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Anno III, n° 19, Marzo 2009
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Pierpaolo Buzza) . Anno III, n° 19, Marzo 2009

Zoom immagine La sovranità del popolo
irrealizzabile, secondo
le dissertate riflessioni
di un pensatore politico

di Valentina Burchianti
Analisi argute di governo e di società
nell’ultimo volume edito da Rubbettino


«Il principio, infine, del dominio dei più intelligenti, principio che pone una fine a tutte le reazioni, principio che è l’unico che può armonizzarsi con la legge della perfettibilità e del progresso, perché sottrae le società umane sia dal marasma teocratico, che impedisce il loro sviluppo, come dalla febbre popolare, che le fa precipitare e le divora; e perché considerando l’uomo un essere intelligente e libero, dotato di diritti e di doveri, assegna il suo vero posto a questo figlio della Provvidenza, spogliandolo allo stesso tempo dell’arrogante corona di un Dio e dell’umile argilla di uno schiavo».

È in questa frase di Juan Donoso Cortés che si può rintracciare la sua sensibilità e sintetizzare, senza ridurre la complessità del suo pensiero, le riflessioni e le tesi espressi nelle Lezioni di diritto politico (Rubbettino, pp. 182, € 13,00). Lezioni che Donoso Cortés tenne all’Università di Madrid nel periodo che va dal novembre del 1836 al febbraio del 1837 e che fanno parte del suo periodo giovanile ma non per questo meno intenso e penetrante.

Uomo di successo, deputato, diplomatico e filosofo, Donoso Cortés è stato uno dei più aspri critici della modernità e, in particolare, dei suoi riflessi nell’ambito della teoria e della prassi politica. Partito da idee di stampo liberale e progressista, maturate dalla lettura di autori come Locke, Voltaire e Rousseau, il suo punto di vista si spostò in seguito, anche e soprattutto sotto l’influsso della situazione storica in cui l’autore si colloca, ovvero un’Europa che andava sempre più scristianizzandosi, travolta dalle rivoluzioni, su posizioni più reazionarie e conservatrici.

Le sue analisi, dominate e guidate da un’ansia di verità senza cedimenti e compromessi, lo portarono spesso a giungere a conclusioni piuttosto estreme e, da certi punti di vista, paradossali, ma condotte sempre con ottime capacità di analisi e di penetrazione della realtà.

 

Gli elementi costitutivi di una società

L’indagine di Donoso Cortés prende le mosse, in questa serie di lezioni universitarie, dalla nozione di governo la quale si attua insieme e inseparabilmente a quella di società e quindi, logicamente e nello stesso momento, anche con gli stessi individui, dai quali una società è appunto costituita.

«Se la società è il principio, l’oggetto e il teatro dell’azione sociale personificato dal governo, la società ci deve rivelare il segreto dei principî che la dirigono e delle leggi che la costituiscono». È nel suo rapporto con Dio che l’uomo si sente assoggettato e sottomesso alla sua infinita potenza e perciò in dovere, schiavo. Mentre è nella sua relazione con la natura che egli si riconoscerà assolutamente libero e onnipotente, non incontrando una intelligenza né una libertà che lo limitino nelle espressioni della sua volontà.

È così che Donoso Cortés individua gli elementi cardine, sui quali ruota l’intero ingranaggio sociale, nell’intelligenza e nella libertà umane. Caratteristiche, queste, che hanno inoltre reso possibile e dato vita alla società stessa. Principio armonico e sociale l’intelligenza, e antisociale e battagliero la libertà hanno, insieme, reso necessari la società e il governo, nati dall’associazione degli uomini. Ma questi ultimi due elementi così fondamentali si trovano a dover stare in perenne e molto precario equilibrio, minacciati costantemente dalla prevaricazione e dallo sconfinamento di uno dei due sull’altro. Quando saranno gli individui a prevalere, la società precipiterà nell’anarchia; viceversa avremo il dispotismo e poi la rivoluzione. Ed è proprio per evitare che entrambi questi estremi abbiano la meglio, che il potere pone una regola che lo sovrasti e che non può trasgredire, pena il suo collasso. Questa regola è la giustizia, la quale non vuole nient’altro che la conservazione di tutte le cose esistenti, della società stessa così come della libertà dell’uomo.

È a questo punto che scaturisce la domanda fatale a cui Donoso Cortés tiene sopra ogni altra cosa a dare una sua personale risposta.

«Poiché la legge della società è la subordinazione e l’armonia, e la legge dell’individuo è l’indipendenza e la libertà, come si potrà rispettare la libertà senza far vacillare la società nelle sue fondamenta? Il che equivale a dire: come si potrà conservare la società senza mutilare l’uomo?». È su questo essenziale quesito che si sono confrontati moltissimi filosofi e pensatori, dando ognuno il proprio contributo a tale spinosa questione.

 

Il supporto della storia

Donoso Cortés ha presente tutte quelle idee nuove e liberali, fonte di ispirazione per i suoi ragionamenti, le quali hanno i loro profeti in Rousseau e Voltaire, e apprezza, perché lo vive, il vento fresco e rinnovatore portato in giro dalle rivoluzioni, che vogliono non più l’uomo soggiogato e represso, al pari di uno schiavo, dal potere dei sovrani assoluti, ma in grado di autodeterminarsi liberamente in quanto popolo e di far sentire quindi la propria volontà. Ma di contro a questa ottimistica visione razionalistica, che crede nella bontà innata dell’essere umano e nella positiva autosufficienza della ragione, Donoso Cortés, pur sottolineando l’immenso valore della libertà umana, usa dei toni nettamente più pessimistici nel valutare la natura umana, che non necessariamente o spontaneamente procede verso il progresso di se stessa e della società.

Dalle pagine del pensatore spagnolo infatti si intravedono cupe previsioni profetiche e lampi che squarciano il cielo mai sereno della storia.

Da questo momento delle Lezioni di diritto politico Juan Donoso Cortés passa ad una particolareggiata e precisa analisi di fatti e modelli sociali sia del passato che attuali, riportando attraverso esempi concreti i tre modi in cui può essere costituita una società: secondo gli schemi delle civiltà orientali, dove «la legge dell’individuo è stata sacrificata alla legge dell’associazione», oppure secondo quelli della Grecia, dove  di contro «la legge dell’associazione è stata sacrificata alla legge dell’individuo», e infine quelli di Roma, dove «le due leggi coesistono, ma coesistono per combattersi, e combattono fino ad uccidersi».

L’attenta indagine dell’autore, anche se forzatamente ristretta, visti i tempi in cui la affronta e la sua dimensione prettamente accademica, non tralascia di considerare gli aspetti più importanti dei periodi storici in questione che, soprattutto visti alla luce dell’interpretazione donosiana, assumono una rilevanza e un fascino tali da apparire ancora più affascinanti se confrontati con le normali e consuete visioni che la storia ci propone.

Tutto l’excursus storico e sociologico del nostro filosofo spagnolo, condotto con estrema finezza e sensibilità, ci conduce a quella sua posizione che molti potrebbero ritenere se non errata, quantomeno ardita. Ciò a cui il filosofo infatti mira è la dimostrazione del fatto che, a parer suo, la sovranità del popolo è un assurdo logicamente insostenibile e praticamente irrealizzabile.

Supportato dalla situazione storica europea, Donoso Cortés vuole mostrare come «generalmente si crede che il principio della sovranità popolare è per sua essenza contrario al principio del diritto divino dei re. Questa opinione è un errore, signori: questi due principî reazionari non hanno lottato nel mondo perché sono contrari nella loro essenza. La sovranità del popolo e il diritto divino dei re, il dispotismo e la democrazia, sono la stessa cosa».

Quello che apparentemente può sembrare un evidente controsenso, viene argomentato dall’autore con forza e coerenza, e anche chi al termine della lettura si troverà comunque in disaccordo, non potrà tuttavia negare la passione e il rigore logico e storico con i quali viene sostenuto.

Un testo quindi che riscopre un importantissimo pensatore del diciannovesimo secolo, ricco di spunti di riflessione e temi sempre attuali, tra l’altro esposti con una chiarezza e una completezza di rara efficacia, che, proprio nell’audacia e nel coraggio che trovano per esprimersi, renderanno Donoso Cortés e le sue idee immortali e d’effetto. Ciò soprattutto in una società come quella attuale, in cui il potere troppo spesso degenera in un’accumulazione di risorse politico-economiche, architettata unicamente per mantenere sé stesso.

 

 

Valentina Burchianti

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 19, marzo 2009)

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