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Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno V, n. 42, febbraio 2011

Zoom immagine Un’emozionante serie di racconti
per leggere le debolezze umane
e indagare sulla fatica di vivere

di Alessia Rocco
Da Perrone editore l’idea di un testo
in cui ben si fondono sogno e realtà


I libri hanno il potere di condurre i lettori verso luoghi inesplorati, dimensioni oniriche, universi surreali; oppure descrivono la realtà meglio di quanto ciascuno di noi sappia fare, perché indagano la parte riposta degli individui, raccontando le emozioni della gente, i dolori comuni, le comuni passioni, rendendoci in fondo tutti uguali, perché trasportati dagli stessi desideri, sogni, ricordi, che rappresentano il substrato del nostro vivere quotidiano.

Un coacervo di emozioni, ricordi, sogno e realtà, che si mischiano inevitabilmente, spiazzando il lettore il quale si trova ad accogliere visioni e umori spesso contrastanti, a volte difficili da decifrare perché intimi e avvolti da un alone di voluto mistero che non si dirada mai del tutto: questo è l’universo che ci si appresta a vivere leggendo il libro di Francesca Bertoldi, un abbraccio di emozioni e sentimenti mai uguali a se stessi, intimi e dolorosi, comuni e straordinari.

Forse tu sì (Giulio Perrone editore, pp. 168, € 14,00) scandaglia l’animo umano, raccontando piccole storie che affondano le radici nel quotidiano, che sia esso spietato, cinico, effimero o vestito di semplice normalità, ma sempre attraversato da una potente tensione emotiva che lascia sospesi, in bilico tra stupore e profonda riflessione. L’autrice racconta la vita seguendo un filo logico del tutto personale, che non obbedisce a regole precise, confondendo il lettore, dirottandolo verso lidi diversi da quelli che gli si erano prefigurati all’orizzonte.

 

Vite da raccontare

Niente è mai come appare, la realtà è un teatro irrazionale in cui si agitano anime dolenti, sempre alla ricerca di risposte, costantemente affannate a ritrovare se stesse o a fuggire dalle responsabilità del vivere quotidiano. Accade in Clic, in cui un traditore mostra tutto il proprio terrificante cinismo nei confronti dell’amata tradita, senza alcun moto di rimorso, o nel racconto Ultimo fuoco, in cui un uomo sfoga tutta la propria reale natura di maschio represso fuori dalle mura domestiche, entro le quali invece si consuma un’esistenza che segue i binari della normalità.

Francesca Bertoldi affronta i temi più disparati e lo fa con sguardo lucido e analitico, come una cronista dei sentimenti, a cui nulla sfugge, nemmeno il più piccolo dettaglio. In Nessun antidoto si parla di omosessualità, con veridicità, con schiettezza, traducendo in maniera puntuale tutti gli impulsi più segreti dell’animo del protagonista, che naviga in acque di sofferenza, traboccanti sensi di colpa e paure. Quella del protagonista è una omosessualità inibita, contro la quale egli cerca disperatamente un antidoto, arrivando perfino a sperare che l’oggetto del suo desiderio muoia, cancellando così definitivamente il problema e la colpa. Un antidoto che non esiste, perché alla realtà non si sfugge.

Una seggiola di formica azzurra racconta la miseria composta di una «vita ai margini», nella quale la minuziosa pulizia delle cose, la cura e l’attenzione per ogni piatto o scodella che venga insaponato e sciacquato con assoluta perizia, resta l’unica, reale possibilità di affrancamento da un’esistenza povera, disillusa, in cui tutto cade a pezzi. Un «quadro familiare di una storia sciupata» dice la Bertoldi, tratteggiando con tenerezza i due personaggi, muti eppure così veri, concreti, intenti a vivere un istante di quotidianità, consumata nel grigiore consunto dell’indigenza. 

In 17 gennaio 1937 la realtà è quella del lager nazista, in cui una donna scrive mentalmente il proprio testamento, rivolgendo idealmente le proprie parole ad un’amica lontana, raccontandole l’orrore dei campi, la paura di una morte sempre incombente che, come una scure, si abbatte su un’umanità ridotta al pari delle bestie.

 

Lo stile

Francesca Bertoldi utilizza uno stile scevro di qualunque sentimentalismo. è una tessitrice della memoria, che sa ricomporre i pezzi di mille vite tanto diverse tra loro, attraversate però da un unico fil rouge: la labilità dei confini della realtà che ci costruiamo intorno. Una realtà che forse non conosciamo e di cui mai avremo certezza. Forse tu sì è un testo dolente, scritto con parole asciutte, e la Bertoldi è la reporter che riprende attimi, fugaci ed eterni, di presente e passato, cucendoli insieme, restituendo ai lettori immagini nette di quella che potrebbe essere la loro vita, osservata fotogramma per fotogramma, come in uno spietato rallentatore. È un testo oscuro, a tratti impenetrabile, in cui le suggestioni la fanno da padrone, conducendo il lettore ai confini più estremi della realtà e dell’immaginazione.

Intraprendendo la lettura di questo libro il lettore può cadere nell’inganno di credere a qualcosa che poi si rivelerà diverso da ciò che aveva immaginato, perché la Bertoldi percorre un sentiero letterario non comune, in cui tutto è malia, enigma. Ma basta seguirla, senza perdere mai di vista i personaggi, la loro anima inquieta e lasciarsi condurre fino ai limiti di una realtà più complessa di quella che sta in superficie, cioè quella dell’inconscio in cui ciascuno di noi fa i conti col proprio Io più vero, quello al quale è difficile mentire, custode di ogni nostra verità e debolezza.

 

Alessia Rocco

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n.42, febbraio 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT