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Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 199, aprile 2024
Viaggio lungo la strada
delle proprie passioni,
che scruta nel profondo
l’interiorità del lettore
di Maria Grazia Franzè
Un romanzo edito Città del sole: tra citazioni letterarie e musicali,
un’affascinante avventura diventa momento di riscoperta dell’anima
Che il viaggio sia un’esperienza fatta da tutti nel corso della propria vita non credo possa essere messo in dubbio, ma forse non altrettanto comune è partire fisicamente e mentalmente per vivere un’esperienza indimenticabile. È esattamente questa sorta di viaggio che Giulia Di Marco compie nel breve romanzo Il rospo nel pozzo…e il naufragar m’è dolce in questo mare (Città del sole edizioni, pp. 120, € 10,00), in cui la scrittrice non solo si ferma a scrutare i paesaggi e a regalarne una deliziosa descrizione, ma anche a indagare i luoghi sconosciuti della propria vita. Giulia vive tra Reggio Calabria, Londra e Stromboli, è itinerante e questo modo di vivere lo trascrive anche nelle pagine di questo breve romanzo che nient’altro vuole essere se non un racconto dei viaggi dell’anima.
Il rospo e il mare
Titolo originale, quanto mai imprevedibile al quale la giovane autrice accosta non solo la figura del rospo che guarda il cielo dal basso e ha come unico parametro il bordo del pozzo, oltre il quale ignora la vastità del cielo, ma anche le dolci parole di uno tra i più grandi componimenti poetici leopardiani che la nostra letteratura conserva: L’infinito. È suggestivo e quanto mai strano accostare un rospo che vive in un pozzo alla dolcezza del naufragare in un dolce mare, ma è nell’uso di queste due immagini che la scrittrice riesce a trasmettere la profondità del breve romanzo. «Cerco dentro, nel passato, le sensazioni di cui voglio parlare a me stessa. Perché lo scrivere deve essere questo, un percorso a ritroso che illumina l’ora e l’oggi. […] Eccomi seduta con mille pensieri in testa e la voglia impellente di raccontare a Giulia qualcosa di interessante». E qualcosa di interessante l’autrice la narra.
Giulia si racconta al lettore in terza persona e si apre quasi come se stesse scrivendo un diario. Un taccuino di viaggio dove non è importante arrivare o avere una meta precisa: è importante cercare, conoscere ed esplorare non ciò che di fisico i luoghi nuovi hanno da offrire, ma cosa questi portano nell’animo della protagonista. Così Giulia esplora e fruga ovunque: «Ma dove stavano i ricordi? Spesso nell’olfatto, a volte nel gusto. Era così che riusciva a tornare indietro per guardare avanti percorrendo e ripercorrendo vie già percorse, strade battute e ribattute. Giorni già vissuti, attimi passati, momenti percepiti, persone già conosciute, dischi già ascoltati», e in questa persistente cernita accompagna il lettore quasi come se lo tenesse per mano e – attraverso la scrittura – gli facesse sentire il profumo del mare, l’ebbrezza del vento, l’odore del treno.
Ma la descrizione non è solo esteriore. Giulia non esita a dire come più si piace quando il suo interlocutore, il suo alter ego, le chiede di parlare di lei: «Ci sono tante cose che mi piacciono ma soprattutto mi piace Giulia quando è felice Giulia che coinvolge e trascina Giulia che parla a raffica con il fiato corto e le guance in fiamme con gli occhi lucidi e penetranti mi piace lei
Un romanzo smilzo, di poche pagine, ma capace di penetrare nell’intimo di chi volesse fare un viaggio in se stesso.
Maria Grazia Franzè
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 42, febbraio 2011)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi