Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VII, n. 67, marzo 2013
Sei in: Articolo




Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VII, n. 67, marzo 2013

Zoom immagine Lo spirito caustico
di Ugo Gregoretti,
castigatore ironico

di Giuseppe Peluso
Aliberti propone l’itinerario artistico
di un regista che ha descritto l’Italia


È sicuramente impresa ardua parlare di un grande uomo, di un personaggio molto noto e fortemente radicato nella cultura italiana, nei ricordi di chi ha qualche anno in più, e nel bagaglio di conoscenze di chi invece ne ha qualcuno in meno. Da questo personaggio non si può certamente sfuggire, né tantomeno si può evitare di venirne a contatto perché, in un modo o nell’altro, il suo genio, la sua personalità, i suoi artefatti intellettuali inciamperanno in quella che è la nostra attività e, da piccoli conoscitori in erba quali saremo, non potremo non restare estasiati davanti al nome di Ugo Gregoretti ed al suo contributo artistico, intellettuale e culturale, che ha regalato all’Italia per tutto il durare della sua carriera.

Giunge così (probabilmente!) il noto regista a quella fase della vita in cui si finisce per citare se stessi, si vuole riflettere sui ricordi e si osserva il passato attraverso una pellicola cinematografica, magari immaginandosi in un bel film che narra la propria storia: tutto questo Gregoretti lo ha fatto – e lo ha scritto soprattutto – in quella che è la sua autobiografia intitolata La storia sono io (con finale aperto) (Aliberti editore, pp. 144, € 16,00).

È una storia breve – in quanto a numero di pagine ovviamente – che l’autore si concede di scrivere e di regalare al palcoscenico italiano per un altro emozionante spicchio di classicità tutta italiana. Si tratta di una narrazione allegra, elegante e dedita al piacere del ricordo e della conoscenza di sé, senza pretese o aspettative particolari, che l’autore redige d’un fiato e senza ripensamenti.

 

Dietro le quinte di Ugo Gregoretti

«Apatico, ambidestro e astigmatico». Ecco i tre aggettivi che il maestro ricorda con lucida spensieratezza durante la narrazione delle proprie “avventure”. Si racconta infatti di un Ugo Gregoretti semplice, di ottima famiglia, com’è risaputo, e del suo trascorso all’insegna di quella che è stata l’arte e la sorte di un grande poeta dell’italianità e dello stile artistico ed intellettuale. Sono pagine leggere, in cui si narrano vicende normali e quotidiane, descritte con simpatia ed affetto nei confronti di quei ricordi che lo hanno poi reso l’uomo che oggi tutti conosciamo.

«In seconda elementare feci per la prima volta l’esperienza del “mobbing”. Non piacevo al primo della classe, un certo Ruffini (non sono mai piaciuto ai primi della classe). Era venuto a scuola con una rubrichetta telefonica, e i compagni che avevano il telefono gli dettavano i propri numeri. Mi avvicinai anch’io ma lui mi prevenne. […] Qualche giorno dopo – però – ebbi una grossa rivincita: mi presentai leggermente in ritardo, in classe, con gli occhiali! Li avevo messi per la prima volta ed ero l’unico che li portava».

Non mancano gli aneddoti, i ricordi tristi e gioiosi che, come tutti, anche il maestro Gregoretti ha vissuto a modo suo durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Racconta di volti, di dettagli minimi che generano ricordi grandiosi ed indimenticabili, come le avventure tra i vari riformatori, le bugie dette e le verità svelate, la realizzazione a posteriori di grandi scoperte familiari ed il desiderio – in seguito esaudito – di esser nonno.

«La mia colpa era quella di avere svolto un tema: “Descrivete una festa di compleanno in famiglia” descrivendo il compleanno di un gatto randagio che veniva festeggiato dai compagni con un grande banchetto a base di topi cucinati nei modi più fantasiosi, e descrivevo con cura il menu».

 

Una storia nella storia

Così come per ognuno di noi esiste una storia privata, celata nei nostri ricordi e verso la quale portiamo il massimo del rispetto perché ci ha resi le persone che oggi siamo (o che saremo), non si può dimenticare che la nostra storia non sarebbe nulla se non fosse, a sua volta, immersa in quella più grande e globale costituita da quella di tutti gli altri individui. Questo, Ugo Gregoretti lo sa bene e lo applica con vigile rigore a tutta la sua stesura, ancorando ogni ricordo ad un contesto, ed ogni contesto agli uomini ed agli eventi che lo hanno fissato nelle pagine della storia. Questo, un uomo di spettacolo come il maestro Gregoretti lo sa bene, perciò risulta particolarmente apprezzabile la lettura delle sue parole perché queste risuonano come un bel racconto da ascoltare, sullo sfondo di una storia più grande e globale che, in qualche modo, tutti conosciamo. Ecco quindi che l’autore possiede la capacità di ancorarsi a ricordi minuziosi con la trasparenza e l’eleganza che, oltretutto, lo hanno distinto in più di un ambito, lungo tutta la sua carriera.

«Nonno Gino – Ricordateve, a esse’ signori nei salotti so’ bboni tutti, a esse’ signori sotto le bombe so’ bboni solo i signori!».

È in questi termini, con queste parole e con questi colori che la storia di Ugo Gregoretti prende forma attraverso le pagine che scrive, ricordando d’un fiato piccoli avvenimenti e grandi cambiamenti, dall’adolescenza alla carriera giornalistica, dai viaggi, gli esami universitari ai nonni, al padre, agli zii, ai film girati, alla carriera politica, alla televisione, al cinema. Senza capitoli, senza punto ed a capo, senza esitazioni o rimorsi, è un Gregoretti tutto d’un pezzo che ci racconta la sua vita, fiero di ciò che è stato, ma con quel briciolo di dubbio sull’incertezza del futuro che solo gli uomini ai suoi livelli sanno leggere nell’aria e tra le righe degli avvenimenti che li circondano.

«Tempo fa su un marciapiede affollato vissi un duplice incontro che mi sembrò emblematico. Una coppia di anziani e una coppia di ragazzi, che procedeva in senso opposto, mi avvilupparono quasi contemporaneamente senza fermarsi. Gli anziani mi gridarono:

Anziana – Grazie!

Io – Per cosa?

Anziano – Per quello che ci ha donato…

I giovani, che avevano sentito, si interrogarono ridendo.

Ragazza – E che gli avrà mai donato?

Ragazzo – Chissà? Una sedia a rotelle, un’ambulanza…».

 

Giuseppe Peluso

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 67, marzo 2013)

Redazione:
Francesca Folino, Giuseppina Pascuzzo, Pamela Quintieri, Alessandro Randone
Collaboratori di redazione:
Simona Baldassarre, Maria Balsamo, Micol Bertolazzi, Ilaria Bovio, Francesca Erica Bruzzese, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Costanza Carzo, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Guglielmo Colombero, Simona Comi, Selene Miriam Corapi, Stefania Falbo, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Stefania Marchitelli, Pinangelo Marino, Paola Mazza, Sonia Miceli, Rossella Michienzi, Elena Montemaggi, Irene Nicastro, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Giusy Patera, Serena Poppi, Emanuela Pugliese, Francesca Rinaldi, Luciana Rossi, Maria Saporito, Benedetta Schiariti, Antonella Spadafora, Giovanna Vizzari, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Curatori di rubrica:
Francesco Mattia Arcuri, Francesca Folino, Angela Galloro, Francesca Ielpo, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Rossella Michienzi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova
Autori:
Francesca Ielpo, Federica Lento, Rossella Michienzi, Sara Moretti, Irene Nicastro, Angela Patrono, Giuseppe Peluso, Alessandra Prospero, Emanuela Pugliese, Luciana Rossi, Daniela Vena
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT