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Anno VI, n. 61, settembre 2012
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Filosofia e religioni (a cura di Maria Grazia Franzè) . Anno VI, n. 61, settembre 2012

Zoom immagine Sconfitta della mafia,
volontà di cambiare,
desiderio di sviluppo

di Vito Digiorgio
Rubettino editore propone esperienze
e testimonianze di impegno sociale


Un racconto corale, una raccolta di sette testimonianze di persone che vivono e operano nella regione che costituisce l’estrema propaggine della penisola italiana: la Calabria. Nel suo saggio, Katia Stancato, immergendosi tra le pieghe del tessuto sociale, ci fornisce l’immagine  di una Calabria diversa da quella piena di stereotipi proposta dai media, dove, a dominare la scena, è la cronistoria dei fatti di sangue perpetrati dalla ’ndrangheta.

L’autrice, dando voce a vicende che configurano un percorso di speranza e di possibilità in una terra dominata dalla rassegnazione, si propone l’obiettivo di illustrare ipotesi di modelli di evoluzione. La fede e il costante impegno professionale costituiscono ingredienti essenziali nelle esperienze di vita e in ogni progetto di trasformazione della realtà sociale, compresi i rapporti esistenti nel mondo del lavoro e le iniziative di sviluppo, tali da scardinare un mondo imperniato sulla fatalità, sull’obbedienza cieca alle leggi della fedeltà e del rispetto.

Oltre la siepe. Racconti della Calabria in opera (Rubbettino, pp. 112, € 14,00) raccoglie testimonianze che emanano positività. I racconti, infatti, sono basati sulle esperienze delle persone che abitano in una terra in cui la vita quotidiana si sostanzia di cordialità, ospitalità e fede, valori e atteggiamenti quest’ultimi, troppo spesso dimenticati ma sui quali si dovrebbe proporre un’azione concreta nel progresso sociale.

 

Nella terra segnata dalla presenza della ’ndrangheta è possibile un riscatto sociale

Quello che emerge dalla lettura è un modello operativo che si affranca dalla concezione tradizionale della politica intesa come mera distributrice di risorse: agire in senso politico significa interpretare i bisogni e le aspettative, concretizzare progetti e aspirazioni. La condizione primaria rimane, secondo l’autrice, la coesione sociale come strumento per promuovere ogni iniziativa di riscatto. Il coraggio di questi eroi della quotidianità spalanca ai nostri occhi uno scenario che è ben più distante di quanto potremmo immaginare. Nella regione che si è macchiata di atroci fatti di cronaca, legati alla criminalità, c’è chi opera ogni giorno per migliorare la realtà in cui vive, indirizzando le energie positive verso progetti in cui crede, nella solidarietà e nell’aiuto reciproco caratterizzandosi e/o distinguendosi per un forte senso del bene comune. È un libro di testimonianze, ma anche un incentivo alla speranza, a non abbandonare la comunione che ci lega gli uni agli altri. Come si apprende dalle parole di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Campobasso Bojano, riportate nell’Introduzione al testo: «Per dirla con il poeta dell’Infinito, Giacomo Leopardi, dobbiamo andare oltre la siepe che spesso ci spaventa e ci rinchiude dentro un’atmosfera di paura. Intravedere oltre la siepe significa recuperare uno stile di speranza, valorizzare le tracce che Dio sa porre dentro la nostra storia».

 

Gli esempi di padre Giancarlo Maria Bregantini e Vincenzo Linarello

La narrazione parte proprio dalle testimonianze di padre Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri dal 1994 al 2007, che improntò la propria azione pastorale sulla divulgazione del progetto di legalità come mezzo per raggiungere la giustizia sociale. La ’ndrangheta arruola tra le sue fila soprattutto giovani delle classi disagiate e rappresenta, per molti versi, un meccanismo di mobilità sociale. La cooperazione si rivela come il mezzo ideale per attuare una liberazione dalla schiavitù del potere mafioso. Strappare alla mafia questi ragazzi senza prospettive future e impegnarli in un lavoro sono gli obiettivi che si propone la cooperativa “Crea Lavoro”, messa in piedi dal collaboratore più stretto di padre Bregantini, Vincenzo Linarello, con lo scopo di informare sulle opportunità legate al mondo del lavoro e dell’autoimprenditorialità. Diretta filiazione del progetto è la cooperativa agricola “Valle del Bonamico”, sorta da una partnership con aziende trentine. Incanalando i giovani nel percorso dell’imprenditoria, si toglie linfa vitale all’organismo onnivoro della mafia, si delinea un’alternativa al lavoro nero e alla schiavitù del precariato grazie alla solidarietà della rete della cooperazione e del Terzo settore. I semi gettati, infatti, non tardarono, a generare frutti. Nel 2003, ad opera di Vincenzo Linarello, nacque il gruppo cooperativo Goel, le cui attività sono ispirate alla volontà di cambiamento culturale e sociale. Alla base di tutte le iniziative vi è la convinzione che la precarietà del sistema calabrese non sia un incidente di percorso né un retaggio storico, ma un progetto criminale attuato organicamente per disincentivare la crescita. Per contrastare questa mentalità diffusa, negli anni si irrobustisce sempre più la presenza capillare sul territorio di cooperative sociali che diventano strumento privilegiato nei vari settori produttivi. Ci sono poi le proposte che nascono in seno alla chiesa, con l’obiettivo cruciale di animare i giovani sui temi del lavoro, del coinvolgimento delle comunità ecclesiali e della reciprocità. Centrale nella funzionalità di queste cooperative è l’azione formativa, intesa come base di partenza per ogni esperienza pratica.

 

Un viaggio nel mondo della cooperazione

Ci sono persone che restano affascinate da questa regione e che decidono di far fruttificare le loro idee proprio in questa terra di silenzio e di tristezza, nelle cui piccole comunità la vita sembra proseguire con ritmi ancestrali e immutabili. Tiziana Masnada, nativa di Bergamo, sceglie Lamezia come sede del suo noviziato. Dopo avere acquisito esperienza nel settore tessile, decide di dedicarsi alla formazione delle giovani donne per aiutarle a lavorare autonomamente. «La forza del messaggio consiste nella semplicità di lasciarsi appassionare dalla vita quotidiana, come se ogni attività o lavoro, anche quello faticoso o umile, fosse un’esperienza straordinaria dalla quale può dipendere il cambiamento della realtà in cui si opera»: è questo l’insegnamento di suor Tiziana.

Vicende differenti, ma tutte accomunate dalla voglia di dare un contributo attivo e propositivo allo sradicamento dei giovani da una strada senza futuro. L’autrice narra la storia di Mariapia Morrone, laureata in Economia ed abilitata alla professione di dottore commercialista, che decide di impegnare il proprio tempo e le proprie risorse per lavorare in una casa famiglia e fare l’educatrice di strada. Ci sono esempi luminosi come la società agricola “Terzeria”, costituita nel 2005 su impulso dell’allora vescovo di Cassano all'Ionio monsignor Domenico Graziani, per valorizzare le esperienze degli imprenditori agricoli locali con contratti di compartecipazione. Esempio concreto, quest’ultimo, di promozione di un’economia fondata sulla fraternità e sulla solidarietà, nello spirito del messaggio contenuto nell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. Tra le varie esperienze di cooperazione la più importante è quella delle banche di credito cooperativo, che affonda le radici nella storia. La loro presenza anche nei territori più impervi e isolati ne fa un punto di riferimento per le famiglie e le piccole realtà imprenditoriali. In questa fase di recessione, in cui le banche per mancanza di liquidità non erogano prestiti, esse ricoprono un ruolo essenziale di sostegno al credito locale. Il credito cooperativo costituisce un argine all’enorme diffusione del prestito a strozzo praticato dagli usurai.

 

Il percorso dell’autrice Katia Stancato

In una società lacerata dalla crisi di identità e di valori, queste persone sono in grado di proporre un modello di economia contraddistinto da una moralità ben definita. Attraverso la fede e l’azione rinnovano la proposta di un messaggio estremamente attuale: quello cristiano. Sono portavoce di nuove forme di partecipazione alla vita pubblica, fondate sull’assunzione diretta di responsabilità nella gestione del bene comune. Di questo è profondamente convinta Katia Stancato. Laureata in Economia, ha effettuato un lungo tirocinio professionale. Dopo essere stata per quindici anni presidente di Confcooperative ed avere seguito da vicino lo sviluppo delle esperienze di cooperazione, oggi è componente di Giunta della Camera di commercio di Cosenza e ed è portavoce del forum regionale del Terzo settore.

 

Vito Digiorgio

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 61, settembre 2012)

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