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Anno IV, n. 34, giugno 2010
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Filosofia e religioni (a cura di Angela Potente) . Anno IV, n. 34, giugno 2010

Zoom immagine Il cammino di fede
di un autore devoto
passa per la scrittura

di Paola Zagami
Il sacro nelle opere di Francesco Grisi,
dal Centro di ricerche a lui intitolato


«Non scrittori cattolici dunque, ma cattolici scrittori». A scrivere queste parole nell’Introduzione all’antologia della rivista Frontespizio, pubblicata nel 1961, è Luigi Fallacara, poeta dalla forte fede cattolica, accentuatasi in seguito alla scoperta della figura di Francesco d’Assisi.

Fallacara, come molti altri autori legati a questo periodico, quali Carlo Bo, Giovanni Papini e Mario Luzi, sono giustamente definibili “cattolici scrittori” in quanto il loro essere e sentirsi testimoni della rivelazione e del mistero cristiano sono facilmente rintracciabili nei loro scritti.

Dunque, niente allineamenti politico-ideologici forzati per questi e altri intellettuali, protagonisti della vita culturale del Novecento in più forme e risultati possibili, come si evince dall’arguta osservazione dello storico Martin Clark nella sua Storia dell’Italia contemporanea a proposito di Giovanni Guareschi: «Sciaguratamente ci fu solo uno scrittore che nel dopoguerra seppe incarnare gli ideali di Gramsci ed era cattolico: Giovanni Guareschi. I suoi Don Camillo erano certo popolari, anzi populisti nello stile e nel contenuto, ma vennero derisi dagli intellettuali».

Di levatura analoga agli autori citati è Francesco Grisi, scrittore, poeta e pittore, a cui è stato dedicato il breve saggio Francesco Grisi. Il sacro e la letteratura scritto da Pierfranco e Micol Bruni con il patrocinio e la partecipazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali (Centro studi e ricerche “Francesco Grisi”, pp. 180).

Gli autori sono impegnati rispettivamente nella direzione e collaborazione alle attività del centro, nato a Taranto con la volontà di recuperare e studiare la notevole produzione dell’autore originario di Cutro, un paesino in provincia di Crotone e scomparso nel 1999.

In questa ricerca si è scelto di ripercorrere il cammino letterario di Grisi, attraverso il senso del sacro e della religiosità cristiana, che nelle sue numerose opere è molto presente.

 

Un autore cosmopolita con la Calabria nel cuore

Senza alcuna enfasi si potrebbe definire Grisi un artista e uomo di cultura a tutto tondo. Scrittore di saggi, romanzi e articoli culturali e talentuoso pittore, come dimostrano gli schizzi riportati nel saggio, non rinunciò a prendere parte attiva alla vita intellettuale italiana. Il suo impegno su questo versante si concretizzò con la fondazione nel 1970 del Sindacato libero scrittori italiani in evidente contrapposizione con l’organismo ufficiale, dominato allora dalla cultura marxista e ostile alla corrente cattolica rappresentata proprio da Grisi.

Pur essendo nato a Vittorio Veneto e avendo vissuto buona parte della sua vita a Roma e poi a Todi, Grisi si sente calabrese e la nostalgia e il ricordo della sua regione d’origine tornano a più riprese nei suoi libri.

La “mediterraneità” della Calabria si sintetizza al meglio nell’eredità culturale lasciata dai Greci attraverso i templi, le statue che rappresentano personaggi mitologici ma anche i colori dei volti e degli occhi della popolazione stessa. E queste personali osservazioni diventano letteratura “alta” ne Il diario di Ponzio Pilato in cui il protagonista giunto in Calabria scrive: «Nella piazza al mercato si vendono splendide statue. Ho visto due guerrieri di bronzo. Sono stati caricati su una navetta per Riace. A poco prezzo. E. Poi. Ci sono le donne belle. A Crotone. Ho visto donne dagli occhi neri come le olive di Cutro. Alte e dai capelli biondi. Tutto un incrocio. Italioti e greci. C’è anche un presidio militare romano. Ma non conta niente. Qui comandano soltanto alcune famiglie locali. Sulla riva del mare le conchiglie».

E la Calabria non è solo lo scenario di un passato ormai lontanissimo, ma il rifugio presente a cui lo scrittore può tornare anche solo con la mente: luogo della madre come riferimento unico di una voce-terra e luogo del padre come sentimento del tempo.

Ben diversa accezione assume la Roma papalina, al centro di La poltrona nel Tevere. La descrizione è quella di una città aperta che accoglie tutti all’inizio per poi abbandonare con indifferenza ognuno al proprio destino: «Roma è qui. Il resto è una fuga anonima. Roma centro si prepara alla notte. Gli alberi oscurano. Al lungotevere sul ponte degli angeli. Tutto rimediato e falso. Gli angeli sono copia-copietta. Ma dove è andata la poltrona ormeggiata sulla fiumara? A Roma tutto scompare. E. Poi. Si ritrova. Un continuo cercare».

E se la capitale nei suoi intrighi tra stato e chiesa mantiene la vocazione al comando, la regione di Grisi conserva il sapore del mito greco, proprio come dichiarano efficacemente gli autori: «Roma è un impero che si racconta nel potere. La Calabria è invece un’anfora ellenica».

 

Il sacro nella letteratura diventa rivelazione

Sebbene buona parte della sua produzione sia permeata dal senso del sacro, Francesco Grisi mostra la sua personalissima visione in Scrittori Cristiani (volenti o nolenti), un vero e proprio viaggio nella cultura cristiana.

Qui il tema dominante è il superamento della speranza per approdare alla vera e propria fede, e la parola letteraria non è più solo veicolo ma addirittura testimonianza di questa evoluzione.

In contrapposizione a una dilagante cultura di distruzione del “vecchio”, Grisi propone per prima cosa il recupero della tradizione con la riscoperta del sacro. E, “volenti o nolenti”, per intenzioni e tematiche affrontate si incrociano i nomi di Corrado Alvaro, Tommaso Campanella, Gabriele D’Annunzio, con quelli di Giovanni Paolo II, Padre Pio e Francesco da Paola.

Grisi non si ferma a un mero interesse alla cultura cristiana, ma manifesta con grande intensità la sua religiosità, attraverso scritti maggiormente influenzati dalla sua esperienza personale. È il caso della Lettera di Marco Evangelista di verità, una vera e propria preghiera: «Forse perché vedo il mare e mi immagino di navigare verso la Terra Santa o verso l’Egitto. Mi hanno detto che laggiù nei paesi del deserto vi è una grande primavera di preghiere cristiane. Vedremo».

In quest’ultimo verbo al futuro si sintetizza il fascino dell’utopia e il superamento della morte espresso da Grisi per cui vita e letteratura si mischiano senza gerarchie.

 

Paola Zagami

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 34, giugno 2010)

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