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Comunicazione e Sociologia (a cura di Alba Terranova) . Anno V, n. 52, dicembre 2011

Zoom immagine Intelligence
e sicurezza
globale

di Alessandra Prospero
Da Città del sole un manuale
che leggendo “dentro” il dato
spiega il dominio informativo


Intelligere, cioè “leggere dentro” è una capacità innata o acquisita, assolutamente preziosa al giorno d’oggi, poiché chi riesce a “leggere dentro” l’informazione o l’azione può gestirla, prevederla e addirittura prevenirla; è proprio il significato più squisitamente etimologico legato al termine intelligence nella sua origine latina intelligo (e variante intellego) che ci spiega il punto di partenza della trattazione sistematica di Antonella Colonna Vilasi. Il tema è particolarmente caro all’autrice la quale, oltre ad essere una nota saggista, scrittrice e docente universitaria, detiene l’onorevole primato di essere stata la prima criminologa europea ad aver pubblicato una trilogia sull'Intelligence.

Il Manuale d’Intelligence (Città del sole edizioni, pp. 144, € 14,00), sapientemente diviso in due capitoli principali, ci conduce nella prima parte attraverso la definizione e le classificazioni dell’intelligence, introducendoci a concetti ben noti agli addetti al settore come la Humint (crasi di human intelligence, ovvero la raccolta di informazioni derivante da fonti umane), e le open sources dell’informazione, le fonti aperte, cioè accessibili a tutti nel nuovo villaggio globale (ad esempio internet); nel secondo capitolo invece l’autrice ci coinvolge in alcune riflessioni scaturite dal multipolarismo post 1989, cagionato dalla caduta del muro di Berlino e dal conseguente modificarsi degli equilibri economici e militari fra tutte le nazioni, indipendenti ormai dalla netta contrapposizione fra le due superpotenze di USA e URSS.

 

L’information dominance

Nell’epoca attuale, o della “terza ondata”, infatti, oggetto di studio dell’intelligence è una conflittualità di tipo verticale, prodotta da interessi economici e non più territoriali e «nel prossimo futuro non sarà più forte chi possiede più armi, ma chi saprà gestire meglio l’acquisizione, l’analisi e la valutazione delle informazioni» in una parola chi avrà l’information dominance, ossia il dominio informativo, restituendo però un valore prioritario al fattore umano dell’analista e alle sue capacità intuitive.

Infatti, in un periodo storico in cui le risorse sono accessibili a tutti, il valore aggiunto risiede nel fattore umano: «è fondamentale – scrive l’autrice – la presenza di personale deputato all’analisi delle informazioni che […] deve essere particolarmente motivato e con una cultura ampia e multidisciplinare; capace di non perdere mai di vista l’obiettivo e la funzione delle informazioni in via di elaborazione».

Antonella Colonna Vilasi è riuscita dunque a dare logica e chiarezza a una trattazione circa una materia interessante ma molto complessa, rendendola più vicina al lettore poiché, nel trattarla con questa linearità, ne scalfisce l’aura ambigua ed oscura.

 

Tre preziosi contributi

Il manuale inoltre contiene tre preziosi contributi che recano tre firme insigni.

Una prefazione del celebre giornalista de Il Sole 24 ore Stefano Folli, già direttore del Corriere della sera dal 2003 al 2004, che induce ad una approfondita riflessione sull’insanabile dicotomia tra segretezza e legalità dell’intelligence, pur ribadendone l’importanza in una società organizzata e democratica.

Un’introduzione dell’ammiraglio Pierre Lacoste, già direttore dal 1982 al 1985 della Direction Générale de la Sécurité Extérieure (comunemente conosciuta anche con la sigla Dgse), cioè i Servizi Informativi Francesi per la Difesa, che auspica per il ventunesimo secolo una presenza più incisiva dei Servizi per quanto riguarda la difesa e la sicurezza nazionale.

Un’intervista a chiosa del manuale ad Alfredo Mantici, già capo del Dipartimento Analisi del Sisde e sua memoria storica, responsabile della rivista Gnosis ed esperto di terrorismo in cui viene elogiata in campo di sicurezza nazionale la preparazione dei paesi della Comunità Europea a differenza degli Stati Uniti d’America dove l’Fbi «opera in funzione potenzialmente giudiziaria, non avendo un’intrinseca cultura d’intelligence» e viene demitizzata l’organizzazione di Al Qaeda (pur riconoscendone l’estrema pericolosità) poiché come sostiene lo stesso Mantici, «la grande scommessa che l’Occidente deve vincere è proprio quella di combattere il terrorismo senza trasformare la lotta in uno scontro con l’Islam ma anzi lavorando con intelligenza per separare l’Islam dal Qaedismo».

 

Alessandra Prospero

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 52, dicembre 2011)

Collaboratori di redazione:
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