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Anno IV, n. 33, maggio 2010
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno IV, n. 33, maggio 2010

Zoom immagine Un sentimento che guida storie
parallele: l’amore di una donna,
di un uomo, di una generazione

di Maria Ausilia Gulino
In un romanzo firmato Ferrari editore,
esistenza e morte di un’autobiografia?


Vite parallele e intrecciate dall’unico sentimento che unisce e separa: l’amore. E poi le passioni che regalano gioie e dolori, anche quando la realtà è invasa dalla chiusura del ristretto ambito limitrofo senza possibili scambi culturali. L’asse geografico di riferimento, però, è Palermo-Torino, con una punta di Calabria. Quindi trame anche territoriali, scambi di sensazioni che vanno oltre i confini, ritrovamenti e distacchi che abitano i cuori infranti. Queste le linee guida del romanzo Come acqua chiara, scritto da Pietro Marino (Ferrari editore, pp. 238, € 15,00).
È una donna la protagonista, cui attorno ruotano sentimenti d’amore, di amicizia, di benevolenza, di protezione, di talento, di vita, di morte. Lei che con la musica nel sangue cattura anime e intriga passioni incancellabili, la stessa che si fa amare fino a morire, l’unica che riesce a riunire amici malgrado lontananze chilometriche, la medesima che crede nel suo amore al punto tale da farlo tornare in vita.

 

Autobiografia senza lieto fine?
Nel testo in questione le tematiche affrontate sono diverse e rispecchiano quasi tutte le generazioni che hanno affrontato il problema dell’emigrazione dal Sud al Nord, i pregiudizi dei piccoli paesini meridionali, le calunnie dettate dall’ignoranza, le rinunce per via del lavoro, la questione sociale e politica degli “anni di piombo”, gli attriti familiari, il distacco, il ricongiungimento, il cambiamento. Ma non solo: riaffiorano problemi legati alle sette religiose, al divorzio, all’esodo degli extracomunitari verso il mondo industriale, alla delinquenza con riferimenti ai brigatisti, alla volontà per cui tutto si risolva per il meglio. Ma spesso non è così semplice. Se all’inizio infatti la storia pare camminare regolarmente, con incontri, scontri, passioni, invidiabili anche per il fruitore, che vorrebbe diventarne protagonista, alla fine quello che pervade il romanzo è un pessimismo di fondo, come a voler sottolineare che, malgrado lo scrittore tenda a voler tifare per il lieto fine, la realtà cammina da sola. E così, se per alcuni trionfa l’amore storico, di sempre, che ha legato due persone dapprima separate dalla tragicità del decesso, per altri trionfa la morte di un uomo che per amore si lascia uccidere, dello stesso uomo che ha saputo attendere, ma per ricevere il distacco non solo interiore del rifiuto, ma anche quello fisico, definitivo.
E, poi, non manca l’altruismo, di chi lavora per se stesso e poi sceglie di farlo per donare ad altri i propri guadagni, non manca la dedizione per la passione musicale, motrice di vita e possibilità di viaggi, conoscenze, aperture d’intelletto, e non mancano i corsi e i ricorsi storici per riprendersi la propria vita e risolvere quella lasciata in sospeso.
Il tutto, però, con un punto di domanda finale quasi inaspettato: sono diversi i riferimenti alla vita personale dell’autore, primo tra tutti l’origine calabrese di un coprotagonista impiantato a Torino; si tratterà di una sua personale autobiografia? Se così fosse, avremmo ancora tanto da chiedere, anche perché incombe la curiosità del fruitore, che non soddisfa mai la sua sete di sapere; se così invece non fosse, ne saremmo più contenti, per il semplice fatto che ci piace credere che sia sempre l’amore conquistato pazientemente a trionfare, malgrado le infinite battaglie, malgrado i dispiaceri, malgrado il vento contrario.

 

Maria Ausilia Gulino

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 33, maggio 2010)

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