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Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno VI, n. 61, settembre 2012

Zoom immagine Per un salto
color bronzo
senza ritorno

di Angela Patrono
Toccante viaggio nel tempo:
epoche e passioni rinascono
riscritte per Arkadia editore


Terzo secolo a.C. Gli Sherdna, un gruppo di guerrieri nuragici capitanati dal carismatico Olai, si spingono a settentrione verso una nuova terra. La spedizione, lunga e rischiosa, li condurrà sulle tracce di un materiale prezioso: lo stagno, indispensabile insieme al rame per la forgiatura delle loro armi. Durante il viaggio si imbatteranno in popolazioni nemiche, rivali o alleate, che li porteranno di volta in volta a solidarizzare o a scoprire nuove e più raffinate tattiche di combattimento. Ma Olai e compagni riusciranno a tornare in patria? Che ruolo giocheranno nella difesa del popolo dei Laighne, assediato da misteriosi saccheggiatori? E quale relazione li lega a una scoperta di cinquemila anni più tardi, rivoluzionaria per il futuro dell’etnografia e della genetica? A questi e ad altri interrogativi risponde il romanzo di Antonello Pellegrino, Dalla scura terra (Arkadia editore, pp. 320, € 16,50). L’autore, nato ad Imperia da genitori sardi, ha già trattato le vicende nel popolo nuragico nel suo romanzo del 2007 Bronzo e, anche qui, come nell’opera precedente, la narrazione procede su due piani paralleli e complementari: le epiche avventure di Olai e compagni si intersecano a quelle di un prossimo futuro, che vedrà come protagonisti l’archeologo sardo Gianni Mele e la genetista irlandese Thelma O’Connor, coinvolti in una faccenda più grande di loro.

 

Una scoperta clamorosa

L’antefatto della vicenda contemporanea scaturisce dal ritrovamento, nella campagna irlandese, di due corpi avvinghiati in posizione di lotta. Le mummie, risalenti all’Età del bronzo, destano inevitabilmente scalpore e meraviglia tra gli studiosi. Ma è soprattutto la dottoressa O’Connor a prendere a cuore il caso: uno dei corpi, infatti, presenta un’anomalia genetica che potrebbe aprire nuovi spiragli nella cura della talassemia, lo stesso male che le ha portato via, in tenera età, la sorellina. Le ricerche di Thelma non passano certo inosservate, sia nel bene che nel male. Visitando il sito della dottoressa, l’archeologo cagliaritano Gianni Mele si accorge che il pugnale di una mummia è identico a quello da lui ritrovato durante uno scavo in Sardegna. Possibile che si tratti di una semplice coincidenza? Per fugare ogni dubbio Gianni parte per l’Irlanda. Qui conosce Thelma, con la quale instaura un rapporto che va oltre quello lavorativo e, forse, anche oltre quello di amicizia. Ma qualcuno trama nell’ombra, deciso a tarpare le ali a questa scoperta che potrebbe cambiare il volto della medicina e riscrivere la storia dei popoli. Qualcuno potente e senza scrupoli che, per arrivare al bersaglio, si serve di un collaboratore esterno, l’Intruso, imprevedibile e pericoloso fanatico celato dietro a una visiera e un paio di occhiali scuri. Per Thelma, così, l’entusiasmo iniziale della scoperta si trasformerà ben presto in terrore, che la avvilupperà in un incubo senza scampo.

 

Personaggi multisfaccettati

Tra romanzo storico e thriller con un pizzico di fantascienza, Dalla scura terra colpisce per la sua onestà descrittiva, in particolare nella caratterizzazione dei personaggi: veri e tridimensionali come i protagonisti di un buon film. Spicca, ad esempio, la figura della dottoressa Thelma O’Connor, donna dalle mille sfaccettature, profondamente umana e intelligente quanto dura con se stessa e con gli altri. Sua controparte neolitica è la sacerdotessa preceltica Dealgnaid, sapiente mix di orgoglio e misticismo, che vivrà con Olai una passione intensa e tormentata dai dubbi e dal rimpianto: il loro amore, predestinato dalla Grande Madre, riserverà più di una sorpresa. Ottima, inoltre, la resa psicologica dell’Intruso, geniale e sadico membro di una setta segreta, ossessionato da tic e manie, tra cui l’insana e inusuale attrazione per Thelma, che sconvolge la sua rigida routine da killer navigato.

 

L’umorismo, arma vincente contro il degrado bestiale

Emergono dunque figure negative disumanizzate, rese bestiali da un senso di dominio accecante, basato sulla violenza pura e sull’omicidio rituale. In questo senso, la figura dell’Intruso si può accostare a quella dei Fomor, i grandi antagonisti del popolo dei Laighne: demoni sanguinari che colpiscono nelle notti di luna piena, facendo strage di villaggi e rapendo le fanciulle, ingravidandole perché possa nascere un erede maschio da allevare come uno di loro. I Laighne sono fatalisticamente rassegnati alla barbarie, persuasi della soprannaturalità degli avversari. Saranno gli Sherdna di Olai a convincerli che i veri “demoni” sono quelli delle loro paure e che per sconfiggere nemici tanto temibili è necessario ingegnarsi e usare l’arma più dissacrante che esista: il senso dell’umorismo.

 

Tra leggenda e mitologia

Importanti, nel corso della storia, sono i riferimenti leggendari e mitologici. Gli Sherdna, come pure i Laighne, venerano il Grande Padre, divinità celeste, e la Grande Madre, portatrice di fertilità: un comune culto dualistico che contribuirà all’unione dei due popoli. Nel romanzo, infatti, si accenna alla popolazione preceltica dei Partholan, stanziatasi in Irlanda proprio nell’Età del bronzo e governata da un capo di origini mediterranee. Una tesi, questa, caldamente supportata dall’autore, sebbene non del tutto confermata dagli studiosi. Ma la vicenda riserva più di un colpo di scena. Nel corso del romanzo, infatti, ritroviamo vecchie conoscenze, per alcuni abbandonate sui banchi di scuola: durante il viaggio di ritorno, Olai e compagni approdano sulle coste settentrionali della Sardegna, dove si imbattono nella popolazione autoctona dei Lame, ovvero dei Lestrigoni. Questi, a loro volta, entrano in conflitto con una flotta di scaltri commercianti venuti dall’Egeo, il cui capo, ladro lesto e minuto, si fa chiamare “Nessuno”. Vi ricorda un certo protagonista di un poema epico?

 

Un emozionante viaggio nel tempo

Tra inseguimenti rocamboleschi, scontri a viso aperto e momenti di pura tensione, il romanzo di Pellegrino ha il pregio di avvincere ed intrattenere con innegabile maestria narrativa. Si stenta a credere che Dalla scura terra sia l’opera di un quasi esordiente. Lo stile, moderno e dettagliato, non lascia nulla al caso, correndo anzi il rischio di eccedere nelle descrizioni. La collaudata formula a capitoli alternati, basata su due piani temporali diversi, è un punto in più a favore della suspense. L’ambientazione della metà del XXI secolo è futuristica quanto basta a non cadere nello stereotipo, mentre quella dell’Età del bronzo risulta realistica come non mai al nostro modo di sentire. Nel complesso, un romanzo che i lettori di Wilbur Smith e Clive Cussler probabilmente apprezzeranno.

 

Angela Patrono

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 61, settembre 2012)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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