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A. XVIII, n. 200, maggio 2024
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Emozioni in versi (a cura di Lara Parisella)

Zoom immagine Una raccolta poetica
in cui la singola voce
sa offrire al lettore
l’armonia di un coro

di Maria Spagnuolo
Da Opposto.net editore, plaisir d’amour
scandito dalla musicalità del sentimento


Che la poesia sia specchio dell’anima è un luogo comune consolidato da tempo e anche nella nostra contemporaneità, decisamente poco poetica, poesia è riflesso del nostro sentire. Come ebbe modo di affermare Sergio Solmi, «far poesia vuol dire riconoscersi». Si riconosce nei suoi versi anche Virginia Foderaro, giornalista e autrice de La tua voce, una raccolta poetica in cui la sua voce si confonde con più voci: quelle elegiache di uno strumento musicale, quelle delicate della natura, quelle silenziose delle donne e, infine, le nostre che s’imbattono in versi che prorompono dall’intimità di una stanza, si sciolgono in bisbigli notturni o si tramutano in sospiri che si caricano ora di rimpianto ora di nostalgica malinconia (Opposto.net editore, pp. 80, € 8,00). Una voce, quella dell’autrice, che non resta isolata poiché, sottesa all’intera raccolta, è la volontà di condividere con il suo ideale lettore – colui che ha il dono del saper ascoltare – le proprie emozioni e i propri dolori, passati e presenti, le proprie ansie, il proprio essere, la propria vita. Vita e poesia, quindi, si fondono in un’unica nota poetica che ha radici profonde nella tradizione letteraria e, in misura e modi diversi, anche nel comune sentire. Commenta al riguardo Beppe Costa, editore e scrittore, nella sua Prefazione alla raccolta: «Ho trovato così tante affinità al mio concedermi ai versi che “La tua voce” m’è parsa un po’ la mia: dall’inizio e della fine. Dove il cercarmi e il cercare gli altri, oggi, nuovamente ritornano». 

 

Plaisir d’amour

La raccolta si compone di testi monostrofici, ma anche distici, quartine e terzine – strofe che consistono in versi svincolati dagli schemi classici della retorica. Alternando ipotassi e paratassi, determinate rispettivamente dalla volontà di narrare/narrarsi o dalla necessità di dar ascolto a un istantaneo sfogo dell’anima, la nostra autrice riscopre la musicalità delle rime baciate e della rimalmezzo in un altalenante gioco di assonanze e consonanze e di timbri fonici a volte dolci, assai di rado aspri. La parola è priva di nessi consonantici complessi e si carica di pregnante dolcezza che scaturisce dalla semplicità con cui essa si accosta agli oggetti, determinandoli con genuina precisione. Così ne I giardini di Hanbury ci imbattiamo negli «arbusti dei pini silvestri» e le «siepi di eucalipto» e le «generose palme nervose» e nella meravigliata constatazione dell’autrice: «Quanto amore per costruire un luogo incantato / che solo gli occhi dell’anima / possono avere osservato. / Lì ogni cosa mi parla, / ogni pianta che vive. / Ogni rosa respira».

Con costante coerenza lessicale nella raccolta ricorrono topoi della poesia amorosa. Sono amori finiti ma mai spenti, amori sospirati, ricordati, contemplati in un’appena accennata sensualità. È la comunicazione di un’emotività che pulsa e vibra nelle note di un «flauto che incanta» e in un violino «che vibra / a rilento», nel moto fluttuante delle onde solcate da un veliero, in «Un coro di grilli / la danza d’insetti» e ne «la musica delle onde del mare / e delle bianche conchiglie». Il canto della Foderaro non si connota di un individualismo sentimentale esasperato ed esasperante, anzi, si fa corale in nome di una compiaciuta condivisione di emozioni che investono l’io lirico, l’altro, la natura, gli animali e finanche gli oggetti. È un plaisir d’amour che trova nella poesia la possibilità di esprimersi rinunciando a qualsivoglia costruzione artificiosa, rimarcando, se mai, la forza naturale del sentimento colto nella sua candida alba o nella dolorosa constatazione del suo tramonto. Ci pare così di canticchiare, tra le sue note, «Plaisir d’amour / ne dure qu’un moment; / changrin d’amour / dure toute la vie» (Jean-Pierre Claris de Florian).

 

Un canto elegiaco

È possibile, tra le pagine della raccolta, imbattersi in alcuni componimenti che rimandano, nei contenuti e nello stile, ad un gusto prettamente elegiaco. Si affaccia, infatti, in certi versi il lamento dell’amante che affida al suo canto l’arduo compito di giungere presso l’amato ormai perduto per ricordargli la passione che li divorò quando, «giovani […], pazzi e stravaganti», s’abbandonarono all’unicità di un amore (in Un canto). Così nell’intensità di uno scorcio momentaneo «La tua voce / mi riscalda il cuore, / ogni volta che vacilla amore / tu sei lì / a modular parole». In questi versi e in molti altri ancora v’è il ritorno di emozioni e sensazioni legate a un istante di vita. Così poesia, amore e vita s’identificano nella prassi poetica e nelle parole dell’autrice: «L’ispirazione / muove la vita, / lascia cadere, / aiuta a rialzarsi. / […] È poesia. / È amore profondo. / È sapere che c’è / chi come me / ha provato / le stesse emozioni / e ancora / le proverà» (in Ispirazione). È l’ispirazione che alita e alimenta la vita di ogni uomo con la speranza che non si smetta mai, a mo’ dei poeti, di “modular parole”.

 

Maria Spagnuolo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 50, ottobre 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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