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Filosofia e religioni (a cura di Rossella Michienzi) . Anno VII, N. 66, febbraio 2013

Zoom immagine Tra tecnè e nous,
la visione esoterica
secondo Bent Parodi

di Irene Nicastro
Il pensiero di un giornalista anomalo
in una intrigante biografia. Da Tipheret


Un racconto biobibliografico sul reporter e scrittore Bent Parodi, una mente brillante, nota soprattutto per il suo interesse per le verità occulte, offre un contributo alla conoscenza delle idee del letterato scomparso nel 2009, che fu anche filosofo, studioso delle religioni e conoscitore dell’esoterismo e della via iniziatica. Alla sua memoria, infatti, il narratore e cronista siciliano Alberto Samonà dedica Bent Parodi. Tradizione e assoluto. Il pensiero di un uomo universale (Tipheret, pp. 128, € 10,00), che espone con efficacia interpretativa l’analisi del suo pensiero e della sua lunga opera, i dati biografici, la sua storia di membro attivo della massoneria e di studioso nazionale.

 

La concezione del tempo e l’«esoterismo sociale»

Il rigore di Bent Parodi non ha mai assunto aspetti di critica personale nell’ambito culturale a cui apparteneva. Alberto Samonà ci descrive il giornalista scomparso come una persona capace «di riconoscere l’uguaglianza dei sentimenti e delle emozioni, nella consapevolezza che l’accettazione dell’imperfezione della natura umana, nelle sue debolezze e frustrazioni, era il segnacolo della propria unicità stessa, della propria essenza di equilibrata e serena illuminazione. La sua natura di superiore cultura e intellettualità lo rendeva ancor più schivo quanto benevolo verso coloro che esprimevano livore credendolo un concorrente temibile, e ipotizzando che la sua iniziazione non fosse soltanto virtuale. La sua interiorità era il solo mistero che non poteva o non voleva rivelare». Le indagini che condusse sulla tradizione, sul mito, sulla storia delle religioni lo fecero diventare uno dei maggiori tradizionalisti. I suoi studi, di grande originalità, non comportano un rifiuto netto del mondo moderno, una fuga da un passato grande e irrimediabilmente scomparso, ma contengono al contrario la volontà di armonizzare e porsi come equilibrio tra la tecnè e il nous. Bisogna precisare che l’autore attribuisce alla tecnè un significato contemporaneo, quindi come scienza, tecnologia, mentre al nous attribuisce il tradizionale significato di intelletto; tenendo in considerazione che ogni evoluzione o involuzione temporale è espressione di cicli cosmici. Per Parodi il tempo mitico poteva, in alcuni momenti, coincidere con il tempo cronologico, in una frattura o in una ricomposizione dello spazio-tempo in cui ogni realtà era concepibile, possibile, producibile. E in questo senso, secondo lui, vi era una possibilità di permanenza e visione dei «Maestri passati» la cui presenza sottile produce forza e vigore in chi a questi si ricollega.

In questo libro, lo scrittore palermitano intende evidenziare una peculiarità del pensiero del giornalista scomparso, cioè l’«esoterismo sociale». L’esoterismo è la trasmissione graduale e progressiva di una conoscenza spirituale che si rivolge al singolo. A questo proposito Alberto Samonà si chiede come possa esserci «un’oggettualità collettiva» di questo processo: questa realtà è contenuta nell’esperienza tipicamente massonica della trasmissione spirituale; sia nel tempo mitico sia in quello cronologico, la società tradizionale comportava delle classi che rappresentavano in realtà gli stati dell’essere. Nella trasmissione regale-sacerdotale vi era il passaggio da un principio metafisico superiore ad un’applicazione minore ma, comunque, indispensabile. Nell’investitura cavalleresca il passaggio era fra uguali; queste trasmissioni erano comunque individuali e avvenivano fra maestro e discepolo. La massoneria, per Samonà, è un esempio della natura di “iniziazione” di Bent Parodi, in cui nei tempi storici vicini è stata inserita una trasmissione sia sacrale sia cavalleresca, nella quale permane la necessità di una collettività della comunità e che assume quindi un aspetto sociale. Per Parodi sarebbe come un ritorno alle origini dell’ordine massonico e a quelle della tradizione.

 

La parola prima di ogni cosa

L’opera di Bent Parodi ha una prospettiva visuale totale. Sono molti i fattori che fanno pensare ad una sovrapposizione tra le sue idee, i suoi scritti e la sua vita, dove quella totalità a cui egli fa riferimento non è altro che la realtà che proviene dall’Assoluto e ad esso rimanda. Negli scritti di Bent Parodi tutto parte dal medesimo punto, al quale lo studioso giunge alla fine della propria indagine, cioè l’Assoluto, che è contemporaneamente fonte di ogni vita e destino e luogo di arrivo del proprio percorso di ricerca. L’Assoluto è ciò che è, che è stato e che sarà. In esso avviene l’atto attraverso il quale si delinea la prima manifestazione di principio. Secondo il Vangelo di Giovanni: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio», cioè il verbo-parola è la fonte creativa di ogni cosa. La parola e il suono, per Bent Parodi, sono corrispondenti al suono primordiale, l’Om (Aum) che racchiude in sé la circolarità della vibrazione, la quale è alle radici della creazione come prima manifestazione della forza “una”. Egli definisce la vibrazione come elemento di collegamento fra il piano dell’essere e l’esistenza, ma anche come musica dell’universo, dove le frequenze sono l’insieme della scala che traduce la potenza in atti. Attraverso il processo vibratorio dell’atto creativo, assume un significato primario il compito dell’iniziato, che coincide con la necessità di trovare in sé il centro, espressione del centro mistico dell’Assoluto: in esso si realizza il silenzio, cioè la possibilità di custodire in se stessi la parola creatrice. La parola a cui si riferisce Bent Parodi è quella in senso sacro, che va proferita con un particolare simbolo sonoro, un processo tale da riflettere la capacità creativa dell’Assoluto. Il silenzio altro non è che una porta per conoscere se stessi e reintegrare l’essere umano all’Assoluto.

 

Un legame indissolubile tra il mito, il rito e il simbolo

Mito, rito e simbolo nell’opera di Bent Parodi sono interconnessi da un legame inscindibile e mistico. Attraverso queste tre espressioni è possibile, sia nella vita iniziatica che in quella religiosa, incontrare l’universo spirituale all’interno di se stessi. Egli le reputa come porte per entrare in corrispondenza con le influenze che provengono dal cosmo e come strumenti attraverso la cui mediazione può avvenire un processo di relazione fra il ricercatore, colui che aspira alla conoscenza, e il fine ultimo del processo iniziatico-conoscitivo. Il mito primordiale è l’atto stesso della creazione, in un oltre che rimanda al tempo mitico, a una dimensione senza tempo e spazio. Ritroviamo nel mito l’importanza della parola, che ricorre continuamente nell’opera di Bent Parodi; secondo l’autore, il potere del mythos è quello della costruzione della vita e i mattoni del tempio si sostanziano della parola. Nella musica individua l’arte somma che costituisce il mythos in azione: essa nella sua essenza è armonia. La costruzione di una dimora in sé custodisce il senso del mito originario insito nella fissità della pietra, elemento primario nella costruzione. A Bent Parodi non sono indifferenti l’importanza del mito nei valori della simbologia costruttiva e dell’abitazione, che costituisce l’effetto visibile della costruzione. L’uomo e la casa a questo proposito sono fortemente solidali fra loro. Vi è un riferimento al mito come verbo creativo, l’architettura viene vista come una ripetizione rituale della cosmologia, nel senso che costruire una casa equivaleva a creare un piccolo mondo seguendo un modello fornito dagli dèi. Come l’uomo è a immagine e somiglianza del Divino, la casa è la proiezione primaria di questo nella vita individuale. L’autore del testo afferma che «mito, parola, suono, musica, silenzio, uomo, dimora sono inscindibilmente interconnessi, richiamando l’illud tempus e contrassegnando, al contempo, la vicenda meta-storica dell’universo. Secondo Bent Parodi è l’intuizione mitica a stabilire l’equazione parola-sole, vibrazione-luce e la parola sarebbe così cratofania (manifestazione della forza dell’Assoluto) quando essa non sia secolarizzata e dunque profanizzata, cioè svuotata del suo significato superiore». Quindi avere in sé la parola significa identificarsi in essa, viverla nel profondo. Mito e rito sono strettamente collegati perché il rito è l’attualizzazione del mito, una riproduzione di esso rivissuto nel suo carattere essenziale. Attraverso l’attualizzazione il rito, anche se avviene in un tempo ordinario, rimanda ad un tempo mitico, al senza-tempo, oltrepassando l’ambito del divenire per poi collocarsi nella sfera dell’essere. Mediante il rito si costruisce un ponte mistico fra la realtà sensibile e la realtà sovrasensibile, poiché, senza il primo, il secondo diverrebbe solo una testimonianza di un contesto del passato e, svuotato del suo carattere attuale, si trasformerebbe in semplice memoria di ciò che fu. Infatti a questo proposito Bent Parodi tiene a precisare che un mito senza rito non è più tale, esso è devitalizzato, non più capace di trasmettere conoscenza universale. Un altro aspetto è fortemente legato al rito, questo è il simbolo. I riti sono simboli messi in azione, e qualsiasi gesto rituale è un simbolo agito. Rito e simbolo sono due facce di una medesima realtà. Bent Parodi sostiene che il rito è dipendente dal mito e da un complesso simbolico; miti, riti e simboli sono fra loro solidali e indissolubili. Non può esserci un mito che prescinda dal gesto rituale, così come non si può parlare di simbolo senza rito e senza complesso mitico. Un rito senza simbolo non sarebbe un vero rito, ma una semplice cerimonia, nella quale emergerebbe solamente un carattere esteriore e perciò tale atto risulterebbe svuotato del tratto distintivo mitico-simbolico che contrassegna naturalmente il rito. 

 

La massoneria e la vita giornalistica

Alberto Samonà ci mostra nel suo libro come l’opera di Bent Parodi sia fatta di un continuo rimando di espressioni e pensieri. Ci porta alla conoscenza della sua brillante mente tramite la raccolta bibliografica. Descrive un uomo che ha sempre mostrato interesse per le tematiche spirituali, il mistero, il sacro e la natura. Personalità che emerge nel campo giornalistico scrivendo oltre seimila articoli, che sono stati pubblicati in quotidiani, settimanali, riviste di arte, storia, letteratura, simbolismo e filosofia. È proprio il giornalismo che lo porta ad incuriosirsi alla vita sacra e alla vita iniziatica. Nella sua vita resta sempre presente l’ideale aristocratico, affermato come una meta spirituale da conseguire interiormente e non come la rivendicazione di sangue di una classe sociale. In altre parole: ciò che l’autore intende è che per arricchirsi interiormente bisogna seguire questo “ideale aristocratico” e non rivendicando diritti di un qualsiasi possedimento per l’appartenenza a una famiglia facoltosa o a una classe sociale elevata. Dalla raccolta che Samonà ci offre riusciamo a comprendere l’appartenenza e il grande interesse che il giornalista nutriva per queste tematiche, ed è possibile conoscerlo anche come membro della massoneria, nella quale si possono riscontrare tracce di influenza nel suo lavoro. Egli è un giornalista anomalo, non trasmette nessuna polemica ai suoi lettori, nessuna critica e non ha mai manifestato manie di protagonismo, in sostanza ci troviamo di fronte un giornalista vero e autentico. Un giornalista che, grazie alla sua conoscenza, dirige le pagine culturali del Giornale di Sicilia. La sua aperta adesione alla massoneria gli ha spesso provocato ostilità da parte di alcuni colleghi. Per lui la massoneria è una scuola esoterica, nella quale apprende un linguaggio, simbolico e rituale e, allo stesso tempo, da portare nella vita quotidiana, a testimonianza di una dimensione più alta del vivere rispetto alla mera apparenza: non una religione, ma una palestra in cui vivere una religiosità laica, una tensione verso l’Assoluto, senza pregiudizi dogmatici o paraocchi confessionali. La solidarietà massonica si esprime anche nel suo lavoro. Per Bent Parodi non vi è differenza tra il quotidiano e la ricerca simbolica, la prima è solo un’occasione che permette alla seconda di esprimersi. Questa ricerca si ritrova in ogni testimonianza della sua esperienza umana che negli anni diviene un tutt’uno con l’oggetto dei suoi studi: infatti, da un certo punto in poi della sua opera non vi è distinzione tra l’uomo e il ricercatore come non c’è tra lo studioso e la materia. E la massoneria è la possibilità di trasportare nella realtà un progetto spirituale esoterico che altrimenti resterebbe solo nella sua mente di appassionato. Come si è già rilevato in precedenza, tutta l’opera di Bent Parodi è collegata attraverso una fitta rete di continui rimandi tra le molteplici teorie e gli oggetti di studi che il giornalista ha trattato nel suo lavoro di ricercatore e studioso. In queste righe è stata illustrata e presentata solo una piccola testimonianza rispetto alla grandezza della sua opera.

 

Irene Nicastro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 66, febbraio 2013)

Collaboratori di redazione:
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