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Anno VI, n. 57, maggio 2012
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VI, n. 57, maggio 2012

Zoom immagine Quando la disabilità
è una risorsa di tutti:
per famiglia, scuola
e per l’intera società

di Antonietta Zaccaro
Edita da Ferrari una valida ricerca
sull’inclusione dei diversamente abili


L’integrazione delle persone diversamente abili nella società e soprattutto nella scuola è un argomento che agita da sempre l’opinione pubblica e porta chi ci governa a mettere a punto, di volta in volta, sempre nuove strategie per migliorare la qualità della vita di queste persone, che hanno tanto da offrire ai soggetti comunemente denominati “normodotati”, ma che, molto spesso, non hanno i mezzi per farlo. A fare il punto sull’integrazione scolastica di questa particolare fetta della popolazione italiana è un volume scritto da Francesco Fusca, docente, capo d’istituto e ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione, Persone disabili. In famiglia, a scuola e in società (Ferrari editore, pp. 184, € 13,00), nel quale si analizzano punto per punto tutte le contraddizioni e le qualità delle leggi scolastiche italiane in materia di disabilità. Lo stesso autore indica nell’Introduzione le finalità della sua opera: «la presente ricerca fonda la sua specificità nella conoscenza di chi scrive del complesso processo di Inserimento Integrazione Inclusione Valorizzazione delle persone con disabilità in Famiglia, a Scuola e in Società».
La Prefazione, curata da Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale del Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), ci esplica quanto sia importante, nel panorama politico-sociale dell’odierna Italia, il lavoro svolto dall’autore: «le problematiche vengono affrontate con riguardo a tutti i soggetti coinvolti a partire dagli alunni, passando ai dirigenti scolastici, ai docenti curriculari e per il sostegno, discutendo anche dei compiti degli assistenti forniti dagli enti locali per l’autonomia e la comunicazione e di quelli di assistenza materiale di competenza dei collaboratori e delle collaboratrici scolastiche».

 

Il lungo cammino dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità

La parola handicap è spesso associata alla paura, a quella sensazione incontrollata del non essere all’altezza della situazione, ma, studiando e conoscendo a fondo il tipo di disabilità, si può essere consapevoli che ogni ragazzo in questa situazione può essere educato e istruito a scuola, anche grazie agli innumerevoli strumenti che il legislatore pone nelle mani dei docenti che affrontano questo tipo di insegnamento. L’allora ministro Letizia Moratti, nella norma sui piani di studio personalizzati del 2004 fa riferimento alla disabilità come a «una risorsa educativa e didattica per tutti»: è da qui che parte la riflessione del Fusca e si snoda per tutto l’iter scolastico fino a toccare la formazione degli insegnanti e il rapporto che dovrebbe intercorrere tra questi e le strutture sanitarie specializzate. Un alunno con disabilità ha, come primo bisogno, una organizzazione dello studio, scolastico principalmente, mirato a valorizzare la propria persona e le proprie capacità, che non interessa solo l’insegnante di sostegno, con un rapporto di uno a uno, ma che coinvolge tutto il sistema classe, dagli insegnanti curriculari agli alunni “normodotati”, per arrivare a una relazione e comunicazione umana e serena, primo fondamento della pedagogia. Ma non sempre si riesce a operare in una classe modello, senza problemi e senza incorrere in ostacoli non preventivati.
Dal punto di vista normativo la scuola negli ultimi dieci anni ha subìto, in poco tempo, il susseguirsi di diverse riforme che hanno mirato non al miglioramento del sistema, ma ad un taglio incontrollato degli sprechi, senza porre l’attenzione sulla qualità dell’insegnamento; questi tagli hanno penalizzato più di ogni altro settore quello dedicato agli alunni diversamente abili, che hanno visto dimezzate le ore di sostegno “uno a uno” e, di conseguenza, la qualità degli insegnamenti a loro impartiti. Altro punto di decantata novità, ma che non è altro che un impensabile passo indietro, è la reintroduzione delle classi speciali: «ci sono segnali spaventosi, che fanno davvero rabbrividire, perché insistono sul “ritorno negli istituti” di tutte le persone disabili: magari, in istituti dorati, dove lavorano persone altamente specializzate e qualificate, dove servizi e strutture sono superlativi, …e dove tutti i soggetti sono messi insieme». Un ritorno al passato in una politica dell’integrazione che è studiata e copiata in tutta Europa. Un buono strumento per riportare l’inserimento degli alunni diversamente abili agli antichi splendori è costituito dalla Scuola italiana delle Autonomie, dove un alunno di questo tipo non potrà non trovarsi a proprio agio. Col dare la possibilità alla scuola, e quindi al dirigente scolastico, di autogestire le proprie risorse, questi potrà dedicare molto più tempo e denaro all’integrazione di questa fascia di studenti e non penalizzarli come è più volte successo in passato.

 

Gli alunni disabili nelle scuole europee

Soltanto pochi dei 27 stati membri dell’Unione Europea hanno una puntuale legislazione e consapevolezza riguardante l’handicap e solo pochi portano avanti il modello italiano di integrazione serena e coinvolgente tra ragazzi “normali” e disabili, in strutture comuni a entrambi. In Germania, Svezia e Danimarca si è deciso per una integrazione parziale, che costa poco in termini di denaro e di personale, perché prevede la concentrazione dei soggetti in strutture specializzate con un’équipe, qualificata che non interagisce con altre strutture atte all’insegnamento; ciò porta, però, a una crisi dell’insegnamento, intesa come mancanza di stimoli a migliorare il proprio metodo, e a una razionalizzazione e sicurezza dei risultati che si ottengono. In Spagna si è puntato, con coraggio, a un tipo di impostazione a gruppo di insegnamento, mentre in Francia si sta cercando di proporre, lentamente, il modello italiano di integrazione comune.

 

La formazione del docente di sostegno

Per far ritornare la scuola italiana agli antichi splendori in campo di integrazione degli alunni con disabilità, bisogna puntare sulla formazione specializzata dei docenti: «occorre sensibilizzare, informare e formare le famiglie dei diversamente abili; occorre interagire collaborativamente con i vari operatori del territorio, attraverso anche la cinematografia specializzata». Importanti in questo campo sono i programmi dei corsi di specializzazione emanati nel 1995 dal Ministero della Pubblica Istruzione: qui si trovano le linee guida per la formazione del docente di sostegno, che deve cooperare con gli insegnanti curriculari e aiutare il ragazzo a diventare parte integrante del sistema classe, attraverso strategie di pensiero e di azione atte a stimolare l’attenzione e le capacità dell’alunno diversamente abile. Formare per integrare!

 

Antonietta Zaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 57, maggio 2012)

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