersonale, autentico nucleo dell’Essere al di là della coscienza ed in perenne contatto con il mondo spirituale. In breve, la Psicosintesi si configura come la «formazione o ricostruzione della propria personalità intorno al nuovo centro» per «riconquistare l’armonia interiore fino ad ascendere alle alte vette dell’Unità dello Spirito». In questo, Angela da Foligno è vista come un modello esemplare di psicosintesi, protagonista di un percorso spirituale che la portò gradualmente a disfarsi del “vecchio” Io e a raggiungere incredibili apici nel suo cammino mistico.

 

Sulle orme di San Francesco

Angela nacque a Foligno nel 1248 da una famiglia benestante. Sposata con figli, condusse una vita frivola e superficiale fino alla conversione, avvenuta all’età di trentasette anni. Da allora fu una progressiva escalation di rivelazioni, visioni e tormenti interiori. La mistica raccolse le proprie esperienze ne Il Libro, scritto su dettatura da un certo frate A., nel quale è presente un Memoriale, ossia il resoconto del suo travagliato percorso spirituale, dall’iniziale dissolutezza fino alla comprensione del proprio peccato e alla beatitudine.

Melega offre ai lettori alcuni stralci del Memoriale, riportando il processo di «trasformazione» di Angela. Questo avviene, per prima cosa, attraverso una scelta di povertà o «expoliatio», secondo l’esempio di San Francesco, maestro di vita per la mistica folignate. Il cammino prevede «il disfarsi di ogni cosa terrena, il distacco da qualunque persona, amici o parenti, il rinunciare anche a se stessa». La beata, infatti, arrivò a perdere i suoi affetti più cari in un sol colpo: madre, marito e figli. In quel momento, nonostante il dolore provato, il suo spirito si sentì libero di offrirsi totalmente al Signore.

La fase successiva è segnata dalla «expropriatio», cioè «la donazione dei beni ai poveri». Angela, attraverso un dialogo in preghiera con San Francesco, aspira a morire povera per cercare il vero volto del Cristo. Spinta da un fuoco interiore, cura i lebbrosi e i malati, diventa lei stessa penitente, prende coscienza del proprio nulla in confronto all’insondabilità di Dio. L’autrice, a tale proposito, constata che «la povertà francescana» presenta notevoli corrispondenze con «la disidentificazione assagioliana». Angela è perfettamente in linea con la Psicosintesi, in quanto ogni funzione della sua personalità si adegua a uno scopo superiore: la povertà esteriore e quella interiore, intesa come umiltà.

 

Un percorso spirituale a ostacoli

L’autrice analizza con dovizia di particolari gli slanci e i turbamenti mistici di Angela, caratterizzati da estasi e beatitudine, ma anche da profondi momenti di scoraggiamento e aridità spirituale: tappe necessarie nel cammino dell’ascesi, «purificazione dell’anima» consentita per contemplare al meglio le verità divine. L’umanità di Angela viene pian piano assorbita interamente dalla «volontà transpersonale, quella che porta […] ad unirsi, abbracciare integralmente e fondersi con Dio». Ben presto le rivelazioni della beata assumono contorni sempre più soprannaturali, al punto che per lei diventerà impossibile comunicare in linguaggio umano le esperienze vissute. L’anima si sublima in Dio e diventa essa stessa divina, raggiungendo una dimensione transpersonale: un perfetto esempio di psicosintesi realizzata.

Anche il libro di Melega compie la sua missione: trasportandoci nel fervore spirituale dell’Umbria duecentesca, ci fa capire che raggiungere le vette mistiche non è compito esclusivo di illuminati o “esaltati”, ma di tutti coloro che hanno il coraggio di guardarsi dentro e conoscere davvero se stessi.

 

Angela Patrono

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 73, settembre 2013)

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