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Anno IV, n. 35, luglio 2010
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Marilena Rodi) . Anno IV, n. 35, luglio 2010

Zoom immagine Partigiani e repubblichini:
storie note e spesso inedite,
alla scoperta di un simbolo
dell’anarchismo antifascista

di Paola Zagami
Enrico Zambonini e la sua vita politica
in un testo edito da Galzerano editore


L’inevitabile e spesso semplicistica sintesi della storia insegnata nelle scuole e nota ai più, produce falle, equivoci ed imperdonabili dimenticanze. Questa tendenza, basata sulla perenne contrapposizione tra vincitori e vinti, esalta generali, statisti e papi trascurando gli agitatori di idee, militanti in questo o quel movimento. È il caso di Enrico Zambonini, un anarchico emiliano fucilato insieme a un prete e a sette partigiani per iniziativa dei fascisti repubblichini il 30 gennaio 1944.

Originario di Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia, nonostante le origini modeste figura tra i più attivi militanti nell’anarchismo e antifascismo nel panorama internazionale degli anni Trenta e Quaranta. Pressoché privo dell’istruzione scolastica, riesce comunque a farsi comprendere dai suoi compagni antifascisti in tre lingue, imparate da autodidatta tra una fuga e l’altra, ora in Francia, ora in Belgio, ora in Spagna. La sua triste fine lo rende l’ennesima vittima dei totalitarismi, simbolo di libertà particolarmente sentito dalle istituzioni di Villa Minozzo, che hanno invitato Giuseppe Galzerano, editore e storico dell’anarchismo, a occuparsi della sua incredibile figura.

Da questa volontà nasce Enrico Zambonini. Vita e lotte, esilio e morte dell’anarchico emiliano fucilato dalla Repubblica Sociale Italiana (Galzerano editore, pp. 368, € 23,00).

Inserito nella collana Atti e memorie del popolo, il testo si divide in cinque nuclei narrativi principali, identificabili con le fasi più importanti della storia di Zambonini e inframmezzati da un notevole numero di foto dell’epoca: gli anni dell’esilio, il periodo trascorso in Spagna, la colonia per l’infanzia qui fondata, il confino e la fucilazione. A ciò si aggiunge un’Appendice riguardante il contesto in cui la vicenda di Zambonini si consumava (Villaminozzesi al Casellario politico centrale; Elenco dei connazionali espulsi dalla Spagna; I compagni e le compagne; Spie, confidenti e informatori).

Come spiega Giuseppe Galzerano nella Premessa al testo, questo lavoro è frutto di una ricerca archivistica e giornalistica svolta anche all’estero, ma soprattutto presso l’Archivio centrale dello stato, dove sono conservati i fascicoli personali su Zambonini. Proprio questi documenti, redatti nella maggior parte dei casi da funzionari fascisti, sono indubbiamente di parte. In essi si ritrovano definizioni dell’anarchico emiliano come «pericoloso» e «attentatore» o, incappando in un equivoco non proprio sottile, «comunista». Ecco dunque che alla raccolta di informazioni si affianca necessariamente la complessa indagine per stabilire i giusti confini della verità storica.

 

Una vita orgogliosamente anarchica e antifascista

Ancor prima dell’istituzione delle Leggi speciali fasciste nel 1926, che sferravano un colpo mortale alla libertà politica, Zambonini, lavoratore onesto e anarchico convinto, era tenuto d’occhio dalla polizia. Seguito in tutti i suoi spostamenti, dall’Italia alla Francia, viene poi espulso in Belgio in seguito alla scoperta della sua attività “sovversiva”, consistente nel professare l’antifascismo. A questo punto si rifugia in Spagna. Qui prende parte alla Guerra civile spagnola contro i sostenitori di Francisco Franco e nel 1937 a Barcellona viene ferito gravemente in volto, riportando segni indelebili. Ma l’evento più significativo a cui partecipa in terra iberica è la costituzione di una colonia per l’infanzia destinata ad accogliere gli orfani delle vittime della guerra.

Legata al periodico anarchico pubblicato a New York, L’Adunata dei refrattari, la colonia omonima riceve parte delle sottoscrizioni proprio dai suoi lettori. E proprio dalle pagine di questo giornale il 12 novembre 1938, appena cinque giorni dopo la nascita della colonia, si dà notizia della sua inaugurazione: «La Colonia, dunque esiste. Da noi dipende la continuità della sua esistenza. Ma non solo da noi. Dipende soprattutto dal volere del popolo spagnolo che combatte per la sua stessa esistenza. E dipende, specialmente dal lato morale, dal perseverante spirito d’iniziativa e d’abnegazione dei compagni che l’hanno ideata e voluta, testimonianza concreta della solidarietà internazionale».

Le attività educative della colonia per l’infanzia sono variegate e contano persino un periodico redatto dai piccoli stessi, diretti e sinceri in maniera disarmante: «Noi bambini crediamo che la guerra è la cosa più orribile che esista sulla terra. Nessuno ha diritto di uccidere i nostri padri, di distruggere le nostre case. Vogliamo vivere, vogliamo i nostri babbi. Vogliamo istruirci, vogliamo giuocare. Vogliamo che termini la guerra, schiacciando per sempre il fascismo, assassino dei nostri padri, distruttore delle nostre case».

Ma questa realtà idilliaca finisce pochi mesi dopo la sua nascita, in vista della distruttiva avanzata delle truppe franchiste a Barcellona.

 

La fine di Enrico Zambonini

Per le sue alterne vicende in Spagna, Zambonini, dopo alcuni anni in Francia, viene rimandato nel 1942 in Italia, dove è condannato al confino a Ventotene.

Torna successivamente in Emilia, dove tiene i contatti con altri amici anarchici, finché viene tratto in arresto esattamente il giorno dopo don Pasquino Borghi, un parroco che collaborava con i partigiani, con l’accusa infondata di concorso in omicidio. Entrambi vengono giustiziati il 30 gennaio 1944 insieme a sette partigiani senza un processo regolare: mancano i difensori, non ci sono tracce di interrogatorio e dibattimento e non si cita neanche l’articolo di legge in base al quale si esegue la condanna. Di Zambonini resta il ricordo a Villa Minozzo con una targa che lo definisce: «sindacalista, esule, volontario, antifranchista in terra di Spagna, partigiano». Manca solo un aggettivo, il più importante per tutta l’esistenza di Zambonini: anarchico.

 

Paola Zagami

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 35, luglio 2010)

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