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Anno IV, n. 37, settembre 2010
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno IV, n. 37, settembre 2010

Zoom immagine L’avventura
del tradimento
che sa di caffè

di Angela Galloro
Un romanzo Infinito edizioni,
storia di una giovane donna
e il suo groviglio di emozioni


Il romanzo, dalla curiosa e “femminile” copertina, ci si presenta diviso in due atti. Come in uno spettacolo teatrale infatti ha un prologo e un epilogo: i personaggi stessi ci vengono descritti dall’autrice Vera Di Donato in tutti i loro aspetti, sempre molto divertenti. D’altra parte, la componente ironica che troviamo nel libro accompagna ogni rigo e rende gli episodi più spassosi di come in effetti sarebbero nella realtà.

Ciò che affascina è proprio l’attualità delle situazioni vissute dalla protagonista, che alcune ragazze o donne conoscono bene, e soprattutto i pensieri che vibrano nella testa di Sara, il personaggio principale del romanzo (Caffeina, Infinito edizioni, pp. 128, € 12,00), i quali favoriscono sin da subito l’immedesimazione della lettrice.

Anche il bizzarro interesse per i nomi contribuisce a delineare meglio i personaggi: la protagonista è convinta infatti che ogni nome porti con sé un destino, aspetti del carattere, inclinazioni, attitudini, dal momento che si tratta della prima cosa che ognuno di noi, appena nato, possiede e una delle poche che porta con sé per tutta la vita.

 

Quando i compleanni diventano meno piacevoli

Sara è una ragazza dalla vita normale e tranquilla e appare come una persona equilibrata, forse molto di più delle sue amiche intime, ognuna delle quali ha qualche peculiarità che la contraddistingue. Certo, l’equilibrio della protagonista, a ben vedere, è spezzato dall’ossessione per il caffè, «droga legale per eccellenza» – lecita per una persona che non ha altri vizi e sciroppo quotidiano di un’intera società senza il quale, probabilmente, saremmo tutti un po’ più fiacchi e sonnolenti – e dalla paura dell’età che si fa strada allo scoccare del trentacinquesimo compleanno. Sara si chiede perché sia necessario crescere, poiché viene vista come una signora e non più una ragazza, al giorno d’oggi trauma invalicabile per ogni donna.

A stemperare queste paure del momento ci sono esplosioni di gioia ed episodi nei quali la protagonista si rende conto di avere una vita magnifica: un marito affettuoso, delle amiche di vecchia data, una madre complice, una bella casa in città, un lavoro soddisfacente… ma pur sempre 35 anni! Il complesso dell’età si trasforma così, all’interno del romanzo, nella paura di crescere che rende Sara, paradossalmente, più immatura e incapace di affrontare con razionalità le situazioni ed è quello che notiamo anche nei suoi monologhi spezzati, nelle frasi frenetiche, nell’accavallarsi di puntini sospensivi.

 

L’età giusta per aprire gli occhi

È a questo punto della sua vita, e in particolare durante la sua festa di compleanno, che la protagonista inizia ad accorgersi di cosa le succede intorno. Era stata considerata da sempre una sognatrice, una persona sbadata e poco attenta, troppo impegnata a pensare a quel mondo che le scorreva in testa piuttosto che alla vita vera e propria. Preferiva un’evasione alternativa al comune “stare con i piedi per terra”. E nutriva probabilmente troppa fiducia nelle cose del mondo e nelle persone, atteggiamento ingenuo, tipicamente infantile. In realtà, dotata del proverbiale istinto femminile, si accorge di strani atteggiamenti delle sue amiche, particolari battute gettate così per caso, tra un caffè e un altro, che sembrano non nascondere niente. Tutti segnali che, al contrario nascondono un terribile tradimento da parte del marito, ingiuria che Sara vedrà con i suoi occhi per caso, perdendo letteralmente la testa per giorni. Così la sua vita, tranquilla e scandita da una comoda routine, si trasforma completamente e la costringe, suo malgrado, a guardare il mondo con altri occhi, più sospettosi, più invadenti.

Come se non bastasse, questo la porta a scoprire che Vittoria, una delle sue migliori amiche, combatte da tempo contro il cancro, senza che lei sapesse o si accorgesse di nulla e che la presunta sorella di tale Vittoria è in realtà sua figlia. Il tutto in pochi giorni. Il tutto in poche pagine. Un groviglio di sensazioni riassunte alla velocità del pensiero, cioè colte nel momento di maggiore impulsività.

Sara comincia a sentirsi vittima di un complotto e non reale partecipe di un’amicizia e le sue reazioni cambiano all’improvviso: vorrebbe chiedere spiegazioni, dare sfogo a tutte le sue domande e libera uscita alla sensazione di essere stata troppe volte esclusa dalla vita sociale che lei stessa stava vivendo, ma tutto quello che riesce a fare, puntualmente, è riflettere. Riflette in modo nevrotico, alternando momenti di rabbia e risentimento a dubbi e incertezze, e nelle situazioni peggiori scoppia in risate scomposte o brevi turpiloqui, divertenti per il lettore.

Vive il tradimento in modo solitario e “pietrificando” momentaneamente la sua esistenza, ma solo per qualche giorno. Quello che rende Sara adulta e notevolmente simpatica – nel senso etimologico del termine – a chi legge, è questa sua emotività improvvisa che esce fuori in modo inaspettato, seguita spesso da una forte capacità di reagire, alla quale è avvezza da quando era piccola, a causa della morte del padre in tenera età.

 

Come cambiare il segno degli avvenimenti

«A volte un trauma è benefico e salutare. E se questo vuol dire vedere tuo marito con un’altra ne vale la pena…». È quello che dice Sara dopo aver riacquistato consapevolezza, in particolare dopo aver riscoperto un nuovo sguardo e un nuovo modo di osservare sé stessa e il mondo.

Dopo averci regalato all’interno del libro definizioni varie ed eventuali, la protagonista vuole ridefinire la propria vita, scoprendo che non tutto è semplice e lineare come i lemmi di un dizionario. Nessuna parola assume sempre lo stesso significato, e non è detto che ad un avvenimento corrisponda un effetto determinato, ci sono cose che non si spiegano a parole, ma si colgono in modo istintivo, in amicizia o in amore. Sta a noi decidere cosa fare, cosa lasciar credere, come giocare a modellare le situazioni in modo che facciano sempre meno male. L’autrice, Di Donato, sembra dirci questo mentre racconta l’energia con la quale Sara riprende in mano la sua vita e cambia degli aspetti della sua personalità che non credeva di poter intaccare, sconfiggendo la paura di crescere, di cui tutti – in un modo o nell’altro – siamo vittime.

In questo modo e con questo romanzo, la famigerata complessità del mondo femminile diventa semplice. Come bere una tazzina di caffè.

 

Angela Galloro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 37, settembre 2010)

 

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