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Anno VII, n 74, ottobre 2013

un romanzo-inchiesta fa luce
su una ferita ancora aperta
di Federica Lento
Da Robin edizioni, la cronaca o quasi
del mistero della “nave dei veleni”
Politico, imprenditore calabrese di facciata, affiliato alla ’ndrangheta e sospettato di omicidio, don Rosario Vennere è un personaggio immaginario ispirato ad una vicenda reale, quella dell’ormai nota “nave dei veleni”. Vive in Australia, dove ha trovato il suo paradiso felice lontano dalla giustizia, e lì si sente una celebrità, pronto ad ospitare chi lo cerca perché racconti la sua vicenda. «Scrittore», così lo chiama don Vennere, lo raggiunge proprio per raccogliere la sua verità che, dalla semplice forma di appunti cronachistici, si svilupperà in romanzo. Don Vennere si preoccupa di chiedere al suo interlocutore, in un inglese improvvisato, se la sua ospitalità gli è gradita, perché vuole che la sua figura venga raccontata nella maniera migliore, in un palese senso di divismo cieco. Suddiviso per momenti della giornata, Jonion (Robin edizioni, pp. 240, € 14,00), di Francesco Saverio Mangone, ha un linguaggio realistico e diretto, con molte espressioni dialettali, fotografia della fitta rete di alleanze tra l’amministrazione pubblica calabrese e la ’ndrangheta.
Il mistero della “nave dei veleni”
La motonave “Rosso” apparteneva alla società di navigazione Ignazio Messina & C. Battezzata come “Jolly Rosso”, verso la fine degli anni ’80 aveva trasportato legalmente rifiuti tossici dal Libano all’Italia. In seguito, però, ad alcune inchieste della magistratura, degli organi d’informazione, e dopo le denunce di Greenpeace, emerge come la “Rosso” contenesse materiale radioattivo destinato ad essere illegalmente inabissato in mare, piano che, per un imprevisto, viene scoperto. Il 14 dicembre 1990, infatti, la motonave si arena sulla spiaggia di Amantea, in provincia di Cosenza, a causa di una falla all’interno della sua stiva. La nave però non affonda. Si apre un’inchiesta: la “Rosso” stava trasportando ufficialmente generi di consumo e tabacco, ma emergono diversi particolari alle cui vicende sembrerebbero anche legati l’assassinio della giornalista Ilaria Alpi a Mogadiscio e la forte radioattività di una cava di rifiuti nucleari giunti per via navale nella zona.
La difficoltà con cui è stata portata avanti l’indagine sulla vicenda è dettata dalla problematicità con cui si è presa visione dei verbali. Un fatto che però è emerso chiaramente dagli interrogatori del pm Francesco Greco, consegnati alla commissione sui rifiuti, è la testimonianza del comandante della Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, Giuseppe Bellantone, che, salito su quella nave il giorno dopo lo spiaggiamento, racconta di aver visto carte nautiche e fogli con strani segni triangolari, simili ai simboli di una «battaglia navale».
Gli effetti sulla popolazione locale sono devastanti. In una zona dove sono assenti fabbriche e industrie che potessero inquinare, si registrano casi inquietanti e spaventosi nel numero di tumori, che superano la media nazionale. Comprensibile dunque l’allarme negli abitanti delle immediate vicinanze.
Un poker velenoso
Secondo la denuncia di Greenpeace, nel 1989 le navi che trasportavano rifiuti tossici sia per conto di aziende private che per conto del Governo italiano sono quattro: la “Jolly Rosso”, appunto, la “Cunsky”, la “Yvonne” e la “Vorais Sporadis”. Le ultime tre sono le navi che il pentito di ’ndrangheta Francesco Fonti racconterà di aver fatto affondare nei mari tra
Il romanzo di un fatto vero
Don Vennere viene raccontato per far emergere una vicenda che ha ancora molti lati oscuri. La sua figura prende forma dagli appunti di «scrittore» dal suo taccuino che racchiude infastidito la figura di un uomo che si approccia in maniera “saggia” e “paterna” al suo interlocutore, “dall’alto della sua esperienza”. Le ciniche parole di Vennere mostrano uno sprezzante senso di onnipotenza che ha come “ideale” il raggiungimento del profitto ad ogni costo, al di là delle conseguenze. Durante questo soggiorno, una vera e propria cronistoria della vicenda, prende vita il testo, tra la mattina del 19 e la notte fonda del 23 novembre 2005, in Eyre North Australia. È qui, in un luogo tanto lontano, che Mangone ha immaginato di costruire un racconto che inquadra perfettamente il Meridione italiano, non solo
Federica Lento
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Denise Amato, Simona Baldassarre, Sabrina Barbin, Ilaria Bovio, Francesca Erica Bruzzese, Valentina Burchianti, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Ilaria Colacione, Guglielmo Colombero, Selene Miriam Corapi, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Francesca Ielpo, Federica Lento, Giuseppe Licandro, Aurora Logullo, Stefania Marchitelli, Pinangelo Marino, Paola Mazza, Sonia Miceli, Irene Nicastro, Lara Parisella, Giusy Patera, Elisa Pirozzi, Luciana Rossi, Maria Saporito, Francesco Staderini, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Denise Amato, Mariacristiana Guglielmelli, Francesca Ielpo, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Elisa Pirozzi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti