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Anno II, n° 9 - Maggio 2008
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Civiltà letteraria (a cura di Anna Guglielmi) . Anno II, n° 9 - Maggio 2008

Zoom immagine Un’anima femminile si racconta con coraggio
di Martina Chessari
Romanzo vincitore del concorso Emozioni d’Inchiostro 2006 Laruffa,
pagine intense e delicate che riportano ad una Sicilia mai dimenticata


Due donne quasi al tramonto della loro vita che raccontano e si raccontano, l’una di fronte all’altra, sedute in quella stanza senza calore, per mantenere vivo il ricordo di un’esistenza che ormai non appartiene più loro. Questo è Lena di Maricla Di Dio Morgano (Laruffa editore, pp. 80, € 10,00), romanzo vincitore del concorso letterario “Emozioni d’Inchiostro” edizione 2006, indetto da Laruffa.

Lena e Bastiana, amiche e nemiche, legate da vicende passate a loro care e da un sentimento di rabbia misto a nostalgia per essere state strappate dalla loro terra d’origine: la Sicilia, i cui campi, l’odore del grano, la natura selvaggia diventano, attraverso il loro narrare, immagini lontane che tornano a vivere con la forza del ricordo.

L’ambientazione del racconto così come il modo in cui vengono caratterizzati i personaggi hanno chiari rimandi pirandelliani: ogni sabato la casa diventa quasi uno scenario teatrale in cui le due donne, estranee al reale spazio geografico dove si trovano, rievocano quella parte di loro stesse ormai perduta.

Lena rammenta un drammatico vissuto adolescenziale combattuto tra il matrimonio con un uomo che stimava ma che non amava e la grande passione per il giovane amante Vincenzo; il semplice ricordo dell’intensità di quell’amore le suscitava incredibili moti dell’animo e vibrazioni del corpo.

Bastiana, dal canto suo non aveva nessuna passione di cui far memoria e così, camuffando l’invidia nei confronti di Lena, che nel bene o nel male aveva sempre vissuto ascoltando il proprio cuore, racconta di un matrimonio insoddisfacente e della sua incapacità di fare qualsiasi cosa per cambiare il percorso della sua vita.

 

La grazia e la forza della letteratura femminile

Le vicende che Lena e Bastiana ricordano hanno come sfondo uno scenario storico delicato: si tratta del Secondo dopo guerra in Sicilia, a Calascibetta (Enna), cuore e custode dell’isola.

Erano anni di fame e povertà, di gente forte e dignitosa che piangeva nell’anima al solo pensiero di dover abbandonare quella terra, un tempo ricca di frutti e di splendore.

Lena, protagonista indiscussa del romanzo, racchiude in sé l’anima e lo spirito di una donna che non si piega a niente, che ha una dignità e un orgoglio troppo forti per scendere a compromessi con chiunque; il sangue della sua terra gli circola nelle vene, negarlo sarebbe come tradire se stessa, per questo continua a lottare con un coraggio invidiabile fino alla fine dei suoi giorni.

Bastiana non è certo fatta della stessa pasta e internamente se ne rammarica; è evidente che nei confronti di Lena nutre una forte ammirazione e un desiderio represso di aver voluto agire con la sua stessa determinazione.

Maria Festa, critico letterario, nell’analizzare le due protagoniste parla di “bello e brutto” a confronto: «Il bello e il brutto in confronto estremo, producono suoni pesanti che non feriscono, ma sembrano scivolare in un tempo senza tempo, ove gli opposti si coniugano. Lena è… amore, passione, dovere, femmina, donna, madre… Bastiana, rinuncia, si sottomette alla vita, è mula, carica di fatica…».

La consapevolezza, che le due donne hanno di se stesse, è diversa e questo genera un altro grande divario fra loro: Lena, cosciente di ogni cosa e presente fino alla fine, non si pente né si rammarica di nulla, perché è stata soggetto attivo delle scelte della propria vita; Bastiana dall’altro lato, donna passiva che subisce gli eventi, pagherà la sua non consapevolezza e il suo non essere stata presente, soggiacendo anche alla morte.

 

Una tecnica narrativa che nasce dalla terra

Intreccio passionale e abilità narrativa sono i punti forti del romanzo: l’uno non esclude l’altro, anzi, sono a pieno titolo elementi complementari che fanno di Lena un romanzo delicato e acceso allo stesso tempo.

Il linguaggio è semplice e naturale, sembrerebbe quasi che sia la terra a parlare rendendo vive le immagini di quei luoghi; una forte emotività descrittiva dunque trasferisce al lettore il senso di autenticità e vigore del popolo siciliano che altre ricchezze non ha, se non quelle dell’animo e del cuore.

Si avverte forte il rapporto che lega l’uomo alla terra, come una simbiosi inscindibile di sapori, odori, paesaggi e visioni interiorizzate nello spirito che quasi spontaneamente si convertono in parole.

Donna di altri tempi Lena è simbolo di una femminilità vincente e vera, animo nobile e dignitoso che non si abbatte neppure davanti all’evidente fine dei suoi giorni: mentre il suo corpo sfiorisce la sua anima chiede timida a Dio, misericordia per quell’amore che la moralità bigotta del tempo definì “peccaminoso” mentre per lei  fu sempre un sentimento autentico.

 

Martina Chessari

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 9, maggio 2008)

 

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