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Anno I, n° 3 - Novembre 2007
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Filosofia e religioni (a cura di Angela Potente) . Anno I, n° 3 - Novembre 2007

Zoom immagine Rémond: le radici
culturali occidentali
e i loro pro e contro

di Arianna Calvanese
Riflessione sulla religione più diffusa
in Occidente. In un saggio della Lindau


René Rémond, scomparso da pochi mesi, ha svolto un ruolo importante fra gli storici francesi ed europei. Il suo vivo interesse per l’antropologia e la politica lo rendevano un eclettico critico della modernità. Il libro Il nuovo anticristianesimo (Lindau, pp. 128, € 13,00) nasce da una sua riflessione su una frase del filosofo contemporaneo Michel Onfray nella quale riecheggia gran parte del pensiero contemporane: «Il cristianesimo ci rende la vita impossibile». La chiesa, secondo Onfray, imbriglia l’uomo in un rigido groviglio di regole morali, impedendogli così di realizzare se stesso e tutti i suoi desideri. Il cristianesimo, per lui, è dunque una religione antiquata, nemica di quei progressi e di quella libertà in nome dei quali l’uomo ha combattuto tante battaglie.

Il filosofo esalta soprattutto il piacere dei sensi castrato per secoli dal puritanesimo.

I movimenti omosessuali appoggiano le idee di Onfray perché si sentono soffocati e discriminati dal cristianesimo che vorrebbe ricondurli sulla via dell’eterosessualità.

Rémond sostiene, invece, che mai come in questo periodo la chiesa è molto indebolita ed in ogni caso non ha alcuna intenzione di imporre il proprio dominio, come secoli orsono, perché pian piano sta cercando di evolversi per integrarsi meglio nella società moderna e dunque, anche se non sono in molti a rendersene conto, non ci sono motivi fondati per la corrente anticristiana che soffia sulla nostra epoca.   

È vero che il cristianesimo è sempre entrato nella morale dello stato commettendo i suoi errori, ma è anche vero che i valori cristiani non sono sempre un male per la società. Come ricorda l’autore, per esempio, nella religione cristiana la figura della donna assume un ruolo di maggiore rilevanza, rispetto alle altre religioni monoteistiche.

Rémond afferma giustamente che un errore della chiesa, a cui quest’ultima oggi sta tentando di rimediare, è la scarsa diffusione del messaggio evangelico, ovvero un esortazione all’amore ed alla tolleranza verso il prossimo. Cosa può contenere di nocivo questo messaggio?

Lo scopo della vita del personaggio storico di Gesù è stato quello di amare ed aiutare il prossimo e non di giudicarlo, come testimonia la sua celebre frase «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» (Gv 7, 8).

L’uomo è un essere perfettibile proprio come la chiesa che tenta pian piano di evolversi, anche grazie a figure come quella di Giovanni Paolo II, che ha cercato con tutte le sue forze di far avvicinare i giovani alla chiesa. Progredire, però, non significa cadere nell’assoluto nichilismo dei valori, ma modificarli anche in base alla realtà in cui si vive.

Il libero arbitrio è alla base della concezione cristiana e per questo motivo la paura che quest’ultima possa minare la libertà individuale è assolutamente infondata.

Inoltre, l’autore del libro pone l’accento sul fatto che, forse in seguito a recenti studi e al ritrovamento di manoscritti esseni nel Mar Morto, ultimamente si tende ad enfatizzare l’ebraismo di Gesù e a confondere, quindi, l’identità della religione giudaica con quella cristiana, conferendo così al cristianesimo caratteristiche che sono, invece, proprie di un’altra religione.

Il cristianesimo è accusato di essere intollerante, mentre abbiamo visto che la tolleranza è il cuore del messaggio evangelico. Ma chi ha tolleranza verso i cristiani?

Cosa fanno di male questi ultimi?

Il cristianesimo è uno dei passaggi chiave della civiltà occidentale e questo è un fatto innegabile.

Perché prendersela tanto con le proprie radici?

Rémond crede che la cristianofobia si fondi sulla paura che il cristianesimo possa compromettere nuovamente la laicità e quindi la libertà dello stato; ma come potrebbe? Visto che Gesù stesso disse: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Mt, 22,21).

L’autore pone l’accento sul fatto che in passato la chiesa deteneva anche il potere politico, ma gli uomini e le società di quei tempi erano molto diversi da quelli odierni: non era solo la chiesa cristiana a detenere il potere spazio temporale, ma era tutto il mondo ad avere un’impronta ed una concezione della realtà molto più rigida e religiosa rispetto all’uomo moderno.

Un’altra tematica affrontata dall’autore è il vittimismo e servilismo di cui

i cristiani sono spesso accusati, perché il cristianesimo non invita i suoi fedeli ad insorgere contro le autorità. Quest’ultime non sempre sono un male ed è chiaro che nel caso in cui commettano delle ingiustizie bisogna cercare di cambiarle. Non bisogna dimenticare che il cristiano non è un cavallo con i paraocchi, come molti credono, ma un uomo dotato di un’intelligenza e di una libertà propria, che si adopera per aiutare il prossimo. Tuttavia è ovvio che ognuno agisce secondo la propria coscienza e che alcuni sbagliano, ma chi è perfetto?

 

Il ruolo della chiesa cattolica all’interno dell’Europa unita

L’Europa unita è costituzionalmente laica: il suo statuto tutela la libertà di culto, ma non ammette nessuna religione di stato. Tale legge è stata introdotta per evitare guerre religiose nella Comunità europea e per rispettare il credo religioso di tutti i paesi membri.

Tuttavia alcuni intellettuali temevano che la chiesa tentasse una cristianizzazione dell’Europa unita e la restaurazione di un nuovo Sacro romano impero, nel tentativo di riaffermare il proprio potere temporale, oramai perso da tempo.

L’umanità e il concetto stesso di religione, secondo Rémond, sono troppo cambiati perché un evento del genere possa verificarsi. Certamente la chiesa è sempre stata a favore dell’Europa unita e non potremmo aspettarci altrimenti da un’istituzione che spinge i suoi credenti al contatto e all’accettazione delle diversità e della multiculturalità, del resto non siamo tutti figli di Dio?

La figura di Benedetto XVI è vista da molti come antiquata ed intransigente, ma ciascuno di noi quando è aspramente attaccato tende a difendersi.

Il papa non ha mai detto di non rispettare le diversità individuali, sessuali o religiose degli uomini, eppure da molti non solo non è rispettato, ma deriso o addirittura messo alla berlina. Sicuramente la laicizzazione dello stato è stata una grande conquista da parte dell’uomo che ci auguriamo non perderà mai, ma è anche vero che tutti i serrati attacchi verso una chiesa oramai innocua non hanno alcun senso e diventano essi stessi una forte forma di intolleranza.

Spesso i non cristiani deridono i cristiani, offendono loro e chi li rappresenta, ma poi esigono rispetto e tolleranza.

Tutte le religioni sono migliori e più tollerate del cristianesimo. Il perché, alla luce dei fatti analizzati, proprio non si riesce a capire.

L’autore del libro rileva, giustamente, che senza dubbio dall’11 settembre in poi il mondo è cambiato e l’attuale presidente degli Stati Uniti da un lato, ed alcuni esponenti politici islamici dall’altro, hanno manipolato le rispettive credenze religiose facendone uno strumento politico, proprio come ai tempi delle crociate.

Tuttavia al giorno d’oggi ogni credente, a prescindere dal credo da lui professato, si rende conto che l’estremismo ed il fanatismo religioso sono qualcosa di estremamente negativo ed estraneo a tutte le religioni.

 

Turchia nell’Ue: Le motivazioni contrarie alla sua possibile entrata

Rémond, nel suo libro, esprime un parere nettamente contrario in merito al probabile ingresso della Turchia nell’Europa unita.

Secondo l’autore, una federazione di stati deve abbracciare quelli che, per quanto diversi fra loro, abbiano qualcosa in comune. Non si tratta di una motivazione religiosa, ma culturale. Che cosa ha in comune la Turchia con gli altri stati membri?

Ci sono stati a noi culturalmente molto più vicini come, per esempio, l’Ucraina, eppure nessuno si batte con tanto fervore per la sua annessione.

Per stabilire un legame culturale, oltre che economico, fra gli stati membri è necessario del tempo e che non ci siano nettissime differenze fra di loro.

Il denaro non è una colla efficace a tal punto, come molti credono, da tenere uniti così tanti stati, se questi non si sentono realmente fratelli.

Intendiamoci, ogni stato deve mantenere la propria identità perché non c’è dono più prezioso della diversità, ma l’acqua si può unire allo zucchero non all’olio, a meno che non si cambino le particelle costitutive di quest’ultimo, ma ciò non sarebbe giusto perché significherebbe non rispettare la sua natura.

 

La fede come libera risposta

Confondere l’anarchia con la libertà è un errore molto pericoloso: bisogna ribellarsi alle regole solo quando queste non sono giuste e non è giusto ciò che lede non solo la propria libertà, ma anche quella di chi ci è accanto.

Qualsiasi forma di estremismo annebbia la ragione umana e rende l’uomo simile ad una bestia sanguinaria, non ad un vero credente, a prescindere dalla religione che si sceglie di professare.                                                 

É opportuno concludere citando una frase delle stesso Rémond: «É la fede stessa a richiedere la libertà di coscienza, la fede è una risposta libera dell’uomo a una chiamata di Dio, di conseguenza non può essere oggetto di costrizioni».

 

Arianna Calvanese

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 3, novembre 2007)

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