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Anno IV, n. 29, gennaio 2010
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Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno IV, n. 29, gennaio 2010

Zoom immagine Smettere di fumare?
Una sfida infruttuosa
e dannosa che vede
sconfitto il fumatore

di Luigi Fedele
I piaceri del fumo descritti con ironia
nel romanzo pubblicato da Barbera


Mattia Winter è un dirigente aziendale, classe 1971, che ha lavorato nel mondo dell’editoria e del giornalismo e ha voluto cimentarsi in prima persona nella realizzazione di un libro. Quella che l’autore vuole proporre ai lettori è «la risposta a tutti i manuali contro il fumo che promettono di insegnare a smettere di fumare», strumenti che servono poco per ottenere il risultato sperato. Un testo autobiografico in cui l’autore racconta, con ironia, la sua passione per le sigarette e i suoi tentativi, vani, di porre fine ad uno dei vizi più diffusi al mondo. Già a partire dal titolo, Col cavolo che è facile smettere di fumare (Barbera editore, pp. 142, € 9,90), si evincono le difficoltà del protagonista nel portare a termine il suo intento, che in realtà non è per nulla convinto di perseguire.

Il romanzo è suddiviso in tre parti: una prima in cui l’autore descrive quali sono le «gioie del fumatore», attraverso il racconto di aneddoti del suo «onorato servizio» con una “bionda” tra le dita; una seconda nella quale tratta «gli strazi del non fumatore» e i suoi tentativi di abbandonare le sigarette; una terza che utilizza per elencare i sei motivi che lo rendono ben contento di essere un fumatore appassionato.

 

Storia di un fumatore

La storia inizia in una notte insonne per il protagonista e si sviluppa per mezzo di una serie di flashback, scatenati nella sua mente da un libretto contro il fumo che la moglie, anch’essa fumatrice, tiene sul comodino accanto al letto. Il pensiero dell’autore viaggia attraverso il ricordo dei momenti felici che il fumare una sigaretta gli ha regalato: dal primo incontro con la donna che poi sarebbe diventata la sua compagna di vita, all’episodio che gli consentì di salvare il suo posto di lavoro, fino al tradimento, perpetuato a chilometri di distanza da casa. E qui un appunto è doveroso: questa casa non si sa dove sia. Forse, nell’economia del romanzo, Winter non ha ritenuto necessario mettere al corrente il lettore del contesto in cui si svolgono gli avvenimenti, tranne l’aver lasciato intendere che si tratta di una regione del Nord Italia, probabilmente la Lombardia.

È nella seconda parte del volume che il protagonista matura l’idea di interrompere la sua “carriera” di fumatore. Un proposito che nasce nella sua mente non per i motivi per cui parrebbe naturale che nasca (problemi di salute, costo elevato etc.), ma come una sfida contro se stesso e la propria forza di volontà. Due tentativi, a distanza di oltre un anno l’uno dall’altro, scatenati dalla fine di altrettanti rapporti personali. Il primo come conseguenza dell’interruzione della sua storia d’amore extraconiugale che gli fa sentire la necessità di cambiare qualcosa nella propria vita. Il secondo per la partenza del cugino con cui aveva fumato la prima sigaretta e tante altre dopo quella. Due esperimenti sofferti e fallimentari che portano Winter a sviluppare quella che lui chiama la «Teoria del Fumatore Naturale», una particolarissima divisione del genere umano per la quale chi è fumatore per natura non può ottenere alcun risultato dal tentativo di smettere, perché l’allontanarsi dal pacchetto gli causerebbe solo fastidio e sarebbe controproducente, ottenendo l’effetto contrario di un accanimento ancora maggiore nel vizio.

Il testo, come detto sopra, è suddiviso in tre sezioni, al termine di questa fase della narrazione, che comprende le due sezioni iniziali, il racconto può considerarsi concluso, poiché è in questi primi nove capitoli che si sviluppa la storia. L’autore aggiunge, però, un terzo segmento nel quale elenca e spiega i motivi per cui, personalmente, è contento di fumare e non smetterà di farlo. Valutazioni lucide e ragionate che egli reputa condivisibili da tutti i fumatori.

 

Un «fumatore naturale»

La storia è ben articolata nei suoi passaggi e gli stacchi temporali dei flashback sono facilmente riconoscibili poiché sempre abilmente introdotti.

I personaggi sono presentati attraverso la spiegazione del perché sono in rapporto con il protagonista, ma non c’è mai una particolare ricerca della loro caratterizzazione, se non in funzione, appunto, di questa relazione.

L’unico personaggio di cui è evidente la struttura del pensiero è il protagonista (che essendo un romanzo autobiografico è anche l’autore) che vuole però essere una rappresentazione del “fumatore” e tende, quindi, ad applicare il suo schema logico a tutti quelli che definisce «fumatori naturali».

Nello scrivere, l’autore utilizza un registro linguistico accessibile che consente una facile e scorrevole lettura.

L’opera è gradevole da leggere e attraverso passaggi ironici ci conduce alla terza parte, quando concluso il racconto vero e proprio l’autore sembra quasi proporre uno “spot pubblicitario del fumo”, che diventa «bello», «piacevole» ed «elemento di socialità». I non fumatori, probabilmente, non saranno d’accordo.

 

Luigi Fedele

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 29, gennaio 2010)

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