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Dibattiti ed eventi (a cura di Natalia Bloise)

Una guida che ci conduce nell’anima del Reventino
di Maria Assunta De Fazio
L’osmosi tra storia e antropologia per raccontare i «segreti del Reventino»
in una guida non soltanto escursionistica pubblicata da Rubbettino editore


La presentazione dell’ultimo libro di Francesco Bevilacqua Il Parco del Reventino (Rubbettino editore, pp. 578, € 28,00) si è svolta il 7 agosto in un pomeriggio assolato e caldo, a bordo piscina del country club “La rosa nel bicchiere” a Soveria Mannelli, luogo ideale e cornice perfetta per un evento di questo genere. Sullo sfondo alle spalle della folta platea, infatti, si erge proprio il monte protagonista della guida.

L’incontro culturale rientra tra gli appuntamenti che da due anni a questa parte vengono organizzati dalla casa editrice Rubbettino presso il country club stesso, nell’ambito di xfood il cui obiettivo è quello di unire cultura e gastronomia attraverso una serie di incontri a tema.

L’introduzione spetta ad Antonio Cavallaro, rappresentante al tavolo dei relatori della casa editrice, che spiega come l’autore abbia dato alla luce questa sua opera dopo la pubblicazione di altre guide su diversi monti calabresi (l’Aspromonte, le Serre e la Sila). Un modo per far conoscere l’entroterra, sconosciuto al turismo di massa e che invece custodisce inestimabili tesori naturalistici e antropologici ancora intatti.

 

Una guida artistica

Il primo passo alla scoperta del volume viene compiuto attraverso la guida poetica, artistica e visionaria del famoso pittore Maurizio Carnevali. Una lettura profonda che propone un insolito parallelismo per raccontarci l’opera di Bevilacqua: il libro, infatti, viene paragonato al quadro di Giorgione La tempesta che Carnevali definisce «incunabolo della pittura». In entrambe le opere l’uomo non è mero interprete della natura, bensì unità di misura della stessa, entità che esalta il paesaggio, soggetto centrale e sempre in primo piano.

Carnevali prosegue illustrando la struttura interna del libro, la cui prima parte si compone di un quadro storico che l’autore ha steso anche con l’aiuto delle opere dello studioso Mario Gallo. Si tratta, infatti, di luoghi bellici che sono stati la cornice di importanti avvenimenti, la cui vastità ed importanza si può cogliere ora, a distanza di diversi secoli. Luoghi sconosciuti ed intatti che Bevilacqua rende noti e quindi accessibili.

Il pittore, che in questi giorni inaugura una mostra personale dal titolo “Miti e leggende. Omaggio a Palmi”, è cresciuto proprio in questa città, con le sue tradizioni e miti assai diversi da quelli montani. L’esposizione raccoglie un ciclo di dipinti che mescola i dati della storia del territorio con il racconto popolare, la favola e la leggenda, ma in una visione diacronica i miti della Grecia si intersecano con i personaggi delle saghe nordiche in un annullamento spaziale e temporale. Allo stesso modo Carnevali intravede e sente nei boschi del Reventino la presenza tangibile di personaggi della mitologia come il fauno (o il satiro della mitologia greca) che rendono questi luoghi, già intrisi di millenaria storia, anche sacri.

 

L’anima dei luoghi

È proprio questa insolita lettura, affidata ad un pittore e non ad un giornalista – come sottolinea l’autore Bevilacqua – che imprime lo stigma dell’anima sulla materia. Secondo l’autore, infatti, citando James Hillman, psicanalista appartenente alla scuola junghiana, anche le rocce, come tutte le cose inanimate esistenti in natura, possiedono un’anima, così come i luoghi. L’anima di un luogo, come quella dell’uomo, si scopre lentamente: è un disvelamento che avviene gradualmente, non con un fugace incontro.

Ecco perché la stesura di questo volume è costata molto all’autore: ventisette anni di raccolta dei dati e studio della letteratura di poeti e di storici sul monte, per una sorta di mistico pudore. Anche questa può essere considerata una delle ragioni che lo ha portato a cambiarne la metodologia rispetto alle altre sue opere: il telos degli altri libri, infatti, era meramente divulgativo, mentre quello di questa guida sul Reventino è strettamente scientifico.

Man mano che la giuda viene sfogliata, i luoghi del monte, da persi nei meandri della memoria, riaffiorano alla luce, svelando al lettore-escursionista quelli che Bevilacqua ama definire i «segreti del Reventino». L’amnesia dei luoghi deriva dall’assenza dell’uomo che, abbandonando queste montagne, ha perso col tempo la sua memoria storica, la possibilità di tramandare tali sentieri e gli splendidi scorci custoditi dagli stessi promontori. Si tratta dell’antico concetto del genius loci, cioè dell’anima del luogo che oggi diventa “identità del luogo”. Perdere l’identità significa perdere l’orgoglio del luogo e il senso di appartenenza ad esso che, in tal modo, perde ogni valore e il paesaggio viene svenduto e deturpato con la costruzione di discariche, parchi eolici e superstrade.

Proprio tale concetto, spiega l’autore, si lega alla sua scelta di porre all’inizio del libro un’epigrafe dell’antropologo Ernesto De Martino: «Alla base della vita culturale del nostro tempo sta l’esigenza di “ricordare una patria” [...]. Coloro che non hanno radici, e sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria».

 

Maria Assunta De Fazio e Francesca Rinaldi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 13, settembre 2008)

Collaboratori di redazione:
Ilenia Marrapodi
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