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Anno VII, n 73, settembre 2013

in Calabria, in Italia, in Europa
di Stefano Vecchione
Un saggio di Giuseppe Marcianò sulla Seconda guerra mondiale:
il violento attacco degli “alleati” a Reggio Calabria. Da Laruffa
Il 3 settembre 1943, con l’Operazione Baytown, sbarcano le Forze armate delle Nazioni Unite nelle Calabrie, sono i giorni delle decisioni, dell’aut aut per la ricerca della democrazia, per superare le vicende della guerra in un Mezzogiorno che sembra oggi escluso dalla storiografia della lotta di liberazione, nonostante in quei giorni drammatici fosse il principale teatro, in Occidente, delle operazioni della Seconda guerra mondiale. Con l’arrivo degli angloamericani si comincia a vivere una nuova età, in cui la vita inizia ad avere un significato pieno di speranza, si percepisce che vi è qualcosa di bello nell’essere liberi di scegliere, di trovare se stessi e di dare inizio a una diversa esistenza, grazie al sacrificio e al forte spirito di abnegazione dei reparti militari in conflitto, quando, proprio nelle Calabrie, prima ancora dell’annuncio dell’armistizio dai microfoni dell’Eiar, si sceglie, con l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, la democrazia, un’enorme responsabilità di cui è difficile reggere il peso. Sono giorni di guerra, nessuno ancora può iniziare a vivere realmente, è un vero dramma intellettuale e morale di coscienze in divenire durante un momento epocale della storia non solo politica, ma anche culturale, economica e sociale della nazione, quando tra mille difficoltà, militari e civili, all’alba del 3 settembre 1943, vengono sconfessati il regime monarchico-fascista e l’azione ambigua del governo Badoglio e viene intrapresa, con convinzione, la strada della libertà e della sovranità popolare che nella Costituzione troverà la propria sublimazione.
È un Mezzogiorno giovane, che comincia a vivere l’età in cui è tenuto a dare forma al suo spirito e a plasmare la sua personalità, la sua interiorità, è il momento delle scelte, vissuto e affrontato con un grande sentimento di angoscia per l’avvenire di un orizzonte temporale in cui l’esistenza si realizza e si determina definitivamente. Dalle «8 del pomeriggio dell’8 settembre», quando è già stata diffusa la notizia dell’armistizio e della fine delle ostilità contro le Forze armate delle Nazioni Unite, si spengono gli ultimi echi del dramma di una generazione sfortunata che si vuole ora approcciare alla vita. Il momento dell’aut aut è ormai giunto ed è importante affrontarlo con un entusiasmo tale da poter dire in futuro, richiamando alla memoria il momento delle scelte ormai trascorso, di non avere rimpianti e di non sentirsi disperati e smarriti nuovamente. Quasi tutta la penisola cade sotto l’occupazione nazista, si spacca l’impalcatura dello stato, ma le popolazioni del Mezzogiorno e i soldati italiani riescono in diverse occasioni a sconfiggere e mettere in fuga il nuovo nemico; il 3 settembre 1943 le Calabrie, seppure provate dai distruttivi bombardamenti delle Forze armate delle Nazioni Unite dei mesi precedenti che hanno causato migliaia di morti, accolgono come liberatrici le truppe inglesi e canadesi sulla costa dello Stretto; quando le lunghe colonne mobili della 26a Panzerdivision e della 29a Panzergrenadierdivision sono in continuo transito sull’«autostrada nazionale» che collega Napoli a Cosenza e Catanzaro, la disperazione è la malattia mortale che affligge le popolazioni che si trovano separate dalla linea mobile del fronte tra Cosenza, Salerno e Taranto, e costrette a condurre la propria esistenza con affanno e patimento per un tempo che sembra non passare mai, è «un eterno morire senza tuttavia morire», un’eterna condanna alla sofferenza: il 9 settembre 1943 i ragazzini di Bari vecchia, luminoso esempio sul piano bellico e soprattutto su quello morale, si armano di bombe a mano e, insieme a una sparuta formazione della Regia marina, vanno all’assalto dei mezzi blindati tedeschi per impedire loro di far saltare le installazioni portuali; i 2.020 internati del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia sono difesi da armi e soldati italiani e i primi a essere liberati durante
Così come settant’anni fa, quando viene sottoscritto in segreto l’«Armistizio di Cassibile» con cui il Regno d’Italia si impegna a cessare le ostilità contro le forze alleate anglo-americane, una vera e propria resa senza condizioni che entra in vigore l’8 settembre, alle ore 17:30 di Algeri (18:30 in Italia), al momento dell’annuncio del generale Dwight Eisenhower, confermato dal Governo italiano, poco più di un’ora dopo, alle 19:42, con il proclama del primo ministro e segretario di stato, Pietro Badoglio, in questi momenti che oggi tutta la nazione sta vivendo di grave crisi morale ed economica, con il fine di richiamare alle coscienze l’identità di stato, per un futuro di progresso di cui tutti siamo chiamati a rispondere, Giuseppe Marcianò offre alla grande storia del Mezzogiorno d’Italia la seconda edizione riveduta e accresciuta del saggio Operazione Baytown. Lo sbarco degli alleati in Calabria. 3 settembre 1943 (Laruffa, pp. 200, € 15,00), a dieci anni dalla prima edizione (Città del Sole, 2003), che ha esaurito la tiratura con cui era stato dato alle stampe. L’odierna ristampa si è avvalsa dello sprone e dell’incoraggiamento di Fulvio Mazza, direttore de
Una prospettiva neomeridionalista della Seconda guerra mondiale
Il saggio si presenta notevolmente ampliato, sia nel numero delle pagine sia per gli argomenti trattati dallo storico e meridionalista reggino, che scrive di una società che non vuole più essere punto di partenza di una nuova marcia sanfedista e che, invece, si fa trovare preparata all’appuntamento con la rinascita democratica dell’Italia. Quando, sotto il fuoco di oltre mille cannoni, durante il «sanguinoso bombardamento compiuto dalle artiglierie di Montgomery durante la notte del 3 settembre», le truppe inglesi e canadesi attraversano lo Stretto di Messina e sbarcano, in un’atmosfera quasi surreale, per la prima volta sul continente nel corso della Seconda guerra mondiale, nelle Calabrie molti intellettuali e attivisti politici sono già pronti a diffondere, tramite stampa, le loro tematiche culturali ed ideologiche sull’Italia in guerra e sul suo futuro. Mille maschere dall’aspetto marziale e anni di retorica monarchico-fascista sono spazzati via, il disfacimento del regime fa mutare profondamente gli stati d’animo, i sentimenti, i giudizi: ora le coscienze sono libere di decidere. Il «Partito d’azione rappresenta l’ala più intransigente dell’antifascismo e più di ogni altro reclama l’allontanamento di Vittorio Emanuele III, colpevole di aver brutalmente abbandonato i suoi soldati nell’ora più difficile», mentre con i nuovi quotidiani e periodici come Calabria libera, Calabria democratica, Democrazia Cristiana, Emancipazione, Era nuova, Italia nuova, Ordine proletario, Il Popolo d’oggi, Il Proletario,
Il saggio di Giuseppe Marcianò, un documento di grande valore storico, presenta i tanti e diversi motivi d’interesse che superano la semplice cronaca degli avvenimenti che sono comunque fedelmente ricostruiti insieme alle contraddizioni e alle divergenze esistenti fra inglesi e americani sulle strategie militari da seguire nello scacchiere mediterraneo e quelle tra le forze dell’Asse che cercano in ogni modo di contrastare le soverchianti forze nemiche «in un momento di grave crisi dei generosi combattenti delle Forze armate italiane che, pur nell’asprezza dello scontro bellico, mantengono sempre vivo dentro il loro cuore un sentimento di umanità e di rispetto per le sofferenze delle popolazioni civili».
Le pagine di Giuseppe Marcianò sono nette, chiare, vigorose, considerano, in una prospettiva neomeridionalista, i molteplici eventi correlati al fronte occidentale della Seconda guerra mondiale nel 1943, a partire dagli innumerevoli bombardamenti che si abbattono sulle Calabrie. Gli obiettivi degli attacchi aerei angloamericani sono soprattutto gli aeroporti, e in generale le zone adattate a piste di volo della Regia aeronautica che nel 1943 sono dislocate a Piana di Sibari, Crotone-Isola Capo Rizzuto, Botricello, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Nocera Terinese, Camigliatello, Bianchi, Scalea, Praia a Mare, ma anche contro i porti di Santa Venere, Reggio Calabria e Crotone, e gli attracchi sparsi lungo le coste, le stazioni e i nodi ferroviari, i ponti stradali e ferroviari, le maggiori vie di comunicazione, nonché altri obiettivi militari e civili. I bombardamenti nelle Calabrie si intensificano nei primi mesi del 1943, Reggio è la più colpita, è un centro militare importante con la sua posizione strategica sullo Stretto di Messina, alle diverse caserme dislocate nella città e nel territorio limitrofo si aggiungono le numerose batterie a doppio compito, e il porto che si trova a ridosso del popoloso quartiere di Santa Caterina, a monte del quale ci sono le enormi cisterne di carburante per rifornire le navi, collegate alle banchine con apposite condotte sotterranee. A sud della città c’è l’importante aeroporto militare che dispone di una linea di volo che va dai caccia Macchi ai Fiat G50 e ai Dewoitine 520; ma Reggio è soprattutto la principale via di transito per i rifornimenti delle truppe dell’Asse schierate in Sicilia; solo il 6 maggio 1943 le persone uccise dalle bombe sono oltre 2.000, di cui il 90 per cento nel rione Santa Caterina. Tra i litorali jonico e tirrenico si chiude la più grande battaglia della millenaria storia del Mediterraneo, l’Operazione Lehrgang, dal 13 al 17 agosto 1943 a protezione dell’operazione di trasbordo delle truppe dell’Asse tra
Ma non è solo la guerra il tema centrale affrontato da Giuseppe Marcianò, che nel suo saggio, con grandi risorse morali che lo distinguono, porta nuovamente alla ribalta il problema della redenzione del Mezzogiorno, senza pregiudizi, in una profonda ed essenziale dimensione etica; da autentico democratico è anch’egli impegnato a dare voce, a sostenere con forza, a far conoscere quegli aneliti di libertà del 1943 in un Mezzogiorno distrutto dalla guerra monarchico-fascista. L’autore fa levare alte queste voci di libertà e di democrazia che si battono a costo della propria vita per un nuovo stato repubblicano; fa rivivere intensamente nel saggio la storia di un Sud emblematico e dimenticato protagonista del futuro della nazione. Dalle sue nuove pagine meridionaliste, traspare la grande questione etico-politica che investe le fondamenta dello stato per guardare alle differenze sociali e agli squilibri inaccettabili tra Nord e Sud, che appaiono, per Giuseppe Marcianò, tanto più forti, quanto più politicamente dispersi sono coloro che si riconoscono nelle finalità democratiche e repubblicane del paese.
Stefano Vecchione
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 73, settembre 2013)
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
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