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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Editoria varia (a cura di Manuela Mancuso)

Zoom immagine Il mestiere più difficile
richiede utili consigli.
Ecco un nuovo manuale
per il genitore moderno

di Angela Patrono
Regole, empatia e intelligenza emotiva. Un libro di Edizioni la rondine
ci svela come crescere i nostri figli nel rispetto della loro natura


Insieme all’addestratore di piranha e al lavavetri di grattacieli, quello del genitore è uno dei mestieri più rischiosi al mondo. Il pericolo maggiore di questa millenaria professione è quello di soccombere a un’adorabile piccola peste capace di azzerare all’istante la tua capacità di dire di no, trasformando la casa in una palestra per videogiocatori in erba e in un campo minato di giocattoli cosparso di residuati bellici vegetali prontamente espulsi dall’apparato faringeo causa “schifo”. Non è facile resistere alla tentazione di aprire il “manuale del genitore fai da te” e provare a gestire i rifiuti e i capricci del proprio figlio senza strumenti adeguati. Questo braccio di ferro impari può portare a cedere per mancanza di polso o, al contrario, a imporsi in modo coercitivo. Ma allora, come riuscire a guidare un bambino, pur rispettando la sua autonomia? Lo spiega Laura Fornasier nel libro Perché fai così? Comprendere i comportamenti provocatori del proprio figlio per crescere insieme (Edizioni la rondine, pp. 112, € 10,00).

 

Il linguaggio emotivo del bambino

L’autrice, pedagogista e counsellor, parte da un presupposto fondamentale: dietro ogni reazione esagerata e inconsulta del bambino c’è un’emozione scatenante, e dietro ogni emozione si cela un bisogno. Il più grande è quello di avere un legame affettivo con una figura familiare di riferimento, che possa orientarlo e guidarlo con il giusto mix di dolcezza e fermezza. Proprio per questo, ogni capriccio o lamentela va interpretato come un messaggio in codice da decifrare attraverso la lente dell’empatia. Infatti, il bambino «si differenzia dall’adulto perché è legato al suo sentire, è maggiormente emozionale nel senso che sente le sue emozioni a 360°». È da questo che nasce la maggior parte delle incomprensioni comunicative. Nel bambino la cosiddetta “mente emozionale” è più sviluppata rispetto alla “mente razionale” che invece prevale nell’adulto, perciò la comunicazione del genitore deve essere orientata al riconoscimento del bisogno del figlio «entrando in contatto con lui su un livello emozionale», mettendosi quindi nei panni del piccolo e cogliendo il suo stato emotivo. Così, attraverso un processo quasi maieutico, possiamo scoprire che nostra figlia si rifiuta di andare a danza perché è in cerca di rassicurazioni affettive da parte dei genitori, o nostro figlio buca le scatole al supermercato perché vuole attirare l’attenzione della mamma super impegnata. Questo è possibile solo se noi stessi per primi abbiamo consapevolezza delle nostre emozioni, in modo da trasmettere di rimando a nostro figlio fiducia e autostima, fondamentali per instaurare e rinsaldare ottime relazioni. Il bambino, infatti, ha bisogno di stimoli positivi che soddisfino i suoi tre bisogni fondamentali: «sicurezza, accettazione e appartenenza». È importante «essere chiari su cosa non va fatto», ma bisogna cercare insieme al figlio, attraverso il dialogo, «strategie per risolvere la questione»: in questo modo si educa il piccolo alla riflessione e alla scelta, sviluppando la sua autonomia e le sue inclinazioni.

Il libro affronta anche il tema dell’aggressività, «caratteristica universale presente in tutti gli esseri viventi», ma che va ovviamente contenuta quando degenera in violenza, aiutando il piccolo a «riconoscere le emozioni altrui», per «favorire una maggior consapevolezza della propria fisicità» e «offrire degli esempi alternativi per esternare la propria rabbia». Problematica può essere anche l’assenza di aggressività, che in questo caso va gestita sviluppando il senso critico del bambino e spronandolo ad «agire per affermare se stesso».

L’autrice si pone poi l’eterno dilemma delle regole: quando è bene darle e quando no? Imporre al bambino ferme direttive o lasciare che agisca spontaneamente? Scartando gli obsoleti modelli dell’autoritarismo e, sul versante opposto, del permissivismo, Laura Fornasier distingue tra le regole e le buone abitudini: le prime servono «a tutelare la vita, l’incolumità della persona» (ad esempio, mettersi la cintura di sicurezza, dare la manina alla mamma o al papà quando si attraversa la strada, non toccare le prese della corrente o i medicinali, ecc.); le seconde (lavarsi i denti, riordinare i giochi, rifare il letto, ecc.) si apprendono principalmente per imitazione. Quanto alle norme morali, più che gli ordini e le imposizioni, contano l’ambiente e l’esempio fornito dal genitore. In ogni caso, è sempre bene incoraggiare e «gratificare il bambino in ogni risultato raggiunto».

 

La negoziazione: una strategia vincente

Come gestire le inevitabili situazioni di conflitto, sorte dal contrasto tra il bisogno di autonomia del figlio e i “paletti” posti dai genitori? L’autrice fa il tipico esempio di un preadolescente che non rincasa all’orario stabilito. In questo caso, è bene usare un’efficace strategia comunicativa: la negoziazione. Prima di tutto è necessario sintonizzarsi con il figlio sul piano emotivo, lasciando che questi esprima la sua opinione, ma al tempo stesso comprenda i nostri bisogni, descrivendo i fatti oggettivi ed esprimendo le nostre emozioni («ci sentiamo preoccupati»), senza dare interpretazioni sbilanciate sul piano della soggettività (i ricatti affettivi peggiorano soltanto le cose). In questo modo si può coinvolgere il figlio nel processo decisionale, arrivando a pattuire con lui alternative e perfino “sanzioni” accettabili. L’importante è responsabilizzarlo, dando valore alla sua capacità di scelta.

Il metodo di Laura Fornasier si rivela vincente: in chiusura del libro sono riportati tre esempi nei quali la negoziazione si è dimostrata efficace per risolvere i conflitti e incrementare il dialogo tra genitori e figli. Infatti, in un mondo che va sempre di corsa, in cui è difficile trovare spazio per approfondire i contatti umani, il genitore che crea con il proprio figlio un rapporto basato sull’ascolto empatico permette al bambino di «crescere fiducioso» e di diventare un adulto «attento, capace a sua volta di costruire legami». Intraprendere questa missione non è difficile: basta solo una buona dose di intelligenza emotiva.

 

Angela Patrono

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 62, ottobre 2012)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT