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Storia (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VII, N. 69, maggio 2013

Zoom immagine Enigmatico ritratto
di una nobildonna:
Giulia Gonzaga

di Francesca Ielpo
Da Viella editore, un saggio storico
ritrae l’aristocrazia cinquecentesca


Nel XVI secolo la storia dell’Italia è caratterizzata da conflitti e rivalità tra signori, principi e re che governano città e regni. A Mantova il potere è nelle mani della famiglia Gonzaga, all’epoca una delle più potenti in Europa. Si tratta di una dinastia ricca (per i numerosi possedimenti territoriali e i traffici commerciali con Venezia)  e prestigiosa (di notevole spicco è la presenza di cardinali e vescovi, e la consuetudine di praticare matrimoni politici). Questo e non solo ritroviamo in Una gentildonna irrequieta. Giulia Gonzaga fra reti familiari e relazioni eterodosse (Viella, pp. 368, € 30,00) di Susanna Peyronel Rambaldi, docente di Storia – specializzata nelle vicende cinquecentesche – all’Università degli studi di Milano.

 

Ritratti e diplomazia

La scrittrice, che da tempo si sofferma non solo sugli aspetti economico-politici ma anche sulla vita delle gentildonne di quel tempo, questa volta – dopo un’accurata ricerca di documenti e successivamente un’impeccabile verifica storica dei fatti – stila un voluminoso saggio incentrato sull’analisi della figura di Giulia Gonzaga, contessa di Fondi (1513-1566), figlia di Ludovico Gonzaga e Francesca Fieschi. L’interessante esplorazione storica si dipana in ben cinque capitoli: Nascere Gonzaga, «La vera età dell’oro», Napoli “fedelissima”, Governare dal monastero, Clientele femminili e reti ereticali.

Si prende avvio dalla storia della famiglia, densa di «conflitti, abusi, litigi ed anche scontri armati tra gli eredi; una moltiplicazione della sovranità che fa della storia dei Gonzaga e della loro proliferazione dinastica un caso unico nell’Italia di Antico Regime».

La vita personale di Giulia Gonzaga, man mano, si arricchisce di particolari che portano il lettore a immergersi in una quotidianità femminile parte di un mondo troppo pragmatico. Ed è così che la storia si unisce al fascino del mistero, e più studiosi si pongono questioni riguardo all’avvenenza della nobildonna: «La fama di donna bellissima, che circondò la donna mantovana per molti decenni, ha acceso la curiosità degli storici intorno alla sua autentica immagine. Giulia fu certamente dipinta da Sebastiano del Piombo e da Tiziano, ma molti ebbero copie di un suo ritratto».

Una figura femminile ricordata non solo per i capolavori pittorici che la vedono pacatamente velata di malinconia per il suo sguardo fisso e profondo, ma anche per la sua attività politica. Donna autorevole, degna di rappresentare la sua famiglia, si legge infatti che «nel dicembre del 1535, quando Carlo V fece la sua “entrata trionfale” a Napoli dopo l’impresa di Tunisi, Giulia Gonzaga fu indicata dal cardinal Ercole come la più idonea a recarsi nella città partenopea ad incontrare il sovrano in rappresentanza della famiglia».

Attraverso le lettere scritte di suo pugno Giulia, che non era né una scrittrice, né una poetessa, né una letterata ma una semplice gentildonna, riporta – per lo più dalla corte napoletana, dove vive svariati anni – ciò che vede con semplici riferimenti a sentimenti e accadimenti. Dai suoi scritti si delineano i rapporti, diplomatici e non, all’interno della famiglia Gonzaga e della stessa con le altre nobili famiglie e, soprattutto prendono forma le immagini chiare frutto della sensibilità e dell’intelligenza di Giulia: «Le sue capacità retoriche sono spontanee, le emozioni emergono facilmente, ma la gentildonna mantovana conosce bene anche le arti dell’omaggio diplomatico e della cortigianeria. Raramente, tuttavia, lo scambio epistolare fece parte per lei soltanto dei “riti della socialità aristocratica”, ma fu indubbiamente strumento di complesse relazioni. Da queste carte copiose […] emerge l’intenso ritratto di una donna di vivacissimo ingegno, bella e difficile, con un carattere forte e orgoglioso, a volte vendicativo, protagonista sulla scena italiana». Le fa da contraltare la figura di Lucrezia Gonzaga, sua cugina, donna spiritualmente libera, intellettuale e letterata, sennonché considerata eretica. Giulia, invece, è ligia al dovere, diplomaticamente attiva e per forze di cose legata apparentemente alla Chiesa ma non per questo donna di poco animo e irrequieta. Lo stesso Ludovico Ariosto le rende omaggio nell’Orlando Furioso: «dovunque il piede / volge, e dovunque i sereni occhi gira / non pur ogni altra di beltà le cede, / ma, come scesa dal ciel dea, l’ammira».

 

Una storia di genere come testimonianza di un’epoca

La biografia della figlia di Ludovico Gonzaga riporta le tipiche contraddizioni della nobiltà di quegli anni: chiusura culturale mista a ricchezza, diplomazia mista a passione e affetto. Non solo, la vita di Giulia è parte della storia d’Italia, un’Italia fondamentalmente frammentata. Susanna Peyronel Rambaldi, attraverso una scrittura che va oltre alla chiarezza e sfora nel puro tramandare agli altri (per la ricchezza d’informazioni e precisazioni), fa in modo che il lettore si senta parte di quell’epoca, immergendolo nella realtà cinquecentesca.

A testimoniare la ricercatezza di questo testo si aggiungono otto tavole a colori, un’ampia bibliografia e un accurato indice dei nomi. Tutto ciò arricchisce il gusto della lettura di un libro che è un utile mezzo di approfondimento culturale, e dona il piacere della scoperta attraverso una storia di genere.

 

Francesca Ielpo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 69, maggio 2013)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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