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Anno IV, n. 40, dicembre 2010
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Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno IV, n. 40, dicembre 2010

Zoom immagine Quando la scrittura
aiuta a comunicare,
condividere con altri
e soprattutto guarire

di Paola Zagami
Una raccolta di frammenti degli utenti
del Dsm di Messina, da Pungitopo


Assodato il ruolo chiave dell’immagine nella comunicazione odierna – contenuto e contenente dei messaggi riportati dai mass media – si può riflettere sulla funzione della scrittura oggi, primario mezzo d’espressione nel passato, apparentemente accantonata in precisi ambiti.

La scrittura, infatti, è la forma preferita da studiosi, romanzieri, poeti, giornalisti ma spesso, per il suo accostamento ad un’attività intellettuale complessa, viene sottovalutata come passatempo, gioco e sfogo utili a riempire i numerosi tempi morti della quotidianità.

A coglierne, invece, le potenzialità ludiche e terapeutiche sono alcuni approcci alla base degli ormai numerosi laboratori di scrittura organizzati nelle scuole, negli atenei e in tutti gli altri luoghi di aggregazione per giovani e non.

Un esempio interessante di questa tendenza è offerto dal laboratorio di scrittura organizzato nell’ambito di un corso di formazione sull’auto-mutuo-aiuto, suggerito dall’associazione “Amici per Caso” di Milazzo al Dipartimento di salute mentale di Messina.

I peculiari esiti di questa esperienza sono riportati in un libro intitolato Segni particolari (Pungitopo editrice, pp.128, € 10,00). Gli autori, ben ventitré, operatori ed utenti del Dipartimento di salute mentale, hanno firmato numerosi frammenti, ora in risposta a esercizi di scrittura, ora più liberamente per dare maggior sfogo alla propria creatività.

A portare avanti questa iniziativa non poteva che essere una scrittrice – Patrizia Rigoni – con la supervisione del direttore del Dipartimento, Biagio Gennaro.

 

Raccontare le proprie esperienze attraverso la scrittura

L’eterogeneità degli stili adottati da ogni autore corrisponde a ciò che in poche righe utenti e operatori si propongono di raccontare.

Emerge in taluni frammenti la volontà di avvicinarsi il più possibile alla bella scrittura, con l’utilizzo di argomenti alti, parole auliche e addirittura strumenti tipici della poesia, come la rima: «Nacqui sulla terra e vissi di lena. // Rimasta sola e dovendo pensare anche alla cena. // Un giorno lieto ed uno scontento / vivendo sperando arrivasse l’evento. // Non giunse forse e non giunge ancora, / ma attendo fiduciosa la nuova aurora… ».

Nella gran parte dei casi, però, la scrittura porta fuori la vena più istintiva, spingendo al racconto o alla riflessione, sotto forma di una prosa quasi diaristica o epistolare.

Prevalgono i ricordi dell’infanzia – ma non solo –, dove spesso gli elementi prevalentemente messi in luce sono il rapporto con i genitori, l’amore, la maternità.

È inevitabilmente presente tra le pagine del libro la sofferenza interiore, che talvolta ha delle ripercussioni sul corpo: «Come cominciai a vomitare non me lo ricordo. Ho teorizzato per anni la mia guarigione, concedendomi solo il diritto di pensarla. Quel cesso era il mio specchio, riflesso di una identità inetta».

Ma il percorso del laboratorio di scrittura guidato da Patrizia Rigoni segue un ordine tutt’altro che casuale, che comincia a svilupparsi a partire dall’identità di chi scrive, distinta dai più intimi desideri («Viaggi continui, conoscere persone, usi, odori, sapori nuovi, paesaggi diversi tra loro»), dal momento della nascita («Ho tirato fuori la testina prima del naturale tempo stabilito, forse avevo bisogno di più spazio?»), dal nome («Il mio nome non ha una storia da raccontare. Nasce con me, senza troppe fantasticherie o preamboli. Senza alcuna traccia di origine ancestrale. Nasce per me. E quelle quattro lettere allineate non le ho mai disprezzate, quelle no»).

Gli autori si rivelano più disciplinati e concisi se sottoposti a esercizi di scrittura precisi, che consistono generalmente nel completare alcuni incipit come «sono stato felice quando» o «non sono mai stato felice quando».

Ma la natura più strettamente terapeutica della scrittura si concretizza quando l’autore riflette sulla propria interiorità, elaborando dei propositi per se stesso: «Smettila di soffrire, vivi la vita condita di futuro. Appoggia l’ombra dei sogni a colorare la vita. Altri vivranno i sogni».

 

La Sicilia, contesto di vite e scrittura

Presenza costante del libro è la Sicilia, luogo d’origine, di crescita o di guarigione per la gran parte degli autori. Non è solo rappresentazione fisica di luoghi con «sole implacabile, turbolento mare, colori infuocati, brezze marine e vele sempre spiegate» ma anche folclore, aneddoti e soprattutto persone: «La Sicilia è negli occhi che ti scrutano fino dalla più tenera età, penetranti, ingombranti; arroganti e languidi; la Sicilia la puoi leggere negli occhi dei siciliani, mille colori di infinite profondità».

E lo stesso coinvolgimento viscerale mostra anche Patrizia Rigoni, di origine settentrionale, “in trasferta” a Messina. Porta la sua firma il saggio conclusivo del testo, Desiderio, tra luce e lutto, preceduto dai suoi versi ispirati al Forte Petrazza, nel cui Parco sociale, tra il 2008 e il 2009, si è svolto il laboratorio di scrittura.

Immersi nel clima schizofrenico tipico della città dello Stretto – tra vento gelido e piogge improvvise – i partecipanti al laboratorio sono arrivati ad «abbracciarsi, a solidarizzare, a giocare insieme le parti di madri e di figli, di intervistati e intervistatori, persino di personaggi illustri e di ‘meschini’».

 

Paola Zagami

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 40, dicembre 2010)

Redazione:
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