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Anno VII, N. 69, maggio 2013
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VII, N. 69, maggio 2013

Zoom immagine Sicuri di avere idee chiare
sull’omosessualità?

di Veronica Di Gregorio Zitella
Da Navarra, un’originale ricerca antropologica
documenta i pregiudizi e i casi di omofobia


Dal collettivo di artisti Canecapovolto, uno straordinario e innovativo percorso artistico sul complesso e discusso “tema” dell’omosessualità. Il lavoro è incentrato su una lunga riflessione, per parole e immagini, sull’omosessualità e la reale omofobia intrinseca e presente in tantissime persone. L’esperimento messo in atto non può essere di certo definito documentario, né strumento “consolatorio” o, meglio, confortante – visto che il discorso, lungi dall’essere edulcorato, non esclude nulla – sulla condizione omosessuale. Tutt’altro. Con una struttura narrativa intenzionalmente leggera e attraverso un linguaggio sperimentale, in certi casi forse “disturbante”, Abbiamo un problema. La costruzione del nemico omosessuale (Navarra, pp. 48, € 15,00, con video blu-ray della durata di 82’) riesce ad arrivare dritto alle radici del pregiudizio: una paura atavica prima che culturale e in questo modo rappresenta un contributo inedito per una lotta, sempre più urgente, verso la conquista di diritti che non sono scontati, anche se dovrebbero, vista la modernità di costumi di cui ci vantiamo tanto.

 

Intelligenza, creatività e sperimentazioni antropologiche

L’approccio all’omosessualità, o meglio all’immagine dell’omosessualità, è analizzata nelle sue implicazioni politiche, sociali e religiose, con domande come: «essere un omosessuale di destra costituisce un controsenso?»; oppure: «perché gli uomini di Chiesa odiano gli omosessuali?». Le interviste su cui è basato questo lavoro non vogliono portare alla dimostrazione di una tesi ma lasciano affiorare liberamente pensieri e posizioni complesse. Il risultato è una pratica antropologica di strada, in cui si evidenziano pensieri comuni che, alle volte, non vengono espressi con cattiveria o odio da parte degli intervistati ma certo con una semplicità disarmante, il che vuol dire che vi sono concetti talmente radicati nelle nostre menti che il considerare anormale il diverso da sé diventa prassi.

Il collettivo Canecapovolto non è nuovo a simili esperienze: infatti, nato a Catania nel ’92, è attivo da diversi anni su più fronti. In una continua sperimentazione supportata dall’uso di vari mezzi quali video, film, acustici, istallazioni, collage, sviluppa un’indagine sulle possibilità espressive della visione e sulle dinamiche della percezione, adoperando tecniche originali di trattamento e manipolazione dell’immagine. Il gruppo ricorre a diverse pratiche di produzione audio-video, e si autodefinisce nella zona d’ombra tra ascolto e visione nella quale ha fondato la propria identità. Le tematiche affrontate sono in costante relazione con l’universo sociale e grande attenzione è rivolta ad indagare la matrice scientifica della comunicazione e la risposta dello spettatore tramite strategie di spiazzamento, nel senso di disorientamento: questo lavoro, infatti, come vedremo, fa spesso riferimento a immagini che l’utente finale non riesce a vedere ma può solo immaginare. I testi critici raccolti sono di otto autori e sono seguiti da un’intervista di Alessandra Ferlito, giornalista indipendente, a Canecapovolto, a cui rivolge, tra le altre, una delle prime domande cui risponderanno gli intervistati nel video: «Omosessuali si nasce o si diventa?». Il collettivo risponde: «L’unica certezza è che non esiste una risposta certa, anche se sembra che gay e lesbiche propendano per una prospettiva di tipo genetico». E alla domanda sul perché fare un “documentario” sull’omosessualità risponde: «l’omosessualità sembra essere il tabù dei tabù e questo ci ha convinti ancora di più che questo lavoro doveva essere fatto». L’intervista si chiude con una domanda sui progetti futuri: Canecapovolto, infatti, non si ferma qui e il progetto “Abbiamo un problema” andrà avanti in tante forme diverse.

 

Una tematica complessa e l’ausilio delle immagini

Il video allegato è parte integrante e indissolubile del lavoro e si apre con varie immagini e un sottofondo musicale. La domanda di apertura, come dicevamo, è: «Omosessuali si nasce o si diventa?». Gli intervistati sono molto diversi tra loro: uomini e donne di età, cultura ed estrazione sociale differenti eppure accomunati da pregiudizi che ben conosciamo. Infatti, la maggior parte risponde in modo identico: «Si diventa», ritenendo quasi certamente che essere omosessuale sia una libera scelta dell’individuo, pertanto opinabile; mentre alla domanda «Meglio un figlio gay o una figlia lesbica?» molti rispondono «Lesbica» e ben pochi «Non ha importanza».

Al momento, poi, delle barzellette sui gay, lette da ragazzi omosessuali, si rimane basiti.

Segue la visione di una foto che lo spettatore invece non vede e quindi le espressioni degli intervistati che sono chiamati a commentare. Infine si prendono in considerazione le teorie, a dir poco discutibili, dello psicologo americano Joseph Nicolosi, il quale con la sua terapia per “curare” l’omosessualità vorrebbe dimostrare che essa sia una malattia generatasi da un problema emotivo che si crea di solito durante l’infanzia: «La razza omosessuale è il 2% della popolazione quindi non può essere normale» afferma tranquillamente lo psicologo. Questa, la conclusione del video, che ci fornisce sicuramente moltissimi spunti su cui riflettere. Seriamente.

 

Veronica Di Gregorio Zitella

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 69, maggio 2013)

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