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Anno VII, n. 70, giugno 2013
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Ilenia Marrapodi) . Anno VII, n. 70, giugno 2013

Zoom immagine Una scatola
affascinante

di Valeria Vaccaro
Da Armando editore
un saggio che parla
del destino della tv


Un essere umano, appena nato, si ritrova in un’età che potremmo definire innocente; cresce forgiandosi con le proprie esperienze, grazie anche all’interazione sociale; infine raggiunge uno stadio, un picco, nel quale cambia, si trasforma.

Così come gli esseri umani, anche la televisione ha avuto i suoi gradini da salire, un’ascesa che si è andata consolidando di pari passo con l’interesse e la presa di coscienza dello stesso spettatore. Dalla sua nascita le trasformazioni sono state molte e hanno portato a quella che Maurizio Gianotti, nel suo saggio sull’evoluzione della televisione, dai suoi albori ai giorni nostri, La tv al tempo del web 2.0 (Armando editore, pp. 144, € 14,00), definisce, appunto, l’età del 2.0.

 

La nascita e l’evoluzione

Un saggio in cui si rivede un giovane Mike Bongiorno, che nel 1954 si affaccia allo schermo televisivo con il programma Arrivi e partenze. Con lui si era aperta l’era della televisione per chi in quel momento, sbigottito e − forse − spaventato, guardava al contenitore d’aggregazione con un atteggiamento volto alla novità, anche se tendenzialmente passivo. Si era pronti a migliorare e apprendere, ma ci si limitava solo a questo.

Dall’era dell’innocenza si è dunque passati gradualmente a quella dell’esperienza. Ecco che il telespettatore diviene un tutt’uno con la televisione, intrecciando un rapporto così simbiotico da sembrare quasi coniugale. È l’epoca in cui “l’hanno detto in tv” pare essere una frase simbolo, ricca di significati; come se l’aver annunciato una certa notizia in televisione le conferisca il valore di una verità assoluta e non confutabile.

Ma quando il telespettatore inizia ad interagire davvero con questo mezzo di intrattenimento?

Parliamo del 1979, anno in cui nasce Raitre; è qui che si apre la strada alla preferenza, comincia l’era della scelta, ossia dello zapping. Il telespettatore è libero di cambiare canale avendo a disposizione più possibilità e dunque più contenuti di intrattenimento ed informazione. Ecco quindi che la sua attenzione non è più scontata perché “obbligato” a guardare la programmazione dell’unico canale esistente. L’interesse adesso va conquistato e dunque i contenuti dei programmi in onda devono essere calibrati a dovere. Forse proprio in questo senso, Gianotti ci ricorda un periodo particolare e conseguente a quello dello zapping: l’era della gente comune. Come catturare l’attenzione dei telespettatori se non rendendo la televisione una scatola ricca di contenuti popolari? Esempi lampanti sono stati il Maurizio Costanzo show e Forum, programmi in cui il coinvolgimento delle persone comuni era divenuto più incisivo dei precedenti telequiz.

Qui l’utente medio si spettacolarizza, diventa parte integrante di quella scatola, anche se per poco. Questo poco, che tutti conosciamo come il “quarto d’ora di celebrità”, inizia a non bastargli più. Da pubblico a protagonista, scene e spazi si capovolgono. Chi prima guardava lo schermo può ora ritrovarsi dall’altra parte, basta poco e la notorietà è raggiunta, l’uomo comune diviene il vip del momento, stavolta con un’eco che durerà a vita, non più per un solo quarto d’ora, come nel caso emblematico della famosissima trasmissione Grande fratello.

Un’analisi storica, quella di Gianotti, dunque, con cui non si può che concordare e che attira il lettore, portandolo a chiedersi, pagina dopo pagina, il percorso compiuto per arrivare al momento del web 2.0.

 

L’introduzione di Internet e la sua influenza

L’attenzione del testo si pone su quanto si sia parlato della possibile scomparsa della carta stampata, in funzione dell’espandersi dell’utilizzo di Internet. Questo in realtà, nonostante tutte le previsioni, non è avvenuto e così non è stato neanche per la televisione.

Il problema si è posto nel momento in cui il web ha permesso l’interazione ben più consapevole ed attiva del telespettatore. Basti pensare ad episodi tragici come l’attentato alle Twin Towers del 2001. I turisti – ma anche le stesse persone coinvolte – avevano ripreso, grazie ai telefonini o a videocamere, quel che stava accadendo e così fedelmente lo avevano riportato ai mezzi di comunicazione. Grazie a loro, alla gente comune presente sul posto, eravamo riusciti a cogliere la tragicità dell’avvenimento abbattendo i limiti imposti dalla distanza. Insomma, la possibilità di condividere sul web un contenuto da noi stessi elaborato ci permette di entrare nel ruolo dei veri reporter. Possiamo essere noi stessi a fare informazione: questo è un bel passo in avanti se pensiamo all’innocenza e alla passività con cui il telespettatore viveva la televisione alla sua nascita. Nell’affrontare questo argomento Gianotti ci regala molte definizioni legate al web e alla condivisione di contenuti che forse sentiamo tutti i giorni, ma che non sempre comprendiamo. Nell’analizzare ciò, però, ci spiega anche che, per quanto il web si sia insinuato nel mondo dell’informazione e dell’intrattenimento, non è così scontato che possa sostituire la televisione. Il perché lasciamolo spiegare alle sue sapienti parole. Sulla televisione sono stati scritti molti libri e saggi: nella maggior parte dei casi si tratta di critiche, quasi noiose e a volte ridondanti. In questo caso invece non nascono critiche, bensì attente analisi e spunti di riflessione. Comprendere quali fili muovano tutto ciò che ha a che fare con l’intrattenimento e l’informazione è utile e forse necessario… necessario per comprendere cosa ci aspetta nel futuro della televisione al tempo del web, che prima o poi arriverà in tutta la sua pienezza.

Un libro scorrevole, dinamico e di grande impatto.

 

Valeria Vaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 70, giugno 2013)

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