Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 199, aprile 2024
Sei in: Articolo




Riflessi d'autore (a cura di Angela Galloro)

Zoom immagine Viaggio lungo la strada
delle proprie passioni,
che scruta nel profondo
l’interiorità del lettore

di Maria Grazia Franzè
Un romanzo edito Città del sole: tra citazioni letterarie e musicali,
un’affascinante avventura diventa momento di riscoperta dell’anima


Che il viaggio sia un’esperienza fatta da tutti nel corso della propria vita non credo possa essere messo in dubbio, ma forse non altrettanto comune è partire fisicamente e mentalmente per vivere un’esperienza indimenticabile. È esattamente questa sorta di viaggio che Giulia Di Marco compie nel breve romanzo Il rospo nel pozzo…e il naufragar m’è dolce in questo mare (Città del sole edizioni, pp. 120, € 10,00), in cui la scrittrice non solo si ferma a scrutare i paesaggi e a regalarne una deliziosa descrizione, ma anche a indagare i luoghi sconosciuti della propria vita. Giulia vive tra Reggio Calabria, Londra e Stromboli, è itinerante e questo modo di vivere lo trascrive anche nelle pagine di questo breve romanzo che nient’altro vuole essere se non un racconto dei viaggi dell’anima.

 

Il rospo e il mare

Titolo originale, quanto mai imprevedibile al quale la giovane autrice accosta non solo la figura del rospo che guarda il cielo dal basso e ha come unico parametro il bordo del pozzo, oltre il quale ignora la vastità del cielo, ma anche le dolci parole di uno tra i più grandi componimenti poetici leopardiani che la nostra letteratura conserva: L’infinito. È suggestivo e quanto mai strano accostare un rospo che vive in un pozzo alla dolcezza del naufragare in un dolce mare, ma è nell’uso di queste due immagini che la scrittrice riesce a trasmettere la profondità del breve romanzo. «Cerco dentro, nel passato, le sensazioni di cui voglio parlare a me stessa. Perché lo scrivere deve essere questo, un percorso a ritroso che illumina l’ora e l’oggi. […] Eccomi seduta con mille pensieri in testa e la voglia impellente di raccontare a Giulia qualcosa di interessante». E qualcosa di interessante l’autrice la narra.

Giulia si racconta al lettore in terza persona e si apre quasi come se stesse scrivendo un diario. Un taccuino di viaggio dove non è importante arrivare o avere una meta precisa: è importante cercare, conoscere ed esplorare non ciò che di fisico i luoghi nuovi hanno da offrire, ma cosa questi portano nell’animo della protagonista. Così Giulia esplora e fruga ovunque: «Ma dove stavano i ricordi? Spesso nell’olfatto, a volte nel gusto. Era così che riusciva a tornare indietro per guardare avanti percorrendo e ripercorrendo vie già percorse, strade battute e ribattute. Giorni già vissuti, attimi passati, momenti percepiti, persone già conosciute, dischi già ascoltati», e in questa persistente cernita accompagna il lettore quasi come se lo tenesse per mano e – attraverso la scrittura – gli facesse sentire il profumo del mare, l’ebbrezza del vento, l’odore del treno.

Ma la descrizione non è solo esteriore. Giulia non esita a dire come più si piace quando il suo interlocutore, il suo alter ego, le chiede di parlare di lei: «Ci sono tante cose che mi piacciono ma soprattutto mi piace Giulia quando è felice Giulia che coinvolge e trascina Giulia che parla a raffica con il fiato corto e le guance in fiamme con gli occhi lucidi e penetranti mi piace lei la Giù con i suoi amori». E di amori ne ha tanti: basta continuare nella lettura per scoprire l’amore per la musica, per la scrittura, per la curiosità. Sono diverse le citazioni che infatti occupano le pagine entrando in punta di piedi nella mente della scrittrice: dal brano della Bandabardò, Vento in faccia alle musiche di Duke Ellington e John Coltrane, con In a sentimental mood. Insomma un viaggio non solo introspettivo, ma anche culturale e letterario. La scrittrice pensa anche a Pirandello a cui fa una chiara allusione quando parla delle maschere che ognuno di noi, ogni giorno, indossa: «Era la sua protezione, la sua maschera, il suo mondo. L’aspetto che la maschera imponeva e la maschera che aveva scelto l’aspetto. Rigore. Dolcezza moderata. Femminilità controllata. […] Le maschere sono indossate per come ci si sente». E sicuramente chi intraprende un viaggio di maschere ne indossa tante e diverse. Un viaggio dunque. Il viaggio introspettivo che non tralascia nessuna emozione: dalla più gioiosa a quella privata del dolore che può travolgere la vita dell’uomo: «Ma cos’è il dolore e dove si sistema nel nostro corpo? È un dolore che viene da dentro. Il respiro fa male, sale dolorosamente e stringe la gola, il collo. Si insinua sotto la pelle come un serpente velenoso, giunge alle labbra, sale attraverso le guance arriva agli occhi. Iniziano a sgorgare le lacrime. Lente, silenziose. Scivolano, scorrono. Si inseguono sulla pelle. Sempre più. Una dietro l’altra, un singhiozzo dietro l’altro. Il dolore toglie il respiro».

Un romanzo smilzo, di poche pagine, ma capace di penetrare nell’intimo di chi volesse fare un viaggio in se stesso.

 

Maria Grazia Franzè

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 42, febbraio 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT